Un team di ricerca dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ispa), guidato da Annalisa De Girolamo, ha condotto uno studio che prevede l’impiego della spettroscopia nel vicino infrarosso, accoppiato ad analisi statistica multivariata, per accertare l’autenticità della pasta prodotta con grano duro 100% italiano.
Lo studio è stato condotto su 361 campioni di pasta appartenenti a 33 differenti marchi commerciali italiani nel periodo 2018-2020. Sulla base delle informazioni riportate in etichetta, 176 campioni erano stati prodotti con grano duro 100% made in Italy, mentre i restanti 185 campioni erano stati classificati come pasta prodotta con miscele di grano duro coltivato in Italia e in altri paesi europei o extra-europei. “I risultati – afferma Annalisa De Girolamo del Cnr-Ispa – forniti mediante il modello spettroscopico, hanno evidenziato che la quasi totalità dei campioni confermavano le informazioni riportate sulle confezioni circa l’origine geografica del grano duro, in accordo alla legislazione vigente”. In questo modo si è confermata l’accuratezza della tecnica utilizzata per l’autenticazione degli alimenti.
La spettroscopia infrarossa impiegata in questo studio è una tecnica rapida, facile da utilizzare, poco costosa e che non richiede particolari preparazioni del campione. L’elevata capacità della spettroscopia e del modello statistico permette di distinguere oltre 94% dei campioni di pasta sulla base dell’origine geografica del grano impiegato per la produzione. La tecnologia sfrutta l’interazione della radiazione infrarossa con la matrice alimentare per ottenere informazioni sulla struttura e le caratteristiche. Lo spettro che si ottiene è una sorta d’impronta digitale univoca del campione influenzata da fattori quali ad esempio luogo di coltivazione, suolo e clima, per cui è possibile differenziare una pasta fatta con grano italiano, anche se proveniente da diverse regioni, da un grano importato.
Una volta completata la fase di calibrazione strumentale, che prevede l’analisi di campioni di pasta in numero sufficientemente rappresentativo della situazione del mercato italiano, l’analisi del campione incognito fornisce il risultato sull’autenticità in meno di un minuto. L’appartenenza di un campione di pasta a una delle due classi oggetto di studio, indica che l’approccio risulta idoneo per essere applicato non solo a studi di autenticazione, ma in generale, anche ad altri alimenti. La disponibilità di tale strumento analitico consente di ridurre il numero di verifiche e analisi condotte in genere da laboratori di controllo qualità, sia interni che privati con conseguente aggravio economico per le aziende. Questo aspetto incide significativamente sulla sostenibilità del processo.
Il nostro Paese vanta la maggior produzione e il più alto consumo di pasta al mondo. Le confezioni prodotte in Italia devono riportare in etichetta il Paese di coltivazione e quello di macinazione del grano, chiarendo se queste fasi avvengono in più Paesi. “Questa regolamentazione dell’etichettatura ha rappresentato una grande innovazione per la trasparenza nella filiera alimentare, e uno strumento utile per la scelta consapevole del consumatore, il cui interesse per la pasta prodotta col 100% di grano duro italiano è cresciuto negli ultimi anni. Di conseguenza, al fine di garantire l’autenticità dei prodotti, è aumentata anche la richiesta delle aziende di metodiche per l’individuazione di qualunque manipolazione fraudolenta e la garanzia del rispetto delle normative”, conclude De Girolamo. I risultati prodotti dal gruppo di ricerca del Cnr-Ispa forniscono, quindi, uno strumento utile alle aziende del settore impegnate nella tutela dei prodotti italiani salvaguardando il consumatore da operazioni fraudolente.
Per informazioni: Annalisa De Girolamo (annalisa.degirolamo@ispa.cnr.it) Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISPA). Team: Vincenzo Lippolis, Salvatore Cervellieri, Erminia Mancini, Michelangelo Pascale, Antonio F. Logrieco
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Bene, buona notizia.
Ora è sufficiente far diventare ufficiale questa metodica (essendo stata messa a punto da CNR-ISPA non dovrebbe essere complicato, è un ente affidabile) e controllare quindi quali aziende dicono la verità sul 100% made in Italy e quali, invece, barano.