Siamo un’azienda di ristorazione collettiva (prepariamo e trasportiamo pasti pronti per mense aziendali, comunità, ecc.). Un cliente ci ha richiesto, solo per i pasti confezionati in monoporzione (piatto di plastica termosigillato) di apporre un’etichetta con l’indicazione della data di confezionamento, di scadenza, l’elenco degli ingredienti e il luogo di confezionamento. C’è una normativa che lo prevede?
Alessandra
Breve premessa: il cliente ha sempre ragione. Non è una battuta, nè un richiamo a consolidati principi di gestione delle relazioni pubbliche. Più semplicemente, il vostro cliente può avere effettivo bisogno di un’etichetta poiché, nel caso di preparazioni alimentari preconfezionate offerte in vendita al consumatore finale, è prescritta un’informazione completa da riportare sull’etichetta. Ciò è stabilito dal d.lgs. 109/92 e successive modifiche, e pure dal nuovo reg. UE n. 1169/2011 (vedi l’ebook “L’etichetta“).
L’informazione non è a tutt’oggi obbligatoria – ma lo potrà divenire, con modalità ancora da stabilirsi, in base al reg. UE n. 1169/2011 – per gli alimenti somministrati nei pubblici esercizi (bar, ristoranti, mense e servizi di catering). Viceversa, quando gli alimenti sono venduti allo stato sfuso o comunque privi di imballaggio (come è il caso dei panini, anche farciti), le notizie obbligatorie possono venire riportate su apposita documentazione esposta nello spazio di vendita. Come avviene, tramite appositi quaderni sui banchi, nei locali Autogrill. Come dovrebbe avvenire (ma raramente accade) nei bar, tavole calde e pasticcerie.
In tutti i casi in cui l’alimento in vendita risulta confezionato – anche qualora si tratti di piatti pronti, a temperatura ambiente o refrigerato o surgelato/congelato – l’etichetta è doverosa e deve contenere tutte le informazioni obbligatorie di cui al d.lgs. 109/92 e successive modifiche.
Dario Dongo
Foto: Photos.com
se i pasti preconfezionati sono consumati in giornata, che senso ha mettere la scadenza del prodotto?
Caro Bruno,
E se non tutti I pasti preconfezionati fossero consumati in giornata, magari perché qualcuno avanza a fine turno? Potrebbero ben essere commestibili, sarebbe un peccato destinarli a rifiuto se non necessario. Non e’ meglio allora inserire una data di scadenza, operazione semplicissima che si può compiere con un’etichettatrice portatile di poco costo?
Al di la’ delle riflessioni filosofiche comunque, questa e’ la legge, immutata sotto tale profilo da 33 anni ormai. Il tempo per adeguarsi al suo rispetto non e’ mancato insomma