Ieri (10/10/2013) è successa una cosa strana a Milano, tre turisti si sono sentiti male subito dopo avere mangiato un pane tedesco denominato Bretzel contaminato da soda caustica e acquistato da Princi, una panetteria del centro città. Dopo poche ore l’Asl ha ritirato il prodotto e ha diffuso un comunicato su Twitter, invitando i consumatori a non mangiare quel tipo di pane venduto in altre due panetterie della catena.
La notizia è arrivata subito anche a noi in redazione e ai giornali, con un immediato rilancio dell’allerta in rete. Alla fine il bilancio si è fermato a 5 persone intossicate ma non in modo grave. L’Asl ha però continuato ad aggiornare la situazione con altri tweet in tempo reale pubblicati anche oggi.
La comunicazione dell’allerta
L’altro episodio che ci ha colpito risale a una settimana fa, quando l’Ausl di Piacenza ha diramato un comunicato in rete per annunciare di avere ritirato dal commercio il salame Piacentino del Salumificio Val d’Ongina, ritenuto responsabile di numerosi casi di salmonellosi e invitata i cittadini a non consumare il prodotto eventualmente presente in casa. Si tratta di una piccola rivoluzione nel panorama sanitario italiano, che forse per la prima volta vede le autorità sanitarie usare la rete per allertare i cittadini. Certo la notizia è stata ripresa poi a cascata da quotidiani e altri siti e si è ottenuto l’effetto di informare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile e a costo zero.
Ad onor del vero in Italia anche la Regione Valle d’Aosta pubblica in rete le allerta dei prodotti alimentari ritirati e richiamati dal mercato per motivi di carattere sanitario e qualcosa viene fatta anche in Campania sul sito Orsa. Il Ministero ha anch’esso una pagina internet dove pubblica la lista dei prodotti ritirati dal mercato, ma non funziona ancora al meglio. Nel grave caso di allerta Botulino di fine luglio correlato al pesto genovese, le foto dei prodotti sono state pubblicate dopo 4 giorni (!) e le informazioni fornite da Roma erano lacunose e insufficienti (in quel caso la vera fortuna fu l’esito negativo dal laboratorio che non confermò la presenza di tossine).
In ogni caso la scelta del Ministero di non mostrare le foto degli alimenti contaminati o richiamati (tranne rarissime eccezioni), dimostra una scarsa sensibilità verso i cittadini. Le allerta per essere efficaci devono essere comunicate tempestivamente, occorre mostrare le foto e pubblicare la lista dei punti vendita che hanno commercializzato il prodotto come ha fatto l’Asl di Milano ieri. Se non si segue questa procedura l’informazione risulta incompleta e può generare confusione. Le autorità sanitarie dispongono di queste liste, perché tenerle nei cassetti?
La nostra campagna di sensibilizzazione
Confessiamo una certa soddisfazione nel constatare che la nostra campagna di sensibilizzazione su questi temi avviata nel maggio 2013 ha smosso le acque anche sul fronte commerciale. Catene di supermercati come Carrefour, Auchan, Simply, Billa, Sogegross e GrosCidac dopo il nostro invito hanno deciso di pubblicare in rete le allerta dei prodotti ritirati dal mercato perché ritenuti pericolosi per la salute. Aspettiamo iniziative simili anche da parte delle altre catene italiane.
Un’ultima nota riguarda la raccolta firme lanciata una settimana fa su change.org per chiedere al Ministro Lorenzin di pubblicare sul sito del Ministero della salute la lista dei prodotti richiamati dal mercato. Abbiamo raggiunto 4.000 firme. Grazie a tutti e continuate a firmare.
P.S. Giovedì 10 settembre 2013 il Sistema di allerta rapido europeo (RASFF) ha segnalato che le nostre autorità sanitarie hanno ritirato un lotto di more congelate contaminato dal virus dell’epatite A. La materia prima proveniva dalla Romania ma il prodotto è stato confezionato e distribuito in Italia. Il campione è stato prelevato dal commercio per le analisi il 4 settembre 2013. Nessun riscontro di questa operazione viene segnalata sul sito del Ministero della salute.
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Foto: Photos.com, Twitter.com, Billa.it
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
vorrei essere informata grazie
Vorrei chiarire che la soda no è tossica, è considerata corrosiva.
Poi vorrei specificare che non c’è una vera e propria contaminazione, c’è un difetto nella produzione perché per rendere dura e lucida la superficie del pretzel è usata la soda stessa, che è successivamente trasformata nella cottura in corrispondenti non corrosivi.