I cibi “senza” non crescono più: calano i prodotti senza conservanti, salgono quelli senza zuccheri aggiunti. I dati dell’Osservatorio Immagino
I cibi “senza” non crescono più: calano i prodotti senza conservanti, salgono quelli senza zuccheri aggiunti. I dati dell’Osservatorio Immagino
Giulia Crepaldi 8 Agosto 2019Battuta di arresto per i prodotti ‘senza’, una delle tendenze di maggior successo degli ultimi anni. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Immagino, nel 2018 le vendite dei cibi ‘free from’ hanno fatto registrare un debole +0,1%, una crescita praticamente nulla in confronto all’aumento del 2,3% dell’anno precedente, ma continuano a rappresentare una percentuale importante dei prodotti presenti sugli scaffali dei supermercati: l’Osservatorio ha contato 11.900 alimenti ‘senza’, pari a oltre un quarto (27%) delle 64.800 referenze analizzate.
A determinare lo scenario da crescita zero per i prodotti ‘free from’ ci hanno pensato due fenomeni opposti. In primo luogo i prodotti ‘senza conservanti’ (-4%), ‘senza coloranti’ (-5,8%) e ‘senza grassi idrogenati’ (-7,9%) sono entrati in crisi: questi claim hanno fatto il loro corso e interessano poco i consumatori, ormai orientati verso altri prodotti ‘free from’, e di conseguenza i produttori li stanno progressivamente abbandonando. Nonostante il rallentamento, la dicitura ‘senza conservanti’ resta quella più diffusa in termini assoluti, trovandosi sul 6,5% dei prodotti, e che pesa di più sulle vendite del comparto (10,5%). Crollano invece i prodotti ‘senza aspartame’, che fanno registrare un -14,7%.
Dall’altra parte, invece, crescono i prodotti ‘senza zuccheri aggiunti’ (+5,4%), con ‘pochi zuccheri’ (+5,1%) e ‘poche calorie’ (+2,5%). Una crescita guidata dalla comparsa di questi claim su numerose categorie di alimenti, come le bevande alla frutta, le merendine, le marmellate, il latte e i suoi sostituti, lo yogurt greco e i cereali. Aumentano le vendite anche dei cibi ‘senza additivi’, che nel censimento dell’Osservatorio Immagino erano oltre 1.200, in crescita dell’1,3% rispetto all’anno precedente, e ‘senza glutammato’ (+4,8%).
Un capitolo a parte è quello dei prodotti ‘senza olio di palma’, che nel 2017 avevano avuto un vero e proprio boom di vendite, facendo segnare una crescita del 12,9%. Ma ora questo trend positivo sembra mostrare segni di cedimento: nel 2018 i prodotti senza il grasso tropicale hanno fatto registrare ‘solo’ un aumento del 3,8%. Che sia destinato a cedere terreno a nuovi fenomeni come quello dei cibi da allevamento ‘senza antibiotici’?
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Questo tipo di ricerca ha riguardato anche i prodotti senza glutine e senza lattosio? Sembrerebbe di no.
Al riguardo, immagino una diminuzione della loro vendita grazie alla ampia diffusione mediatica di informazione che su questa cattiva abitudine c’è stata.
Sul tema dei conservanti, approfitto: da tempo volevo chiedere al dott. La Pira un intervento. Se non sbaglio Il Fatto Alimentare da alcuni anni non ne parla.
Anticipo che la mia idea è che (anche) su queste sostanze ci sia una immeritata demonizzazione, quando in realtà spesso hanno il loro perché. Certamente l’opinione del dott. La Pira sarebbe di grande chiarezza.
Carne e Uova da animali allevati senza uso di antibiotici mi auguro saranno il prossimo fenomeno positivo.
Attualmente si trovano solo prodotti nei quali l’uso degli antibiotici è stato eliminato negli ultimi 4 mesi di vita dell’animale, Coop sta lavorando per offrire prodotti provenienti da animali allevati senza l’uso di antibiotici per l’intero corso della loro vita.