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Pasta spaghettiHa superato il traguardo di un milione di firme l’iniziativa dei cittadini europei EatORIGINal! Unmask your food!che chiede l’indicazione obbligatoria dell’origine dell’ingrediente primario sulle etichette. Ne parla Dario Dongo su Great Italian Food Trade.

EatORIGINal! Unmask your food! L’iniziativa popolare europea – volta a ottenere l’indicazione obbligatoria d’origine sulle etichette di tutti i prodotti alimentari – ha raggiunto il suo primo traguardo. 1,1 milioni le firme raccolte in sette Paesi membri. Alla Commissione ora spetta il compito di esaminare la proposta regolatoria. Vediamo come.

L’iniziativa dei cittadini europei EatORIGINal! Unmask your food!, come si è visto era stata registrata dalla Commissione europea il 2 ottobre 2018. Entro i 12 mesi successivi, avrebbe dovuto raccogliere almeno un milione di firme in sette Paesi membri. E il traguardo è stato ampiamente superato, con 100 mila firme extra. Grazie all’impegno di tutti coloro che da anni si battono per ottenere la trasparenza in etichetta.

La Commissione europea, a seguito della definizione di questa prima fase, dovrà ora assumere una decisione motivata al riguardo. Entro i prossimi tre mesi, l’istituzione di Bruxelles dovrà decidere se dare seguito alla proposta regolativa oppure se archiviarla. E non si può che attendere un riscontro positivo, prefigurandosi altrimenti una reazione popolare veemente. Da parte delle filiere agricole, ma anche delle imprese di trasformazione e distribuzione stabilite in Europa che negli ultimi anni hanno saputo cogliere il crescente interesse dei consumatori verso la trasparenza in etichetta.

L’occasione sarà utile, tra l’altro, per meglio garantire la tracciabilità degli alimenti. La quale, si ricorda, è a tutt’oggi affidata a regole de minimis che in questi anni non sono bastate a mitigare il crescente incedere delle frodi alimentari in Europa.

La richiesta dei cittadini europei è chiara e semplice, senza lasciare spazio ad ambiguità o compromessi di sorta. “Invitiamo la Commissione europea a imporre la dichiarazione obbligatoria d’origine per tutti i prodotti alimentari al fine di impedire le frodi, tutelare la salute pubblica e garantire il diritto dei consumatori all’informazione”

Per leggere l’articolo integrale di Dario Dongo su Great Italian Food Trade clicca qui.

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Osvaldo F.
Osvaldo F.
17 Ottobre 2019 08:40

Sulla questione “numeri” io sono sempre molto dubbioso. Il “successo” di una iniziativa non dipende dal numero grezzo, ma dalla percentuale. Un milione sugli abitanti di Roma è un conto, un milione sugli abitanti dell’UE è ben diversa. Solo un numero che sia la maggioranza dà certezze su quale sia la volontà appunto della maggioranza. Non vedo una “reazione veemente” dei “cittadini europei” visto che (a memoria) 299 milioni non hanno firmato.
Lasciando perdere per ora la bontà dell’iniziativa, la realtà legislativa ci pone il problema di normative troppo soggette alla volontà di minoranze, ma ben organizzate (cito la lobby animalista). Per assurdo, una minoranza come i vegani, bene organizzata, sfruttando l’indifferenza che però non vuole dire accordo della maggioranza, potrebbe ottenere il divieto di macellazione.
Non entro per ora nel merito. Mi limito ad osservare che molto spesso i prodotti industriali sono dei “blended”, delle miscele di origine diversa. Non credo sia semplicissimo gestire l’origine. Da notare anche il problema verso prodotti di cui siamo deficitaria (grano duro, olio di oliva) e peggio ancora di prodotti a marchio come la bresaola, dove è ammesso l’uso di carne estera, ad es. argentina, ma la cui peculiarità alimentare deriva non dall’origine della carne, ma dal luogo e dal tipo di lavorazione.
Insomma, diciamo che la questione è quantomeno complessa.

Marco R
Marco R
18 Ottobre 2019 13:46

Salve a tutti, non avete nominato il regolamento UE 775/2018