Polli in un allevamento intensivo

Siamo ormai consapevoli che è necessario cambiare radicalmente il nostro modello di produzione alimentare. Per questo, il 22 febbraio presso la Camera dei Deputati, un gruppo di associazioni ambientaliste e animaliste – Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia – hanno presentato la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia”

La proposta Oltre gli allevamenti intensivi

L’obiettivo, – spiegano in un comunicato le associazioni proponenti, – è promuovere la transizione ecologica del settore zootecnico, riconoscendo il giusto prezzo ai piccoli produttori e garantendo ai consumatori l’accesso a cibi sani e di qualità”. E questa transizione è sempre più urgente per tutelare la salute pubblica, il benessere animale, le risorse naturali e l’ambiente, contribuendo allo stesso tempo al rispetto dei target europei e globali in materia di clima, biodiversità e inquinamento.

La nostra proposta si rivolge ai soggetti istituzionali, economici e sociali, affinché tutte le parti siano impegnate per garantire la piena tutela dell’ambiente, della salute pubblica e dei lavoratori, – dichiarano le associazioni. – Si tratta di una normativa che offre agli allevatori, soprattutto ai più piccoli, costretti a produrre sempre di più con margini di guadagno sempre più bassi, una via d’uscita che tuteli il nostro futuro e quello del pianeta. Proponiamo un piano nazionale basato su un adeguato sostegno pubblico per la riconversione in chiave agro-ecologica degli allevamenti intensivi”.

A imporre questo cambiamento radicale, secondo le associazioni, sono gli eventi climatici estremi sempre più frequenti, come la siccità prolungata che ha colpito il Nord Italia tra il 2022 e il 2023, e che adesso sta interessando la Sicilia. Ma non si possono trascurare le conseguenze negative dell’allevamento intensivo sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo e quelle sulla salute di un consumo eccessivo di carne, che in Italia è a livelli superiori a quelli raccomandati dall’OMS.

L’impatto degli allevamenti intensivi

L’Italia ogni anno alleva in modo intensivo oltre 700 milioni di animali, utilizzando una grande quantità di risorse che potrebbero essere destinate direttamente all’alimentazione umana. Si stimache circa il 70% dei terreni agricoli in Europa sia destinato alla produzione di mangimi animali, spesso a base di mais, una coltura che richiede grandi quantità di acqua.

Campagna a sostegno della proposta di legge “oltre gli allevamenti intensivi“ febbraio 2024 Greenpeace
Un gruppo di associazioni animaliste e ambientaliste ha presentato una proposta di legge per una transizione ecologica del settore zootecnico italiano

Oltre ad assorbire una grande quantità di risorse, l’allevamento intensivo ha anche un grande impatto in termini di emissioni, come il metano prodotto dai bovini, l’ammoniaca contenuta nei reflui (il settore zootecnico è responsabile di oltre due terzi delle emissioni nazionali) e il particolato PM2,5. Una transizione del sistema zootecnico, quindi è necessaria sia per tutelare la nostra salute sia per fare sì che l’Italia rispetti i target di inquinamento ambientale.

Il nostro Paese, ad esempio, deve ridurre, a partire dal 2030, le emissioni di ammoniaca del 16% e quelle di PM2,5 del 40% rispetto ai livelli del 2005 (Direttiva NEC). Entro il 2027, invece, l’Italia dovrà raggiungere il ‘buono’ stato ecologico delle acque, superficiali e sotterranee (Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE). Quest’ultimo target, però, dipende anche dalla riduzione dell’inquinamento da nitrati, che ha già fatto scattare per il nostro Paese una procedura di infrazione (Direttiva Nitrati).

L’iniquità del sistema zootecnico

La proposta di legge vuole anche intervenire sulle profonde iniquità del sistema agro-zootecnico italiano. L’80% dei fondi europei per l’agricoltura italiana finisce nelle casse di appena il 20% dei beneficiari. Non sorprende, quindi, che in Italia, tra il 2004 e il 2016, a fronte di a un calo del 38% delle aziende zootecniche più piccole, quelle più grandi siano aumentate del 23% e quelle molto grandi del 21%. Per questo la proposta di legge vuole favorire una riconversione del settore che metta al centro, tanto delle politiche quanto dei meccanismi di sostegno, le aziende agricole di piccole dimensioni che adottano metodi agroecologici, e non più il sistema dei grandi allevamenti intensivi.

I sostenitori della proposta di legge

A sostegno della proposta di legge delle associazioni è sceso in campo un gruppo eterogeneo di parlamentari: Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati) ed Eleonora Evi (Alleanza Verdi Sinistra) dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, Arturo Scotto, dell’intergruppo parlamentare per il contrasto ai cambiamenti climatici, Andrea Orlando e Chiara Gribaudo (Partito Democratico). Alla presentazione dell’iniziativa erano presenti anche Laura Reali, presidente della Confederazione Europea dei Pediatri delle Cure Primarie, e Maura Cappi, portavoce del Comitato contro gli allevamenti intensivi G.A.E.T.A. di Schivenoglia (MN).

© Riproduzione riservata Foto: Greenpeace

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luigiR
luigiR
26 Febbraio 2024 14:25

È mia opinione che l’attuale governo non abbia alcuna intenzione di precorrere i tempi per una riconversione degli allevamenti intensivi come sono intesi oggi, perché prono ai voleri economici delle rappresentanze di categoria e delle multinazionali. sono pessimista in questo senso.

piero bonalumi
piero bonalumi
12 Marzo 2024 09:47

Oltre la relatività delle definizioni grande e piccolo, dovete anche considerare che le aziende più piccole per sopravvivere e raggiungere migliori economie di scala, diventano più grandi o chiudono. Ho lavorato anni in agricoltura sia in pianura padana che nelle Prealpi, questo fenomeno é evidentissimo sia in pianura che nelle zone più sfavorite. Un altro fenomeno che favorisce l’intensivazione é anche la carenza di terra per la forte urbanizzazione, in particolare in nord Lombardia (Mi, BS, BG etc).