Olio sottocosto? Spia e incentivo alla pratica fraudolenta per sopravvivere. In Spagna, tra il 2011 e il 2014, è stato venduto sottoscosto il 41% dell’olio
Olio sottocosto? Spia e incentivo alla pratica fraudolenta per sopravvivere. In Spagna, tra il 2011 e il 2014, è stato venduto sottoscosto il 41% dell’olio
Beniamino Bonardi 22 Giugno 2015“Se un imbottigliatore offre prezzi al di sotto della concorrenza e senza collegamento con i prezzi di mercato della materia prima che lavora, dovrebbe rivedere il suo sistema contabile dei costi. E se non cambia metodo, non ci resta altro che pensare che stia attuando pratica fraudolenta”. Lo scrive nella sua relazione annuale Deoleo, la compagnia olearia spagnola proprietaria, tra gli altri, dei marchi Bertolli, Carapelli, Sasso, San Giorgio, Friol e Maya.
“La vendita di olio sottocosto e la pressione distruttrice sui margini della catena sono un incentivo alla frode, perché se un agricoltore, un imbottigliatore o un distributore vede che, con continuità, i suoi prodotti vengono venduti sottocosto, per sua necessità di sopravvivenza può cadere nella tentazione della frode. Frodi che vanno dall’etichettatura, minor riempimento, profili organolettici al limite, fino alla miscela con altri oli vegetali, miscele di sansa con il raffinato o aggiunte di deodorato all’extra vergine”. Dalla relazione di Deoleo emerge che in Spagna, tra il 2011 e il 2014, è stato venduto sottoscosto il 41% dell’olio, con una perdita per il settore calcolata in 113,6 milioni di euro. La pratica della vendita sottoscosto ha riguardato soprattutto i private label, mentre è stata molto limitata per i marchi del fornitore.
Deoleo invita tutti gli operatori del settore alla responsabilità, dichiarando, da parte sua, di tendere “la mano per smettere una vota per tutte con una pratica distruttiva”, che fa dire ai veterani del settore: “ho visto la stessa cosa negli anni ’80 e siamo finiti all’olio di colza». Il riferimento è allo scandalo dell’olio di colza destinato a usi industriali e venduto, invece, per il consumo umano, che nell’estate del 1981 causò circa 25.000 avvelenamenti, con quasi 400 morti e diecimila disfunzioni organiche permanenti.
Per approfondimenti, in particolare riguardo ai dati: leggi l’articolo di Teatro Naturale.
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Mi risulta molto strano che i principali fautori di queste svendite condannino il fenomeno. Quando i consumatori si convinceranno che sotto i 5 euro al litro non si acquista olio extra vergine d’oliva sarà sempre troppo tardi.
Buongiorno,
un extravergine dovrebbe avere un prezzo al consumo di almeno 15€/litro. tale prezzo garantirebbe i dovuti guadagni a tutti gli attori della filiera, specie agli olivicoltori.
ricordiamoci che l’extravergine è il massimo degli oli. se poi si vuole un surrogato allora si scelgano gli oli estratti dai semi.
di extravergine vero e proprio, quello un pò amaro e piccante, al supermercato se ne trova pochissimo.
gli scaffali sono invasi da olio spagnolo che, a mio parere, in molti casi ha difetti organolettici, vedasi gli articoli dei panel test di recente pubblicati da il fatto alimentare. Tale difettosità, però, gli addetti al lavoro la chiamano “provenienza”. e va benissimo, per loro. tale olio spagnolo, non amaro, non fruttato e non piccante ha alterato la scelta del consumatore che ormai si preoccupa se assaggia un vero extravergine, che è un pò amaro e piccante e magari molto fruttato. i colpevoli di tutto ciò sono stati in principal modo gli imbottigliatori italiani che pur di guadagnare, perchè l’olio spagnolo costa di meno, lo hanno preferito all’italiano, ma a mio avviso, ripeto, molto dell’olio spagnolo non è extravergine. spero che nessuno si appelli al fatto che l’olio extravergine spagnolo è necessario perchè l’olio extravergine italiano non è sufficiente a soddisfare la richiesta nazionale perchè ciò non è una giustificazione.
saluti
In questo caso, come in altri ben definiti esempi di vendite sottocosto, le responsabilità sono molto chiare e ascrivibili a pochissimi grandi commercianti, che falsano le regole del mercato per poterlo controllare e dominare, fissando loro solamente i prezzi d’acquisto delle materie prime.
Di questo passo non si danneggia solo tutto l’apparato produttivo, ma soprattutto la salute dei consumatori.
E’ una vera vergogna che queste pratiche sotto gli occhi di tutti, vengano accettate e tollerate dalle autorità di controllo e repressione frodi.
Il prezzo/litro non potrà mai essere un corretto indicatore dell’indice di qualità di un prodotto, laddove si dà per scontata la pratica fraudolenta di varie aziende e diversi produttori. Anzi, credo che puntualizzare che un prodotto più costa e più vale, invece che garantire il consumatore lo espone a rischi maggiori, in quanto l’olio da 5 euro/litro magari poi lo vendono a 10 euro/litro. Il danno e la beffa.
Per evitare quello che Drasp ipotizza e che è possibile che avvenga, non credo sia meglio garantirci che tutto l’olio in commercio a basso prezzo sia adulterato.
Perché lavorare in perdita non è possibile per nessuno, nemmeno per la sopravvivenza, perché genera debito e fallimento.