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Per i prodotti realizzati in Italia e destinati alla vendita al dettaglio nel nostro Paese, è doveroso indicare in etichetta la sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento

Gentile redazione ho acquistato una lattina di olio di semi e ho letto  le diciture ma mi è sorto un dubbio che non riesco a risolvere. La domanda è molto semplice, la mia sensazione è che questo olio sia ottenuto con materia prima importata da Paesi terzi extra UE e mi chiedo se in etichetta deve essere indicato. Si deve riportare l’origine della materia  prima? Oppure è sufficiente indicare solo la sede di imbottigliamento o di produzione?

Piero

 

 

Risponde l’avvocato esperto di diritto alimentare Dario Dongo autore del libro l’Etichetta che si può scaricare gratuitamente dal nostro sito

La disciplina vigente (d.lgs. 27.1.92, n. 109, e successive modifiche) prescrive l’indicazione in etichetta del nome o della ragione sociale o marchio di un operatore a scelta tra il produttore, il confezionatore e il distributore (che può ove del caso coincidere con l’importatore, in quanto primo distributore in UE). Tale soggetto, nel presentarsi al consumatore come “garante” del prodotto, assume la responsabilità primaria sulla completezza e veridicità delle informazioni riportate in etichetta e in ogni informazione commerciale (ai sensi del reg. UE n. 1169/11, vedasi ebook L’Etichetta, sul Fatto Alimentare). Vale a dire che questo soggetto risponde pubblicamente, a esempio, della accuratezza del materiale informativo relativo al prodotto anche sui punti vendita, sui cataloghi e le locandine destinati al consumatore, i siti web e social network di pubblico accesso a esso riferibili, e anche per la pubblicità sui media (radio, tv, You Tube, Vimeo, etc.).

 

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Non è ancora obbligatorio indicare in etichetta l’origine della materia prima

Il decreto prescrive altresì – per i prodotti realizzati in Italia e destinati alla vendita al dettaglio nel nostro Paese – l’indicazione della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento, a scelta. Tale prescrizione si applica anche ai prodotti italiani che siano stati esportati e successivamente reimmessi sul mercato nazionale. Sono previste alcune deroghe in relazione ad alcune categorie di alimenti soggette a diciture specifiche per l’identificazione dell’impianto di lavorazione (es. bollo sanitario, per i prodotti di origine animale), le quali sono ammesse in alternativa all’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento in quanto, grazie alle stesse, le Autorità di controllo possono in ogni caso risalire facilmente all’impianto produttivo.

 

Nel caso specifico di oli di semi vegetali prodotti in Paesi extra-UE, imbottigliati e commercializzati in Italia, deve perciò venire apposta in etichetta la dicitura ‘confezionato da … nello stabilimento di …’. E’ sufficiente indicare il comune ove lo stabilimento ha sede nel solo caso in cui il titolare dello stabilimento coincida con il nome o ragione sociale o marchio riportati in etichetta. Altrimenti, bisognerà precisare l’indirizzo con via/strada/piazza e numero civico. Non è quindi ancora obbligatorio indicare in etichetta l’origine della materia prima.

Dario Dongo

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Emanuele
Emanuele
6 Dicembre 2013 09:29

Complimenti Avvocato, grazie informazioni preziose articolo chiaro e preciso, grazie ancora

massimo
massimo
6 Dicembre 2013 13:40

La cosa singolare è che non ci sia stata mai alcuna “levata di scudi” in merito all’origine degli oli da seme. La richiesta dell’origine da parte della Coldiretti ad esempio, funziona a corrente alternata. Quale è il fine dell’indicazione dell’origine? Una maggiore trasparenza per il consumatore? Oppure è una questione di “sicurezza alimentare”? In quest’ultimo caso perché dunque non fare riferimento a quanto giustamente evidenziato dall’avvocato?
Forse ci sono ragioni “politiche” che richiedono ogni tanto una “pubblicità ricordo” della Codiretti, per la serie , noi ci siamo, e garantire il “going concern” ossia la “continuità” politica di tali enormi strutture vocate al business?

G
G
11 Dicembre 2013 09:53

Tutte le aziende prendono l’olio di semi dall’Ucraina, e risaputo e costa poco

marco
marco
11 Dicembre 2013 13:23

“è risaputo” magari per chi è del mestiere
a tanti consumatori piacerebbe SCEGLIERE , sapere quindi , da dove VIENE LA MATERIA : l’origine.
Troppo spesso si legge il solo “confezionatore” e tanti consumatori purtroppo credono che il prodotto sia di origine italiana quando non è vero

posso aggiungere un altra “informazione risaputa” :
quando su un prodotto trasformato c’è scritto “confezionato da” è sicuro al 99.999% che si tratta di prodotto non italiano

chi utilizza prodotti nazionali fa di tutto per evidenziarlo , magari anche per giustificare un costo maggiore.