Partendo dall’analisi dei dati raccolti in laboratorio si è arrivati, tramite l’individuazione di variabili significative, alla creazione di un modello statistico in grado di individuare le caratteristiche chimiche peculiari degli oli italiani con la possibilità di smascherare eventuali frodi commerciali.
Nell’esperimento sono stati esaminati 33 campioni di olio mediante spettroscopia Raman e NIR, ovvero tecniche non distruttive, che forniscono risposte in tempi brevi, sono sostenibili e non richiedono preparazione del campione, minimizzando tempi e costi. Gli spettri Raman sono stati acquisiti nell’intervallo di numero d’onda 3200-300 cm-1, mentre gli spettri NIR sono stati acquisiti nell’intervallo 12000-4000 cm-1 . Il modello così ottenuto è stato poi validato raggiungendo un’accuratezza dell’97% , una sensibilità del 100% e una specificità dell’88,9%.
Il sistema proposto dallo studio permette di ottenere un identikit rapido e completo della composizione del prodotto alimentare, caratterizzandolo anche a livello geografico. Grazie a queste informazioni, di estremo valore sia per i produttori sia per i consumatori, è possibile garantire la tracciabilità e la qualità dell’olio prevenendo frodi commerciali.
Il modello di classificazione ottenuto può considerarsi a tutti gli effetti uno strumento efficace per la discriminazione degli oli extravergini provenienti da olive italiane da quelli di origine estera. Trattandosi di uno studio preliminare, nuovi campioni saranno aggiunti al set di dati iniziali per migliorare l’accuratezza del modello. Le prove sulla matrice olio si aggiungono a precedenti studi condotti dal Laboratorio di chimica sperimentale su altri alimenti (per esempio origano, pesce e latte), che hanno ugualmente confermato l’efficacia e la strategicità dell’approccio non-targeted nel definire in modo affidabile l’autenticità degli alimenti. L’articolo si può leggere su Journal of Near Infrared Spectroscopy . Pur riconoscendo il notevole passo in avanti dello studio, resta ancora irrisolto il problema di come identificare l’origine di oli ottenuti miscelando olio italiano e straniero di diverse origini che rappresentano il 90% del mercato.
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Interessante l’applicazione dell’AI e di modelli matematici. Inoltre interessante l’applicazione di concetti che avevo visto sui tamponi nel campo dell’olio: falsi positivi e falsi negativi.
Sarebbe da andare a vedere nel campo cosa dice questo modello supportato da AI quando si sottopone un olio che costa meno di 5 euro al litro. Certamente ci sono i prodotti civetta ma mi piacerebbe sapere se è veramente tutto olio italiano.
Certamente se andiamo a fondo …..sotto i 4 Euro al pubblico almeno la meta’ del’olio extravergine dichiarato italiano non lo e’ ( tunisino o turco). Non si tratta di sottocosto da parte delle aziende Gdo , tranquilli non ci perdono significa soltanto che acquistano l’olio attorno ad Euro 3,80. Quindi parliamo di olio “taroccato”. Non e’ colpa neppure dei buyer se i loro dirigenti chiedono di trovare fornitori disponibili a cedere “olio extravergine presunto italiano ” da Euro 3,80 ed anche meno
Oggi si trova olio extravergine (non taroccato) a 3,50 € e anche meno al kg.