Il pm Raffaele Guariniello dopo avere letto le analisi di laboratorio condotte nel mese di maggio dal mensile Test che segnalavano l’irregolarità di alcune bottiglie di olio extravergine, ha fatto prelevare dai Nas alcuni campioni nei supermercati e li ha spediti al laboratorio dell’Agenzie delle Dogane. Dopo aver visionato i risultati, il pm ha iscritto sul registro degli indagati per frode in commercio i responsabili legali delle sette aziende produttrici segnalati dal giornale. Si tratta di Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna Lidl e Antica Badia.
Riportiamo adesso l’articolo pubblicato da noi nel mese di maggio con la sintesi delle prove condotte dalla rivista Test da cui emerge l’irregolarità di buona parte degli oli extravergini indicati dal pm Raffaele Guariniello. Si tratta di una frode commerciale perché l’olio imbottigliato risulta commestibile, ma non può essere classificato come extravergine a causa di difetti sensoriali o altre criticità di tipo analitico.
Il test de Il Salvagente sull’olio extravergine
Il secondo numero della rivista Test ha preso in esame 20 bottiglie di olio extravergine declassandone quasi la metà a olio vergine per la presenza di difetti organolettici e di alcuni parametri chimici critici. Le prove sono state condotte dal laboratorio chimico di Roma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, uno dei più qualificati in Italia.
La norma sull’olio dal 1991 prevede che per meritare l’appellativo di extra vergine il prodotto non deve presentare difetti normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria per legge. Contrariamente a quanto viene da pensare l’esame organolettico è una prova che non lascia spazio a dubbi interpretativa ed è fondata su solidi principi. L’esito del test è poco entusiasmante visto che nove campioni su 20 non hanno superato la prova di assaggio condotta dal laboratorio che ha riscontrato troppi difetti.
I bocciati
La lista inizia con un difetto chiamato riscaldo-morchia riscontrato nelle bottiglie: Santa Sabina, Coricelli, Cirio 100% Italiano, Frantolio Carapelli e Prima donna della catena Lidl. Il difetto di rancido è stato riscontrato nell’olio De Cecco, Bertolli Gentile e Carrefour. Il difetto di muffa e umidità terra ha interessato l’olio Sasso.
L’attribuzione anche di una sola nota negativa – precisa la rivista – ha automaticamente decretato il declassamento dalla categoria “extravergine” a quella inferiore di “vergine” che viene pagato all’ingrosso il 30-40% in meno. La prova chimica degli etil esteri ha indirettamente confermato le criticità riscontrante nella prova di assaggio. Non è la prima volta che l’extra vergine italiano scivola.
Nel 2005, la rivista Merum, dopo due prove d’assaggio aveva stabilito che ben 30 su 31 campioni erano stati erroneamente denominati extravergine in quanto “puzzavano di rancido”.Nel gennaio 2010, un test comparativo svolto dalla trasmissione A bon entendeur sul canale svizzero Tsr, attribuì giudizi molto deludenti ad alcuni prestigiosi marchi tricolore.
Alcuni mesi dopo arrivò la bocciatura del panel test dell’Olive Center dell’Università di California di Davis: declassati a vergini i campioni di Carapelli, Bertolli, Colavita e Filippo Berio. Passa poco tempo e nel 2012 un test condotto dal mensile francese 60 Millions de Consommateurs declassa a vergini alcuni prodotti, tra i quali il Carapelli Classico.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E’ possibile far sottoporre a controllo da parte dell’autorità pubblica un olio extravergine che sospetto non avere le caratteristiche per questa classificazione? Comprato nella GDO e di cui dispongo ancora di bottiglie chiuse, è insolitamente poco saporito, poco colorato, poco profumato, poco denso bensì stranamente fluido. Non mi era mai capitato un extravergine simile nonostante cambi sempre marca e quindi sia abituato a differenze fra un extravergine e l’altro.
Eventualmente potrei valutare anche l’analisi a mie spese purché non eccessive e comunque in grado di far aprire un procedimento da parte dell’autorità pubblica nel caso fossero riscontrate irregolarità.
Grazie, arrivederci.
Le analisi le può fare ma per avere validità giuridica il campione deve essere acquistato dalle autorità preposte e in modo ufficiale
Buongiorno,
a mio avviso molto dell’extravergine spagnolo venduto con vari marchi italiani non rientra in questa categoria perché ha un odore ed un sapore che non rientrano nel fruttato previsto del reg 2568/91 e sm. A me più che fruttato sa di odore e sapore sgradevole. Però alla gente piace.
saluti
Era ora che venisse svolta un’analisi ufficiale di questo tipo sugli oli extravergini di oliva, specialmente in virtù del fatto che spesso questi marchi sono presenti nei supermercati a prezzi inferiori a 4 Euro al litro. Bisogna punire severamente chi cerca di frodare il consumatore, soprattutto in periodi di crisi come questi laddove è spesso il prezzo a influenzare la scelta dell’acquirente ! Auspico che analisi di questo tipo vengano fatte e rese pubbliche per i principali prodotti alimentari ( pane, carne, pesce fresco e surgelato, latte e formaggi freschi in primis ), non solo per smascherare eventuali frodi, ma anche per ricercare quei contaminanti di tipo chimico (metalli pesanti, pesticidi, antibiotici, diossina ecc. ) che a lungo termine a causa dell’accumulo nell’organismo umano, provocano danni alla salute umana spesso irreversibili !!
Dott. Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo Alimentare)
Normale conseguenza di anni di vendita sottocosto di un bene che non troppi anni fa si vendeva in farmacia.
Io sono certo che rientrassero nei parametri di legge al momento dell’imbottigliamento, probabilmente erano borderline, ed è normale che verso la fine dei 18 mesi di permanenza sugli scaffali questi si deteriorino, fino a sforare uno degli infiniti parametri chimico-fisici di qualità o sviluppi un difetto sensoriale.
Per altro la velocità di deterioramento di un olio come è noto è direttamente proporzionale alle condizioni in cui viene mantenuto e quindi non sarà semplice addossare la colpa unicamente sulle spalle dei confezionatori, che chiameranno in causa grossisti e GDO.
Concludo dicendo che il parametro degli ETIL-ESTERI degli acidi grassi,è un parametro controverso con una determinazione piuttosto imprecisa ( con metodo di analisi analisi gascromatografica su colonna capillare),che spesso nelle ripetute restituisce valori fra loro distanti.
Gentilissima Signora Valeria Nardi, la ringrazio sentitamente per la rapida e sincera risposta al mio commento, siccome e’ mia intenzione di collaborare alla vostra importante iniziativa, avrei bisogno di un suo indirizzo email poiche’ quelli in calce alla sua pregiata non risultano utilizzabili. Cordiali saluti Dr Mauro Damiani
l’indirizzo della redazione è ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
This disgraceful fraud has existed for many years, especially in Italy. It is time to expose these criminals.
this is what we are hoping to get, now.
questo è ciò che speriamo di ottenere , ora .
No one is innocent, but pay attention, never judge a book by its cover, for most of those oils the only italian thing is the name, the property is Spanish…as the oil inside the bottles.
Regards
Nessuno è innocente , ma attenzione , mai giudicare un libro dalla copertina , per la maggior parte di quegli oli l’unica cosa italiana è il nome , la proprietà è spagnolo … come l’olio all’interno delle bottiglie .
Saluti
I risultati sulle analisi dell’olio extra vergine di oliva ,a mio avviso non sono completi e quindi lacunosi.
Perché non viene indicato a chi appartengono questi marchi, da dove provengono le olive usate per “fabbricare”
gli oli esaminati e, se verranno ritirati dal commercio visto che si tratta di una colossale truffa:
Claudio Ottani
Mi sembra che in questo il provvedimento riguardi già marchi e prodotti che hanno un nome e cognome
Caro Roberto, la mia domanda non era tendenziosa; è una necessità di consumatore di olio extra vergine di qualità, e produzione italiana, dal momento che molte aziende produttrici sono passate in mano straniere. Ne consegue dunque che non vi è più questa certezza, perché ritengo, da profano quale sono io, che vi sia una certa differenza fra il produrre olio in Italia, e quella di fabbricarlo………….
Certo che c’è differenza, ma la cosa importante è la qualità della materia prima oltre che l’origine . L’anno scorso il raccolto in Italia è andato male e abbiamo importato l’80% dell’olio.
Al supermercato Conad del centro commerciale ” La cartiera ” di Pompei, ho trovato in vendita l’olio Carapelli “Il frantoio”. Ho chiesto spiegazioni ad un responsabile, e la risposta è stata che le partite di olio contraffatto, di quella marca, erano state ritirate dal commercio. E’ possibile. Se così è, abbiamo una legislazione in Italia che fa schifo.
In genere quando viene preso un provvedimento di sequestro o di ritiro , la questione guarda un solo lotto o più lotti sospettati di essere stati contraffatti . Gli altri possono essere venduti regolarmente
I fatti dimostrano che la qualità è completamente slegata dal prezzo, alcuni commenti dicono delle colossali bischerate, non ho acquistato olio del 2015, annata troppo scadente, ho preferito far scorta di olio del 2014 e si può constatare che molte delle etichette promosse nel 2014 sono state vendute in offerta a poco più di 3€/litro.
3 euro al litro mi sembra veramente poco , almeno quest’anno dove i prezzi sono lievitati .
La GDO è un mondo complicato pieno di luci ed ombre, ormai l’abbiamo capito. D’altronde, a certi prezzi (bassi e bassissimi) si poteva davvero essere così ingenui da credere che fosse vero EVO?
I problemi legati all’EVO della GDO sono molteplici:
1. molti dei marchi industriali appartengono a nazioni straniere, quindi i PROVENTI delle vendite finiscono fuori Italia, al nostro paese cosa rimane? Gli stipendi di quei pochi operai e qualche tassa pagata dal colosso al fisco italiano?
2. le Olive usate spesso provengono dall’estero, possono essere anche ottime ma non sono italiane! E quindi ci prendono per il “mazzo” quando scrivono sulla bottiglia PRODOTTO 100% ITALIANO con quella bandierina tricolore in bella mostra
3. le tecniche di produzione dei marchi industriali sono davvero misteriose (quando si chiudono le porte dei capannoni produttivi alla mattina nessuno sa cosa succede dentro…), ed i risultati si vedono infatti da questa indagine, con tanti EVO (finti) bocciati !!!
Concludo: fate come me, che acquisto l’EVO da produttori artigianali italiani al 100%. Chiaro, non è possibile verificare la provenienza delle olive presso un qualsiasi produttore, artigianale incluso, ma, scusate se è poco, sapere che le olive sono state frantumate sul posto, nel modo giusto (a freddo), e che l’olio non è mischiato con altre porcherie…beh, NON MI SEMBRA COSA DA POCO.
Saluti.
Sono stato un proprietario di oltre 100 alberi di ulivo e dunque produttore e consumatore dell’olio prodotto dalle olive delle mie piante, vivo in una zona di produzione (Basilicata) e forse ho acquisito qualche esperienza in merito. Sapete quanto olio si riesce a ricavare da un quintale di olive ????? La resa varia da un 15-20 % quando ci va bene….altrimenti anche meno e la raccolta avviene ad anni alterni. Un buon olio exstravergine di olive fatto tutto da olive intere e lavorate a freddo costa al produttore dai 7-8 euro al litro e la produzione totale della mia regione non riesce a coprire i consumi di tutte le famiglie lucane.
Premesso cioò…..come si può vendere nei supermercati un olio exstravergine fatto da olive italiane a prezzi da 3 a 5 euro ???…….
Strabiliante,….. ma forse non troppo, che le ASL che sovrintendono al controllo ufficiale anche degli stabilimenti alimentari e dei sistemi di autocontrollo di questi che producono e confezionano tali olii non abbiano mai evidenziato il problema. Possibile che debba intervenire Guariniello su segnalazione di associazioni e organi di stampa di difesa dei consumatori?
Le ASL non controllano la qualità ma solo la sicurezza alimentare e in questo caso non c’erano rischi per la salute. Peraltro la pianta organica delle ASL non prevede né agronomi né tecnologi alimentari, anche se di questi ultimi se ne può trovare qualcuno assunto con contratti a tempo determinato. Diciamo che le ASL difettano un po’ di competenze per occuparsi di alimenti vegetali.
-Per Claudio Ottani:
Le tre aziende maggiori citate appartengono a DEOLEO non è un segreto.
-Per Francesco :
Le olive, se non vuoi fare olio lampante, sono sempre frante nel luogo di coltivazione. Le aziende sotto accusa acquistano, blendizzano e confezionano olio prodotto altrove. Ricorda che parte degli oli PER ORA declassati sono ITALIANI prodotti con olive ITALIANE.
-Per Mario:
L’olio italiano è costoso non solo perché se fatto con tutti i crismi può essere di qualità, ma anche perché abbiamo un sistema agricolo arretrato che non ci permette di raccogliere, trasportare e frangere efficacemente. Questa situazione è figlia di svariate ragioni, in primis ci siamo mangiati anni e anni di aiuti europei all’agricoltura, cosa che altri non hanno fatto triplicando la produzione per ettaro.
-Per Costante:
La ASL non controlla la qualità, ma la sicurezza degli alimenti, un olio che sa di morchia non è un rischio per la salute. Possono se mai essere NAS o ICQRF a indagare questi aspetti.
Simeone ok accetto il suo appunto tecnico però…bah…è sicuro che le olive vengono sempre frantumate sul posto di origine? Mah…non ne sarei sicuro…in fondo cosa ci vuole a portarle in Italia, con un TIR, in pochi giorni cioè prima che marciscano? Saluti. Francesco
Le ragioni per le quali non si fa sono molteplici, le principali:
-più un oliva attende dopo la raccolta, maggiore è la probabilità di non ottenere EVO spremendola, sarebbe folle accollarsi questo rischio di deprezzamento della materia prima.
-dal peso di partenza delle olive si estrae ottimisticamente il 15% in olio. trasportare le olive vuol dire decuplicare il numero di Tir movimentati.
-le olive non possono essere schiacciate o scaldate prima della spremitura, non possono quindi essere stipate nel cassone di un’ autotreno, pena lo start dei fenomeni fermentativi che portano alla formazione di acidità libera, alchil esteri e difetti sensoriali.
Parlo per esperienza lavorativa, fino ad agosto operavo nel reparto qualità di un’ Azienda del settore (non fra quelle sotto inchiesta).
A Simone: OK, le credo in tutto. In merito alla gestione delle olive, mi ero fatto un pò trarre in inganno da un articolo dove mi era sembrato di leggere tra le righe che le olive vengono movimentate da un paese all’altro…ad ogni modo, nessun problema, lei ha chiarito la cosa. Cioè che è l’olio che viene movimentato-trasportato-consegnato al confezionatore, e non le olive. Grazie. Saluti
-Per Simone
Se ben ricordo, le ASL quando controllano i parametri chimici, e quindi la rispondenza all’etichettatura, dovrebbero tener conto e quindi denunciare la non osservanza del Decreto109 sull’etichettatura che si configura come frode in commercio. Altrimenti, bisogna aspettare un’analisi dei laboratori delle dogane o un’inizativa estemporanea dei NAS per individuare le frodi commerciali sui prodotti confezionati e commercializzati in Italia?
Altrimenti, come in questo caso sfuggono le “mandrie di elefanti” !!
Le ASL durante i sopralluoghi in azienda non campionano con quello scopo, ma sono li per controllare :sicurezza sul luogo di lavoro, sicurezza alimentare, HACCP, GMP. C’è un organo di controllo invece interamente deputato a questo all’interno del Mipaaf, l’ ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari).
Per informazioni più puntuali mi permetto di dire che la legge 109 rimane valida solo per parte degli sfusi. L’olio è normato per l’etichettatura in parte dal reg. ce 1169/2011 e poi ha la sua normativa verticale reg. ce29/2012. Per ciò che concerne caratteristiche di purezza e qualità devi rifarti al reg 2568/91 e succ. modifiche, negli allegati del reg. ce 1368/2013 trovi le tabelle con tutti i valori limite. Taluni pesticidi li trovi solo sul CODEX ALIMENTARIUS.
A Simone: non so ovviamente cosa fa ora, dopo aver lasciato l’altra Azienda, ma mi viene da dirle di non buttare via tutta questa esperienza e conoscenza sull’olio. La metta ancora al servizio del nostro povero paese, magari chissà lavorando per un produttore artigianale italiano di EVO. Saluti