Vi proponiamo l’articolo firmato da Alberto Grimelli su Teatro Naturale, che segnala l’incredibile iniziativa di Iper che propone la vendita di olio di oliva extravergine Coricelli di marca a meno di 2 euro. La posizione dell’azienda.
Olio extravergine a 1,99 €
Le offerte volantino sull’olio extravergine d’oliva sono tornate con prepotenza a lusingare gli occhi dei consumatori. Da più di un anno i 2,99 euro/litro sono la norma, con qualche uscita a 2,69 o, più raramente, a 2,49 euro/litro. Il prezzo odierno Iper-Coricelli è uno scandalo che merita l’apertura di un fascicolo. La replica della Pietro Coricelli Spa: noi danneggiati.
Con le quotazioni dell’olio extravergine d’oliva spagnolo a 1,8-2 €/kg, come era fino a qualche mese fa, il prezzo di 2,49 €/l a scaffale è tecnicamente e commercialmente fattibile. Non parliamo poi del 2,99 €/l che, con quotazioni all’ingrosso fino a 2,3-2,4 €/kg, è alla portata dei bilanci di industrie olearie e Grande Distribuzione.
Prezzi simili a scaffale, seppur possano far arrabbiare il mondo produttivo, sono leciti e in linea con le dinamiche di mercato internazionali. I margini di guadagno sono nulli o di qualche centesimo di euro. Sono i volumi e la logica dell’economia di scala a creare la convenienza ad operare in tal senso. Gridare e scandalizzarsi, quindi, non serve a nulla, se non a darsi la zappa sui piedi.
Quando però si sconfina dal tecnicamente e commercialmente fattibile occorre cominciare a farsi qualche domanda. L’insegna della Grande Distribuzione Iper è uscita con un volantino, valido fino al 21 febbraio, con una bottiglia da un litro di Pietro Coricelli a 1,99 euro. Sconto 60% sul prezzo ordinario. Sul volantino non è indicato trattarsi di un sottocosto, né di un “fine serie”, né di un’offerta limitata a una determinata quantità. Si tratta, quindi, di un’offerta promozionale ordinaria e come tale la tratteremo.
È noto che, fino all’estate scorsa, su oli della campagna olearia 2019/20, la quotazione all’ingrosso in Spagna era di 1,8-2 €/kg, a seconda della qualità. Immaginiamo pure di aver comprato a 1,8 €/kg, ovvero 1,656 €/l. Per arrivare a 1,99 euro/litro restano quindi 33 centesimi di costi per industria olearia (Coricelli) e GDO (Iper). Oggettivamente troppo pochi perché l’offerta sia tecnicamente fattibile.
Facciamo due conti
A 1,656 €/l bisogna aggiungere circa 5 centesimi di trasporto e almeno 3 centesimi di perdite (morchie, filtrazione…). Arriviamo a 1,736 €/l. Con i costi di imbottigliamento, stante anche la bottiglia personalizzata, difficilmente è possibile stare sotto i 25 centesimi. Questo ci porta a 1,986 €/l. A questi dobbiamo aggiungere almeno altri 5 centesimi di trasporto per il centro di distribuzione della GDO. Il che ci porta a 1,991 €/l.
Teoricamente, quindi gli 1,99 €/l sono fattibili. Solo teoricamente perché non abbiamo messo in conto né i costi fissi aziendali dell’industria olearia né quelli della Grande Distribuzione (personale, ammortamenti per fabbricati e attrezzature, spese promozionali e commerciali…), singolarmente ammontanti al 10-15% del costo di approvvigionamento. Al famoso 1,99 €/l, insomma, bisognerebbe aggiungere almeno il 20% di costi fissi, il che ci porta a 2,38 €/l. Il prezzo di 2,49€/l, con margini di guadagno risicatissimi, è quindi tecnicamente e commercialmente fattibile, mentre 1,99 €/l proprio no.
L’operazione Iper-Coricelli meriterebbe quindi l’apertura di un fascicolo da parte delle autorità preposte per delinearne con precisione i contorni e verificarne la liceità. L’auspicio è che, oltre all’intervento delle autorità, vi sia anche una decisa presa di posizione di tutto il mondo olivicolo, associazionistico e non. Tralasciando considerazioni etiche e morali, è infatti chiaro che, di fronte a offerte che scendono sino a 1,99 €/l, vendere olio italiano a 6-7 diventa impossibile. Troppo alto il divario di prezzo perché il consumatore possa giustificarlo. Quel che succederebbe, inevitabilmente, è che gli stock di extra vergine nazionale rimarrebbero molto elevati, dando luogo tra qualche settimana o mese a una devastante speculazione al ribasso. Tollerare un listino di 1,99 €/l a scaffale significa decretare la morte del comparto olivicolo nazionale. E’ tempo di alzare la voce! Ora!
La replica della Pietro Coricelli Spa del 19/02/2021
La Pietro Coricelli Spa “non ha mai assolutamente autorizzato gli Ipermercati Iper alla vendita dell’olio in questione al prezzo di 1,99 €/l, nè tantomeno ha autorizzato campagne di vendita con tali sconti o sottocosto dei propri prodotti. Il prezzo di vendita della merce agli Ipermercati Iper è di gran lunga superiore a quegli stessi prezzi indicati nel Vostro articolo come “leciti e in linea con le dinamiche di mercato internazionali.”
La Pietro Coricelli Spa “ha già preso immediata distanza dall’operato degli Ipermercati Iper, riservandosi ogni azione nei confronti di tale società, anche per il risarcimeto dei danni, posto che quella in essere si traduce in un’iniziativa incomprensibile anche per la Pietro Coricelli Spa e, comunque, di svilimento del suo marchio, della sua azienda e dei suoi prodotti.”
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Quindi tecnicamente sarebbe un sottocosto non dichiarato in volantino. Le autorità non hanno molto da capire direi, semplice ed evidente. Ammesso che la ditta sia parte lesa come dichiarano, la catena dovrà anche difendersi dalle giuste accuse mosse dal produttore.
Oetzi
24 Febbraio 2021 12:47
Non capisco ogni volta lo stupore. Sono prodotti civetta, e questi giochi si fanno con prodotti di scarsa qualità, non certo con le eccellenze.
I prodotti civetta per “civettare” bene devono essere di marca e conosciuti (tipo pandoro Paluani a 3 € per intenderci). E in ogni caso, il sottocosto, deve essere evidenziato.
paola emilia cicerone
24 Febbraio 2021 17:44
Un cosa non capisco…Se parliamo di vino, si vende il Tavernello, o simili e anche vino a venti e più euro a bottiglia. Perché c’è questa difficoltà a pagare un olio veramente buono?( anche considerato che se ne consuma meno? )
Forse perchè nell’immaginario di molti consumatori, “l’olio è olio”, così come “il latte è latte”, e “la benzina è benzina”.
Invece sul vino il consumatore medio si sente “sommelier” e pensa che le differenze siano più evidenti: ad esempio è facile conoscere almeno una decina di tipi di vini, mentre dubito che in molti conoscano i nomi delle varietà di olive usate per l’olio
Alfredo Rucher
28 Febbraio 2021 11:42
Dopo 35 anni di militanza nella gdo posso descrivere alcune ipotesi.
La prima è che la data di scadenza della partita di prodotto fosse relativamente prossima, per cui meglio svendere che distruggere, e sfruttare l’occasione per attrarre un maggior numero di consumatori (salvo poi scoprire che il prodotto non è disponibile in quanto esaurito).
La seconda ipotesi è che alcune imprese della gdo utilizzano alcuni articoli come specchietto per le allodole vendendo praticamente il prodotto senza guadagnarci neanche un centesimo, pur evitando la situazione di sottocosto. In questo secondo caso è evidente che si tratta di un investimento con un chiaro intento pubblicitario, fatto peraltro all’insaputa del fornitore. Investimenti di questo tipo costano meno di mezzi pubblicitari tradizionali.
La cosa fa scalpore però perché il prezzo finale è in valore assoluto molto basso per quello che l’immaginario collettivo ritiene il valore intrinseco del prodotto olio exvg di oliva.
Ma ora aggiungo: e se l’operazione fosse stata fatta su un olio che normalmente venduto a 13 euro lo si trovasse in promozione a 4.99 euro, cioè ad un prezzo ancora più basso di quello normalmente praticato?
Non sarebbe più oggetto di un pezzo giornalistico così articolato, e se ne sarebbe accorto solo il fortunato consumatore che, felice, approfitterebbe dell’offerta.
Garantisco che le due situazioni descritte le ho vissute numerose volte.
non è una questione di prezzo troppo basso, è una questione di sottocosto, che è ben diversa.
delle due ipotesi quindi forse più probabile la prima che comunque prevede l’indicazione di sottocosto in volantino.
a questo punto, visto che siamo curiosi però, ci confermi che nessuna gdo riesce a comprare a meno di 1,99!
Luca Buratti
16 Marzo 2021 09:13
La pratica del sottocosto è regolamentata, quindi non dovrebbe essere difficile verificare se l’importo/bottiglia praticato dal fornitore sia coerente o meno con la promozione. Di fatto però nella comunicazione del produttore si fa cenno ad una “autorizzazione a vendere” e non ad un prezzo di vendita praticato. La legge sul commercio non consente di concordare il prezzo di vendita con il distributore, quindi la Coricelli non può dire di aver o non aver autorizzato Iper a vendere a quel prezzo. Sarebbe ben diverso se la Coricelli avesse dichiarato di aver venduto ad un prezzo superiore a quello della promozione.
bruno fusari
16 Marzo 2021 10:20
L’ho scritto un’altra volta in passato che gli imprenditori, siano essi produttori o distributori, i conti in tasca loro li sanno fare mollto bene e se vendono alcuni prodotti sottocosto lo fanno per guadagnarci da altre parti (mai sentito parlare di prodotti civetta?). Orbene, parlando del mio portafoglio (misero) a me fa comodo poter acquistare un prodotto da tutti definito utile rispetto agli oli di semi o peggio margarine. Così anch’io posso permettermi olio extravergine di olive anche se non italiano, comunque olio evo. Se poi qualcuno vuole spendere una cifra alta per avere il meglio si accomodi, sicuramente in quei supercati dove si trova un prodotto sottocosto si trova anche alio evo a prezzi 5/10 volte in più. Sono contento per chi può permetterselo, io no.
Finalmente una persona che scrive e pensa come uno dei (tanti consumatori) che devono buttare un occhio al portafoglio pur nella consapevolezza di uno stile di vita sano. Poi ben vengano scienziati ed opinionisti di sorta in un mondo civile, io purtroppo devo pensare ad altro.
Guido
16 Marzo 2021 11:58
Bravò direbbero i francesi! Finalmente qualcuno ha messo correttamente i trattini alle t ed i puntini alle i!
Analisi semplicemente perfetta e, per cortesia, smettiamola di frignare, abbaiare alla luna, tirare in ballo il disastrato comparto olivicolo italiano (che pure ha le sue notevoli eccellenze)
Risiedo per la maggior parte dell’anno in Spagna dove la GDO è molto ben strutturata ed ogni catena ha una propria ben definita politica commerciale per differenziarsi, essere più competitiva ed attraente per il consumatore. Una situazione di mercato assai differente da quella italiana
Tra i vari marchi si contraddistingue la Lidl, molto aggressiva, con il giovedì ed il lunedì i giorni “chiave” delle offerte che sovente a fine giornata, se non addirittura prima, riscontrano l’esaurimento dei prodotti preposti esattamente come scritto nel commento del lettore. Sempre la Lidl è maestra nella gestione dei prodotti alimentari in scadenza “fuori volantino” con offerte non pubblicate, ovviamente limitate nei quantitativi, che “spuntano” sugli scaffali, prova di una molto efficiente gestione dei prodotti e del prezzo sia a livello centrale sia, limitatamente, a livello periferico
Ben vengano quindi queste offerte, prova provata di un mercato libero ed efficiente e, per cortesia, smettiamola di “piangere”, magari nella inutile difesa di imprese produttrici incapaci
Roberto
16 Marzo 2021 12:57
Dalla risposta dell’azienda:
Ecco la replica della Pietro Coricelli Spa del 19-02-2021
La Pietro Coricelli Spa “non ha mai assolutamente autorizzato gli Ipermercati Iper alla vendita dell’olio in questione al prezzo di 1,99 €/l, nè tantomeno ha autorizzato campagne di vendita con tali sconti o sottocosto dei propri prodotti. ”
Non conoscendo certe dinamiche, una Grande Distribuzione non può comprare un prodotto a 10 e rivenderlo a quanto le pare, tipo 5, 2, 1… ?
Deve accordarsi con il fornitore?
san
16 Marzo 2021 18:18
Sempre con questa storiella delle offerte settimanali ultra-demonizzate! Ma sembra quasi che si provi invidia o rabbia a vedere un prodotto costare la metà anche se solo pochi giorni. Ma state tranquilli. Al termine dell’offerta l’olio tornerà al suo prezzo normale. Poi chi compra olio commerciale ma comunque di marca, non comprerà mai un olio gourmet italiano ad oltre 10 euro al litro. Quindi? Che problema c’è? Si tratta di 2 tipi di consumatori diversi. Uno più danaroso o meglio spendaccione attento alla massima qualità e l’altro più risparmiatore e sempre attento a queste offerte favolose che non riguardano solo l’olio ma una miriade di prodotti comunque sempre di marca.
Quindi tecnicamente sarebbe un sottocosto non dichiarato in volantino. Le autorità non hanno molto da capire direi, semplice ed evidente. Ammesso che la ditta sia parte lesa come dichiarano, la catena dovrà anche difendersi dalle giuste accuse mosse dal produttore.
Non capisco ogni volta lo stupore. Sono prodotti civetta, e questi giochi si fanno con prodotti di scarsa qualità, non certo con le eccellenze.
Non è proprio così, i prezzi civetta riguardano diversi prodotti di marca.
I prodotti civetta per “civettare” bene devono essere di marca e conosciuti (tipo pandoro Paluani a 3 € per intenderci). E in ogni caso, il sottocosto, deve essere evidenziato.
Un cosa non capisco…Se parliamo di vino, si vende il Tavernello, o simili e anche vino a venti e più euro a bottiglia. Perché c’è questa difficoltà a pagare un olio veramente buono?( anche considerato che se ne consuma meno? )
Forse perchè nell’immaginario di molti consumatori, “l’olio è olio”, così come “il latte è latte”, e “la benzina è benzina”.
Invece sul vino il consumatore medio si sente “sommelier” e pensa che le differenze siano più evidenti: ad esempio è facile conoscere almeno una decina di tipi di vini, mentre dubito che in molti conoscano i nomi delle varietà di olive usate per l’olio
Dopo 35 anni di militanza nella gdo posso descrivere alcune ipotesi.
La prima è che la data di scadenza della partita di prodotto fosse relativamente prossima, per cui meglio svendere che distruggere, e sfruttare l’occasione per attrarre un maggior numero di consumatori (salvo poi scoprire che il prodotto non è disponibile in quanto esaurito).
La seconda ipotesi è che alcune imprese della gdo utilizzano alcuni articoli come specchietto per le allodole vendendo praticamente il prodotto senza guadagnarci neanche un centesimo, pur evitando la situazione di sottocosto. In questo secondo caso è evidente che si tratta di un investimento con un chiaro intento pubblicitario, fatto peraltro all’insaputa del fornitore. Investimenti di questo tipo costano meno di mezzi pubblicitari tradizionali.
La cosa fa scalpore però perché il prezzo finale è in valore assoluto molto basso per quello che l’immaginario collettivo ritiene il valore intrinseco del prodotto olio exvg di oliva.
Ma ora aggiungo: e se l’operazione fosse stata fatta su un olio che normalmente venduto a 13 euro lo si trovasse in promozione a 4.99 euro, cioè ad un prezzo ancora più basso di quello normalmente praticato?
Non sarebbe più oggetto di un pezzo giornalistico così articolato, e se ne sarebbe accorto solo il fortunato consumatore che, felice, approfitterebbe dell’offerta.
Garantisco che le due situazioni descritte le ho vissute numerose volte.
non è una questione di prezzo troppo basso, è una questione di sottocosto, che è ben diversa.
delle due ipotesi quindi forse più probabile la prima che comunque prevede l’indicazione di sottocosto in volantino.
a questo punto, visto che siamo curiosi però, ci confermi che nessuna gdo riesce a comprare a meno di 1,99!
La pratica del sottocosto è regolamentata, quindi non dovrebbe essere difficile verificare se l’importo/bottiglia praticato dal fornitore sia coerente o meno con la promozione. Di fatto però nella comunicazione del produttore si fa cenno ad una “autorizzazione a vendere” e non ad un prezzo di vendita praticato. La legge sul commercio non consente di concordare il prezzo di vendita con il distributore, quindi la Coricelli non può dire di aver o non aver autorizzato Iper a vendere a quel prezzo. Sarebbe ben diverso se la Coricelli avesse dichiarato di aver venduto ad un prezzo superiore a quello della promozione.
L’ho scritto un’altra volta in passato che gli imprenditori, siano essi produttori o distributori, i conti in tasca loro li sanno fare mollto bene e se vendono alcuni prodotti sottocosto lo fanno per guadagnarci da altre parti (mai sentito parlare di prodotti civetta?). Orbene, parlando del mio portafoglio (misero) a me fa comodo poter acquistare un prodotto da tutti definito utile rispetto agli oli di semi o peggio margarine. Così anch’io posso permettermi olio extravergine di olive anche se non italiano, comunque olio evo. Se poi qualcuno vuole spendere una cifra alta per avere il meglio si accomodi, sicuramente in quei supercati dove si trova un prodotto sottocosto si trova anche alio evo a prezzi 5/10 volte in più. Sono contento per chi può permetterselo, io no.
Finalmente una persona che scrive e pensa come uno dei (tanti consumatori) che devono buttare un occhio al portafoglio pur nella consapevolezza di uno stile di vita sano. Poi ben vengano scienziati ed opinionisti di sorta in un mondo civile, io purtroppo devo pensare ad altro.
Bravò direbbero i francesi! Finalmente qualcuno ha messo correttamente i trattini alle t ed i puntini alle i!
Analisi semplicemente perfetta e, per cortesia, smettiamola di frignare, abbaiare alla luna, tirare in ballo il disastrato comparto olivicolo italiano (che pure ha le sue notevoli eccellenze)
Risiedo per la maggior parte dell’anno in Spagna dove la GDO è molto ben strutturata ed ogni catena ha una propria ben definita politica commerciale per differenziarsi, essere più competitiva ed attraente per il consumatore. Una situazione di mercato assai differente da quella italiana
Tra i vari marchi si contraddistingue la Lidl, molto aggressiva, con il giovedì ed il lunedì i giorni “chiave” delle offerte che sovente a fine giornata, se non addirittura prima, riscontrano l’esaurimento dei prodotti preposti esattamente come scritto nel commento del lettore. Sempre la Lidl è maestra nella gestione dei prodotti alimentari in scadenza “fuori volantino” con offerte non pubblicate, ovviamente limitate nei quantitativi, che “spuntano” sugli scaffali, prova di una molto efficiente gestione dei prodotti e del prezzo sia a livello centrale sia, limitatamente, a livello periferico
Ben vengano quindi queste offerte, prova provata di un mercato libero ed efficiente e, per cortesia, smettiamola di “piangere”, magari nella inutile difesa di imprese produttrici incapaci
Dalla risposta dell’azienda:
Ecco la replica della Pietro Coricelli Spa del 19-02-2021
La Pietro Coricelli Spa “non ha mai assolutamente autorizzato gli Ipermercati Iper alla vendita dell’olio in questione al prezzo di 1,99 €/l, nè tantomeno ha autorizzato campagne di vendita con tali sconti o sottocosto dei propri prodotti. ”
Non conoscendo certe dinamiche, una Grande Distribuzione non può comprare un prodotto a 10 e rivenderlo a quanto le pare, tipo 5, 2, 1… ?
Deve accordarsi con il fornitore?
Sempre con questa storiella delle offerte settimanali ultra-demonizzate! Ma sembra quasi che si provi invidia o rabbia a vedere un prodotto costare la metà anche se solo pochi giorni. Ma state tranquilli. Al termine dell’offerta l’olio tornerà al suo prezzo normale. Poi chi compra olio commerciale ma comunque di marca, non comprerà mai un olio gourmet italiano ad oltre 10 euro al litro. Quindi? Che problema c’è? Si tratta di 2 tipi di consumatori diversi. Uno più danaroso o meglio spendaccione attento alla massima qualità e l’altro più risparmiatore e sempre attento a queste offerte favolose che non riguardano solo l’olio ma una miriade di prodotti comunque sempre di marca.