olio di palma
in Liberia esiste un vuoto giuridico per quanto riguarda il comportamento delle aziende

L’anno scorso, durante l’emergenza causata dal virus Ebola, una compagnia produttrice di olio di palma ha approfittato della situazione per impossessarsi, anche attraverso la violenza e gli arresti di contadini accusati di atteggiamento antipatriottico, di migliaia di ettari di terra da destinare alla coltivazione della palma. Lo denuncia l’organizzazione non governativa Global Witness, che si occupa di corruzione e di abusi ambientali, chiamando in causa la principale azienda liberiana del settore, la Golden Viroleum Liberia, succursale dell’azienda indonesiana Golden Agri-Resourced. Tra agosto e ottobre 2014, durante il picco dell’emergenza Ebola, che sconsigliava i contatti fisici e gli assembramenti di persone, e che aveva ridotto la presenza delle organizzazioni non governative nel paese africano, l’azienda liberiana avrebbe costretto molti contadini, non adeguatamente informati e privi del supporto delle ong, a riunirsi e a firmare accordi di cessione di 13.394 ettari di terre.

Secondo Global Witness  in Liberia esiste un vuoto giuridico per quanto riguarda il comportamento delle aziende e i benefici offerti da GFVL alle comunità locali, in cambio dei terreni, sono stati trascurati. Coloro che erano disponibili a lavorare per la compagnia hanno ricevuto la promessa di assistenza medica gratuita e di scuole, mentre per gli altri il beneficio più tangibile che l’ong è riuscita a trovare sono state sei toilette.

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Bruciare il sottobosco della foresta è la scelta più economica per far posto alla palma da olio

Intanto, dall’isola indonesiana di Sumatra arrivano le notizie della nebbia causata dagli incendi che si verificano ogni estate, a causa delle alte temperature e del clima secco. C’è però un’area, quella del Parco nazionale di Tesso Nilo, istituito nel 2004, che è colpita da incendi sin da maggio e che, come riferisce Le Monde, hanno per lo più origine dolosa, perché bruciare il sottobosco della foresta è la scelta più economica per far posto ad altre colture, in particolare alla palma da olio. Tra il 2000 e il 2012, l’arcipelago indonesiano ha perso più di sei milioni di ettari di foreste vergini, una superficie quasi pari a quella dell’Irlanda. Nel solo Parco di Tesso Nilo, dal 2000 sono andati in fumo più di 47.000 ettari di foresta. La Banca Mondiale ha denunciato sin dal 2012 l’impunità di cui godono questi “delinquenti della deforestazione”, che è stata inserita nel capitolo sulla corruzione.

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Piergiacomo Penati
Piergiacomo Penati
31 Luglio 2015 12:26

Dobbiamo denunciare l’invasione in Africa in Liberia di produttori indonesiani di olio di palma che non esitano a provocare incendi deforestando,uccidendo ogni sorta di animali affamandomi contadini x offrire alle industrie occidentali un olio a basso costo per i loro prodotti.
Leggiamo le etichette e non compriamo più i prodotti dove compare come ingredienti l’olio di palma ,praticamente usi ovunque.
Anche in Camerun aziende cinesi stanno entrando nel business del l’olio di palma….