Olio di palma sostenibile e deforestazione, lo scontro tra produttori finisce in tribunale. Il gruppo malese IOI sospeso dalla Rspo e abbandonato dai grandi clienti
Olio di palma sostenibile e deforestazione, lo scontro tra produttori finisce in tribunale. Il gruppo malese IOI sospeso dalla Rspo e abbandonato dai grandi clienti
Beniamino Bonardi 9 Giugno 2016L’olio di palma sostenibile finisce in tribunale in una disputa senza precedenti, che vede uno dei soci fondatori della Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (Roundtable on Sustainable Palm Oil – RSPO) e la RSPO stessa. Lo scontro avverrà di fronte a una Corte svizzera, a Zurigo.
La vicenda è iniziata il 25 marzo scorso, quando il consiglio d’amministrazione della RSPO, che certifica l’olio di palma prodotto in modo sostenibile, ha sospeso la certificazione dell’olio prodotto da IOI Group, un grande gruppo della Malesia fondatore della RSPO. Le attività illegali di IOI erano state denunciate già sei anni fa in un rapporto dei Friends of the Earth International, intitolato Troppo verde per essere vero. Un anno fa, Aidenvironment, una società no profit di consulenza ambientale che aveva collaborato alla stesura del rapporto 2010, aveva presentato un esposto alla RSPO, accusando IOI Group di aver incendiato foreste e torbiere per far spazio alla coltivazione e di aver violato i diritti dei lavoratori. Il produttore malese è stato riconosciuto colpevole dalla RSPO di aver violato le leggi sulla concessione di terre e sui permessi ambientali, oltre che i principi e i criteri dell’associazione, in relazione alle piantagioni di Ketapang, sull’isola del Borneo, in Indonesia.
Inizialmente, IOI Group ha minimizzato le possibili conseguenze della decisione, affermando che l’olio di palma sostenibile rappresenta meno dello 0,5% del suo giro d’affari. Anzi, il gruppo malese si mostrava preoccupato non per se stesso ma per i suoi clienti e aveva deciso di presentare appello contro il provvedimento di sospensione dalla certificazione RSPO, sostenendo, attraverso la società di raffinazione IOI Loders Croklaan, che questo avrebbe provocato danni agli oltre 300 suoi clienti.
Le sorprese sono iniziate subito dopo, quando grandi clienti di IOI come: Unilever, Kellogg, Mars e Nestlé, hanno annunciato in rapida sequenza la rottura del rapporto di fornitura. Il primo grande gruppo a chiedere l’interruzione della fornitura è stato Unilever (membro RSPO) che utilizza l’8% della produzione mondiale di olio di palma. A seguire è arrivato il comunicato di Kellogg. Al momento il 67% delle forniture di IOI a Kellogg è stato sostituito. Successivamente, anche Mars ha interrotto i rapporti commerciali sino a quando l’azienda risulterà sospesa dalla certificazione. Nestlé, dopo aver interrotto le forniture dalle piantagioni oggetto delle contestazioni, ha giudicato insufficiente il piano d’azione presentato da IOI e ha deciso di cancellare il gruppo malese dall’elenco dei propri fornitori, portando ad esaurimento i contratti esistenti entro la fine di agosto.
Nel frattempo la richiesta di appello avanzata da IOI Group per riottenere la certificazione non ha avuto esito e quindi il gruppo malese ha fatto ricorso al tribunale di Zurigo, sostenendo che il provvedimento di sospensione sia “altamente sproporzionato” rispetto alle violazioni rilevate e non tenga conto del piano di rinnovamento annunciato. Secondo la procedura svizzera, dapprima ci sarà un’udienza davanti a un giudice di pace, che cercherà una conciliazione tra le parti. Se questo tentativo dovesse fallire, si andrà in giudizio.
L’iniziativa legale di IOI Group, ha provocato la reazione negativa di Mondelez International, il grande gruppo statunitense che in Italia possiede vari marchi, come: Toblerone, Oro Saiwa, Milka, Tuc, Fonzies, Ritz, Cipster, Philadelphia, Sottilette, Halls, Hag, Splendid e Fattorie Osella. Secondo un articolo pubblicato da Food Navigator, Mondelez ha chiesto a IOI Group di ritirare urgentemente l’istanza giudiziaria contro la RSPO e di costruire relazioni con gli stakeholder, avviando le necessarie riforme. Mondelez ha dichiarato di essere disposto a riconsiderare il gruppo malese come proprio fornitore quando ci sarà un piano d’azione credibile, con obiettivi chiari.
In questa situazione di tensione, il 9 giugno la RSPO terrà la sua annuale Tavola rotonda europea sull’olio di palma sostenibile a Milano, cioè il Paese in cui l’offensiva contro l’olio tropiale è più forte e sta ottenendo i maggiori successi. Non a caso, un anno fa, il Malaysian Pal Oil Council (MPOC) aveva definito l’Italia “la nuova frontiera della campagna anti olio di palma in Europa”, attaccando Il Fatto Alimentare, Altroconsumo e Coldiretti, accusati di diffondere “falsità e disinformazione”, e chiedendo al governo italiano di “respingere pubblicamente questa campagna dannosa e malevola, priva di rigore scientifico”.
© Riproduzione riservata
Le donazioni si possono fare:
* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare
Così tutti sono informati di cosa succederebbe con il TTIP e simili