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La sostenibilità è possibile? Greenpeace analizza 14 aziende e gli effetti delle politiche “zero deforestazioni”

Greenpeace ha preso in esame 14 aziende – Colgate-Palmolive, Danone, Ferrero, General Mills, Ikea, Johnson & Johnson, Kellogg, Mars, Mondelez, Nestle, Orkla, PepsiCo, P&G e Unilever – per verificare gli effetti delle politiche “zero deforestazione” sulle foreste pluviali indonesiane. Questi marchi si occupano di prodotti che utilizzano l’olio di palma, sia nel settore alimentare sia nella cura della persona e due anni fa annunciarono di voler adottare politiche di sostenibilità ambientale per tutelare le foreste da cui proviene l’ormai famigerato ingrediente.

Il risultato? La maggior parte delle aziende non è in grado di dire quanta parte dell’olio di palma utilizzato provenga da fornitori che rispettano standard di approvvigionamento. Nella sua analisi, Greenpeace ha preso in considerazione tre criteri: approvvigionamento responsabile, trasparenza e riforma del settore. Ferrero è l’unica in grado di ricostruire il percorso di quasi tutto l’olio di palma che utilizza, risalendo fino al campo di coltivazione. Nessuna azienda pubblica un elenco completo dei propri fornitori di olio di palma, anche se qualcuna pubblica i nomi dei principali, così come nessuna pubblica i nomi dei fornitori che ha smesso di utilizzare, perché violavano le politiche aziendali di protezione delle foreste o altre condizioni. Delle 14 aziende analizzate, Colgate-Palmolive, Johnson & Johnson e PepsiCo sono quelle con le performance più deludenti, rispetto alle promesse di “zero deforestazione” fatte ai loro clienti.

Dal 1990 ad oggi, in Indonesia sono andate distrutti 31 milioni di ettari di foreste pluviali, un’area equivalente alla Germania, facendo sì che il paese asiatico sorpassasse il Brasile come Stato con il più alto tasso di deforestazione. A raccontare questo problema ci ha pensato un film documentario del 2009: Green è un viaggio attraverso i ricordi di un orangotango indonesiano in fin di vita, vittima della deforestazione e dello sfruttamento selvaggio delle risorse, che hanno distrutto il suo habitat. Il docu-film è diretto da Patrick Rouxe, vincitore di numerosi premi naturalistici e libero da copyright, che racconta la bellezza e ricchezza della biodiversità delle foreste pluviali asiatiche, e gli effetti devastanti della loro distruzione, finalizzata a liberare terreni per le piantagioni per la produzione di olio di palma, di carta, oltre che per il commercio del legname. Il documentario non ha dialoghi, né voci narranti, ma è giocato tutto sulle emozioni trasmesse dagli sguardi dell’orangotango Green, dai suoni della foresta e dalla sua invasione da parte dell’uomo.

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Andrea
Andrea
13 Marzo 2016 15:48

L’unico olio di palma sostenibile è quello che non c’è.