In Ghana dopo lo scandalo del colorante genotossico e potenzialmente cancerogeno Sudan IV nell’olio di palma l’industria del settore è in difficoltà, anche perché la domanda internazionale è diminuita e i controlli dei paesi importatori sono aumentati. ”Io stesso, all’inizio di quest’anno, ho esportato dei container di olio di palma verso l’Italia e i test sono durati due mesi, prima che le autorità europee consegnassero i miei prodotti al cliente”, ha dichiarato all’agenzia Ecofin Abena Nyamekye, che dirige l’Associazione sviluppo di olio di palma Ghana (OPDAG).
Lo scandalo scoppia lo scorso autunno, quando la Food and Drugs Authority invita i consumatori a non utilizzare l’olio contaminato da Sudan IV ( come emerso dalle analisi condotte dall’Autorità per la sicurezza alimentare su cinquanta campioni venduti nella capitale Accra con il 98% di positività). Il pericoloso colorante viene utilizzato in modo fraudolento nel campo alimentare essendo in genere impiegato per infondere una tonalità rossastra a solventi, cere, oli e lucido per scarpe. In Europa c’erano già stati dei ritiri di olio di palma ghanese per questo problema. Il Fatto Alimentare aveva fatto una segnalazione al Ministero della salute, evidenziando la presenza di diverse marche proveniente dal Ghana, acquistabili da siti internet in lingua italiana e in punti vendita locali, chiedendo in via precauzionale la sospensione delle importazioni. Immediatamente, il centro di riferimento del sistema di allerta di Roma (RASFF) aveva informato le autorità sanitarie regionali invitandole a fare accertamenti per ritirare o richiamare i prodotti interessati. Poche settimane dopo, da Reggio Emilia erano arrivate le notizie dei primi ritiri di olio di palma del Ghana adulterato con il colorante Sudan IV.
Anche l’Indonesia cerca di riconquistare la fiducia internazionale, dopo i gravi incendi, per la maggior parte dolosi, che hanno distrutto foreste pluviali e torbiere del paese, per far posto alle coltivazioni di palma da olio. Il presidente indonesiano Joko Widodo ha annunciato una moratoria nella concessione di nuove terre per l’olio di palma e per le attività minerarie, sostenendo che la produzione dell’olio può aumentare coltivando in modo più intensivo quelle già esistenti. Il presidente indonesiano ha visitato alcuni paesi europei – Germania, Gran Bretagna, Belgio e Olanda – incontrando i capi di governo, ai quali ha espresso la preoccupazione che altri paesi possano seguire l’esempio della tassa progressiva in discussione al parlamento francese, imponendo misure “discriminatorie” sull’olio di palma. Joko Widodo ha incontrato anche le autorità dell’Unione europea e ha emesso una dichiarazione congiunta con i presidenti della Commissione Ue e del Consiglio europeo, in cui si afferma: “Riconosciamo l’importanza dell’olio di palma per entrambe le economie e siamo impegnati a rafforzare la cooperazione nel settore dell’olio di palma sostenibile”.
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atteso, come da numerosi precedenti articoli pubblicati su questo sito, che l’olio di palma sostenibile non esiste, non può certo essere la comunità europea a stabilire quale sarà il tenore del consumo di quest’olio tra i consumatori europei, ma un’adeguata conoscenza dei problemi da parte di quest’ultimi.
Io penso che EFSA, dopo i rilievi di tossicità che la stessa Agenzia ha pubblicato, dovrebbe coraggiosamente ed onestamente ritirare immediatamente l’autorizzazione all’olio di palma, come novel food non pericoloso e vietarne l’impiego nell’alimentazione umana, in particolare negli alimenti per l’infanzia.
Non è un dramma ammettere che si sono sbagliati, lo sarebbe perseverare nell’errore, vista soprattutto la diffusione ed i consumi, continuando a procurare danni alla salute degli europei e dei bambini in particolare.