Wilmar International, che ha sede a Singapore ed è il più grande fornitore globale di olio di palma, di cui controlla circa il 40% del commercio mondiale, è di nuovo nella bufera. Un rapporto di Greenpeace lo accusa di essere ancora legato alla deforestazione, quasi cinque anni dopo essersi impegnato a porvi fine nelle proprie piantagioni di palma da olio e in quelle dei suoi fornitori.
Il dossier di Greenpeace rivela che due aree di foresta a Papua, in Indonesia, grandi il doppio di Parigi, sono state distrutte da Gama, una compagnia che opera nel settore dell’olio di palma, fondata da dirigenti di Wilmar e da loro familiari.
“Le nostre indagini hanno portato alla luce lo sporco segreto di Wilmar. Da anni Wilmar e Gama lavorano insieme, con Gama che fa il lavoro sporco, così le mani di Wilmar rimangono pulite. Ma ora la verità è emersa e il Ceo di Wilmar, Kuok Khoon Hong, deve agire subito per salvare la sua reputazione. Wilmar deve immediatamente tagliare tutti i fornitori di olio di palma che non possono dimostrare che non stanno distruggendo le foreste pluviali”, ha detto Kiki Taufik, responsabile della campagna indonesiana sulle foreste di Greenpeace nel Sud-Est asiatico.
Gama, una delle maggiori compagnie di piantagioni di olio di palma dell’Indonesia, è stata fondata nel 2011 dal co-fondatore e attuale direttore non esecutivo di Wilmar Martua Sitorus e da suo fratello Ganda. Le concessioni di Gama sono possedute e gestite da membri della famiglia di Ganda e Martua Sitorus, tra cui il responsabile di Wilmar per l’Indonesia e il suo vice.
Greenpeace accusa Wilmar di aver venduto l’olio di palma di Gama “in tutto il mondo, inclusi marchi come P&G, Nestlé e Unilever, che non possono lasciare che questo inganno passi indisturbato e non hanno altra scelta che sospendere tutti i rapporti con Wilmar fino a quando questa non sarà in grado di dimostrare che commercia solo olio di palma da produttori responsabili”.
Il giorno dopo la pubblicazione del dossier, Wilmar ha comunicato di aver sospeso le forniture dalle società del gruppo Gama messe sotto accusa da Greenpeace, specificando di non avere alcun controllo o influenza sulla gestione di Gama. Infatti, come riferisce l’agenzia Reuters, il colosso di Singapore afferma che i dirigenti di Wilmar con legami familiari con Gama non detengono alcun potere decisionale o influenza sulla politica di sostenibilità di Wilmar.
Tra la fine del 2016 e la primavera del 2017, Wilmar, che fa parte della Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (RSPO,) era già stata oggetto di due dossier di denuncia. Il primo, di Amnesty International, l’accusava di violazione dei diritti umani dei lavoratori delle sue piantagioni. Il documento evidenziava come spesso l’adesione alla RSPO, l’organizzazione internazionale che dal 2004 riunisce gli operatori della filiera del grasso tropicale e alcune Ong come il Wwf, funzioni come uno scudo per evitare maggiori controlli sulle pratiche delle compagnie che vi aderiscono. Il secondo dossier, dell’organizzazione statunitense Rainforest Action Network, accusava Wilmar di essere coinvolta nella deforestazione illegale a Sumatra, in Indonesia, all’interno dell’ecosistema di Leuser, habitat naturale di orangutan, tigri, elefanti e rinoceronti.
Ora Greenpeace chiede alla RSPO di far rispettare le proprie regole, chiedendo a Wilmar e Gama, entrambe aderenti all’organizzazione, di registrarsi come un’unica compagnia e di sospendere Wilmar fino a che la foresta di Gama distrutta non sarà ripristinata.
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