Riabilitare l’olio di palma? Le grandi aziende ci provano con un documento che non convince: è davvero sano, conveniente e sostenibile? Firma la petizione
Riabilitare l’olio di palma? Le grandi aziende ci provano con un documento che non convince: è davvero sano, conveniente e sostenibile? Firma la petizione
Roberto La Pira 15 Maggio 2015Le grandi aziende dolciarie italiane sono scese in campo per difendere l’olio di palma. Un dossier (e un’infografica) redatta dall’Aidepi (l’associazione che riunisce le principali aziende di dolci e pasta) è arrivato nelle redazioni dei giornali e dei siti internet per riabilitare l’olio più utilizzato in Italia. Il documento è molto articolato e ricco di grafici, anche se mancano risposte ad alcuni quesiti e si evidenziano diverse criticità. Ma vediamo con ordine i vari aspetti.
1) In Italia si consuma poco olio di palma! Questa è la tesi portante del documento Aidepi quando sostiene che ogni italiano attraverso i dolci assume 2,8 g di acidi grassi saturi al giorno. Il dato desta qualche perplessità visto che bastano due biscotti Macine Mulino Bianco, oppure due biscotti Campagnole oppure due biscotti Abbracci sempre Mulino Bianco per raggiungere questo valore. Qualsiasi genitore sa che un ragazzino quando fa colazione mangia come minimo 4 biscotti. Considerando anche una merendina nel pomeriggio e magari una cotoletta impanata si conclude la giornata con 18 g di acidi grassi saturi quasi tutti provenienti dal palma. Ma il calcolo dei grassi saturi non è finito perché bisogna considerare anche i 2,5 g di saturi presenti in una tazza di latte intero, e quelli nascosti nel formaggio, nella carne e in altri prodotti. Troppi.
In un’intervista rilasciata al nostro sito qualche mese fa Laura Rossi, nutrizionista del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (ex Inran) diceva «… il consumo di prodotti con olio di palma dovrebbe essere limitato al massimo a una volta al giorno e se possibile non tutti i giorni […]. Se ne assumiamo a colazione, dovremmo ricordare che abbiamo esaurito le occasioni per la giornata e sostituire gli altri snack con frutta, pomodori ciliegini, frutta secca». Questo per quanto riguarda il consumatore. In linea con i consigli dell’Inran e dell’Aidepi possiamo concludere dicendo che nutrizionisti e aziende come invitano a mangiare al massimo due biscotti che contengono olio di palma durante la prima colazione e poi basta dire stop per tutto il giorno a tutti gli altri prodotti da forno come merendine , snack, grissini, cracker preparati con il grasso tropicale.
2) Olio di palma sostenibile! Questo è il secondo aspetto critico del documento. Secondo Aidepi le aziende associate (Ferrero, Barilla ecc.) impiegano “quasi esclusivamente” palma certificato RSPO, lasciando intendere che in questo modo non si radono al suolo le foreste tropicali dove vivono gli oranghi per lasciare spazio ai palmeti. Non è così. La certificazione RSPO, che comunque riguarda solo il 18% della produzione globale, non serve a limitare la distruzione delle foreste e la scomparsa degli oranghi, visto che i consumi di palma in tutto il mondo aumentano e l’Italia non fa eccezione (+26% solo nel 2014 secondo Istat). In ogni caso la certificazione RSPO, come denunciato da Annisa Rahmawati, rappresentante di Greenpeace Southeast Asia per il settore foreste, in un articolo sul quotidiano britannico Guardian. La nota punta il dito proprio contro l’RSPO, accusato di inaugurare nuove coltivazioni in aree deforestate di recente. In poco più di dieci anni, dal 2000 al 2012, l’Indonesia ha perso oltre 6 milioni di ettari di foresta primaria, ossia quella non ancora intaccata da attività umane e quindi più ricca di biodiversità.
Il documento dice che la resa per ettaro dell’olio di palma è elevatissima rispetto a colza, girasole, arachide e altri oli vegetali per cui serve meno terreno, e questo crea dei vantaggi ambientali. Il dossier però non dice che le foreste distrutte non si riformeranno più e che il mais come pure la soia, sono colture che non comportano la distruzione delle foreste.
3) Non è pericoloso per la salute! Per sostenere questa tesi Aidepi cita uno studio del Mario Negri del 2013 che essa stessa ha finanziato, dove si “ridimensiona il ruolo negativo degli acidi grassi sull’innalzamento del colesterolo” e aggiunge “il contributo degli acidi grassi saturi derivante dal palma presente nei dolci è molto marginale”. Il documento dice che la qualità dell’olio di palma è quella di un olio non peggiore di altri oli vegetali rispetto all’impatto sulla salute. La maggioranza degli studi presi in considerazione non sembra infatti suggerire un ruolo attivo dell’acido palmitico nell’insorgenza di malattie cardiovascolari, soprattutto se si prendono in considerazione persone con buoni livelli di colesterolo e un’assunzione adeguata di acidi grassi polinsaturi. La revisione, inoltre, sottolinea che non ci sono al momento prove scientifiche di un eventuale coinvolgimento degli acidi grassi del palma nell’insorgenza di cancro. Il problema del palma però non riguarda il prodotto in sé come dice anche l’Istituto Mario Negri, ma le quantità esagerate assunte ogni giorno dalle persone a loro insaputa. Visto che questo olio contiene il 50% di grassi saturi, come il burro, occorre limitarne il più possibile la presenza nella dieta scegliendo prodotti palma free, che tuttavia sono poco presenti sugli scaffali dei supermercati. A tal proposito è utile ricordare quanto scritto nelle più recenti linee guida dell’European Food Safety Authority (Efsa) sui livelli di assunzione raccomandata di grassi, e in particolare nel merito dei grassi saturi. L’indicazione per i bambini e gli adulti è assumerne in quantità “più bassa possibile” (**).
Riassumendo il palma se assunto a piccole dosi non dà problemi, ma la quantità ingerita ogni giorno da chi consuma abitualmente merendine, biscotti, snack, creme alla nocciola e qualsiasi prodotto da forno è decisamente elevata e questo fatto può comportare ripercussioni sulla salute.
4) Il palma è un grasso fornito dalla natura! È vero il palma è utilizzato da centinaia di milioni di persone perché ha un alto contenuto di vitamine e sostanze antiossidanti, ma questo vale soltanto per l’olio vergine (un liquido rosso utilizzato soprattutto nei paesi produttori, anche nell’ambito di programmi di salute pubblica che puntano a ridurre le carenze di vitamina A). Quello che mangiamo noi occidentali è un olio raffinato come ha spiegato Renato Bruni, ricercatore in botanica e biologia farmaceutica dell’Università di Parma in un’intervista al nostro sito “Una volta raffinato l’olio di palma perde quasi completamente le sostanze benefiche». Per questo chi si pronuncia a favore del palma nei prodotti industriali tirando in ballo vitamine e antiossidanti si dimostra poco informato.
5) Il palma è l’olio il più consumato al mondo! Le aziende che oggi osannano il palma dicendo che è un prodotto naturale consumato in tutto il mondo, per anni ne hanno nascosto la presenza dalle diciture delle etichette camuffandolo dietro la scritta generica “olio vegetale”. Gli spot del Mulino Bianco e anche quelli della Nutella (che contiene oltre il 30% di palma) mostravano e mostrano ancora le immagini di: latte, farina, nocciole, cacao, zucchero e uova. Il grasso di palma che è un ingrediente importantissimo delle ricette non compare mai. Perché? La risposta è semplice, si tratta di un ingrediente che è sempre stato considerato dai nutrizionisti mediocre per l’eccessiva presenza di acidi grassi saturi. Per questo motivo conveniva nasconderlo negli spot e anche sulle etichette. Se si tratta di un ingrediente buono, naturale che viene consumato in tutto il mondo, perché nella pubblicità non si vede mai?
6) Sostituirlo con il burro. Il dossier spiega che da un punto di vista tecnologico e organolettico conviene usare il palma e non il burro, che ha caratteristiche chimiche simili, ma a livello sensoriale infonde un sapore ai dolci inconfondibile e inimitabile. La distrazione in questo caso è dimenticare che può essere sostituito con olio di mais, girasole, arachide e burro di cacao. Il Fatto Alimentare ha pubblicato 4 articoli dove elenca 180 biscotti, 60 merendine 40 creme di nocciole e 40 snack salati e grissini preparati senza olio di palma. Vuol dire che palma free non è solo un sogno.
7) Sostituire con altri oli vegetali. Il dossier Aidepi a pagina 9 descrive cosa succederebbe sostituendo in tutto il mondo il palma con oli come: colza, girasole, soia e oliva. Nel documento si dice che adesso la superficie di foreste tropicali espiantate per lasciare spazio al palma è pari al 60% del territorio. L’eventuale sostituzione con altri oli comporterebbe un ampliamento della superfici coltivata pari a 3-6 volte il territorio italiano. L’immagine è molto efficace ma alquanto mistificatoria. Secondo i dati Aidepi importiamo il 2% dell’olio di palma mondiale e solo il 21% è destinato al settore alimentare. Considerando questi numeri e facendo due calcoli, si evince che la superficie deforestata per produrre olio di palma alimentare destinato ai nostri prodotti è pari a 1/5 del territorio della Valle D’Aosta. A questo punto la creazione di una filiera italiana di mais, soia o girasole per sostituire il palma, comporterebbe l’impiego di una superficie disponibile sul nostro territorio. L’avvio di nuove filiere produttive nazionali permetterebbe inoltre di ridurre il forte foot print dell’olio tropicale importato via nave dalla lontanissima Malesia.
Chiariti questi aspetti invitiamo nuovamente le grandi marche a diversificare i loro prodotti, dando la possibilità ai consumatori di scegliere liberamente come già stanno facendo molte marche e buona parte delle catene di supermercati. Anche Barilla e Ferrero hanno dichiarato di avere ridotto i quantitativi di grasso tropicale nelle ricette. Abbiamo chiesto dettagli senza grande successo. Il problema non è ridurre il grasso tropicale, ma sostituirlo con altri oli vegetali. Nonostante la campagna di Aidepi siamo ottimisti e confessiamo che ci piacerebbe scrivere un articolo annunciando l’arrivo sul mercato di una nuova edizione di biscotti Macine, Campagnole o Abbracci Mulino Bianco preparati con olio di mais e girasole. Ci potrebbe essere anche una Nutella senza grassi tropicali, preparata con burro di cacao e un quantitativo doppio di nocciole?
(**) Scientific Opinion on Dietary Reference Values for fats, including saturated fatty acids, polyunsaturated fatty acids, monounsaturated fatty acids, trans fatty acids, and cholesterol. EFSA Journal 2010; 8(3):1461.
Le linee guida dell’Inran dicono che i grassi saturi giornalieri non devono superare il 7-10% delle calorie totali assunte in un giorno.
Foto: iStockphoto.com
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Nutella senza olio di palma al 30%? C’è già ed è la crema spalmabile Novi fatta con burro di cacao. Ovviamente è buonissima ma anche costosa rispetto alla Nutella, la Novi è da mangiare almeno una volta nella vita.
Complimenti al puntuale articolo di La Pira.
Come tutte le “versioni di parte” va sempre presa con il beneficio del dubbio. Ma il dato numerico dovrebbe essere incontrovertibile. In un mondo “affamato” se dall’oggi al domani si eliminasse la produzione dell’olio di palma si dovrebbe moltiplicare quella di olio di soia (in grandissima parte OGM) di colza (più “salubre” ?) ovvero aumentare di 20 volte quella di olio d’oliva (batteri pugliesi permettendo) . Si può fare ? Sulla pelle di chi ?
Perché se poi viene meno il consumo “industriale” dei paesi ricchi, gli indigeni cosa mangeranno ?
La nostra petizione invita le aziende a produrre anche biscotti, merendine e altri prodotti da forno palma free. Cosa c’è di sbagliato? Ieri sono andato in un supermercato molto grande ma ho trovato solo un tipo di biscotti secchi senza olio di palma.
Di sbagliato niente. In teoria. Ma di un ragionamento vanno valutate TUTTE le conseguenze, portate fino al loro limite estremo. Se abbiamo un “grasso alimentare” che equivale, come quantità prodotte e consumate, praticamente a TUTTI gli altri grassi alimentari vegetali utilizzati sul PIANETA la sua eliminazione deve essere valutata con estrema attenzione. Per le conseguenze che ciò può avere per chi lo produce e per chi lo consuma (acquistando alimenti low-cost)
Poi ovviamente, noi ricchi e grassi possiamo consumare “di meglio”. C’è da vedere se il pianeta, nel suo complesso può permetterselo. NON è che tutti possono far la spesa al suo supermercato 🙂
Il problema non è eliminare l’olio di palma ma di arginare l’invasione. Questo concetto deve essere chiaro, altrimenti si fanno ragionamenti astratti. Adesso il 90-95% del mercato dei prodotti da forno , merendine, snack e altro contiene olio di palma. Se questa percentuale diminuisce o si ridimensiona vuol dire solo dare la possibilità a chi non ama questo grasso di scegliere.
Come 90-95% ? Se Voi stessi pubblicate una lista di quasi 200 prodotti SENZA olio di palma vuol dire che in Italia sono commercializzati OLTRE 2000 diversi prodotti da forno industriali ?
Appero’. Resta il fatto che di alternative ce ne sono tante, a partire da quella di NON comprare alimenti che lo contengano e/o di prepararsi in casa dolci e biscotti.
Da questo a stravolgere il commercio mondiale … perché noi ricchi e grassi pensiamo che l’olio di palma sia il male ..
Il problema è che i nostri 200 prodotti sono tanti ma rappresentano una quota ridotta del mercato.
Senza contare, MAurizio, l’alternativa più intelligente di cui purtroppo non si parla mai e per la quale non si fanno petizioni, ovvero un programma di educazione alimentare per fare in modo che la gente impari a mangiare…che porterebbe benefici enormi, sul lungo periodo non solo sulle persone, ma su tutto il sistema sanitario nazionale!
Invece, 4 dei 5 nuovi articoli pubblicati, sono contro l’olio di palma e 3 di questi 4 invitano a firmare la petizione. Mentre ancora non ho visto un solo articolo che abbia come argomento principale la richiesta di un programma di educazione alimentare nè tantomeno alcuna petizione per sensibilizzare tale argomento.
Il che è tutto legittimo per carità, ma poco funzionale alla risoluzione del problema…
… mi aspetterei ragionamenti più realistici con numeri ipotesi che considerano sia l’attuale tecnologia di produzione sia l’attuale e il futuro fabbisogno di olii/grassi … e non propaganda.
Per la produzione di alcuni dolci (p.e. sfogliati) servono i grassi semisolidi come il burro e/o l’olio di palma non soluzioni non realmente praticabili come p.e. altri oli vegetali (liquidi) o prodotti non commercialmente sostenibili. … il palma è stata una soluzione industriale all’uso dei grassi idrogenati.
Se la palma non è sostenibile con chi la confrontiamo? Con il burro con l’olio d’oliva, con il girasole? … i numeri dicono che un ettaro di palmetti dovrebbero essere sostituito con ben 7 ettari di girasoli o 10 ettari di uliveti …a scapito di quale spazio/campo/foresta ?
Concordo nel fare più educazione alimentare, per preparare consumatori consapevoli che non si fanno guidare dalla propagande del momento, ma scelgono in modo consapevole.
Lei dice preparare consumatori consapevoli. Bene. Noi lo stiamo facendo dicendo che c’è troppo palma nella dieta degli italiani. Questa e propaganda? Forse qualcuno non lo ha detto fino ad ora chissà perché. Forse si tratta delle stesse persone che ne usano una quantità esagerata in tutti i prodotti.
La Pira, voi state dicendo che c’è troppo palma nella dieta degli italiani infatti è proprio questo il problema…dovreste dire piuttosto che ci sono troppi grassi saturi nella dieta degli italiani, ad esempio. Forse in questo modo chi ha smesso di mangiare Nutella perché ha letto della vostra petizione smetterebbe anche di consumare burro o strutto, magari rinuncerebbe più spesso ai fritti, ai formaggi, alla pancetta, tanto per fare alcuni esempi… Non pensa che veicolare queste informazioni in modo chiaro sarebbe molto più efficace per la formazione di consumatori consapevoli? Perché questa reticenza?
I temi di cui parla sono trattati ogni giorno sul sito. Quando la gente mangia il burro o il lardo o il salame sa che ci sono saturi. Quando mangia biscotti e prodotti da forno invece pensa agli oli vegetali e non ai saturi. Forse perché nessuna azienda lo ha voluto scrivere sulle etichette o dire chiaramente che usava grassi tropicali ricchi di saturi al pari del burro.
Vedi la risposta a Alessandro. Il problema sono i saturi nascosti dalle aziende non quelli visibili.
Ma come si fa a sostenere il burro come alternativa…con il miliardo e mezzo di vacche che abbiamo sulla terra ed il miliardo e passa di pecore ….occupiamo il 70% della superficie agricola del pianeta….per produrre che ? Una quantità di burro che è circa un ottavo dell’olio di palma che a sua volta occupa una superficie dello 0.3% cioè un rapporto di superficie burro/palma di 230:1 … e poi di che cosa parliamo ? della banda del buco che teneva celato il palma negli ingredienti ….e perché ? Perché si vergognavano ? Il palma ha preso il posto dei grassi idrogenati nelle ricette, che erano stati introdotti a loro volta come alternativa vegetale al burro, che era demonizzato perché saturo e ricco di colesterolo, che adesso non si sa chi, non si sa perché, lo si vuole resuscitare dall’oltretomba come alternativa nutrizionale ….ma pensate che abbiamo tutti l’anello al naso ?
Alternativa per i prodotti di qualità sicuramente .Panettone e pandoro sono preparati con il burro e sono i prodotti di eccellenza! Non scomodi la banda del buco ma provi a chiedere a Ferrero , Barilla e tutti gli altri perché hanno nascosto il palma mentre hanno sempre evidenziato latte , farina , nocciole, uova fresche e prodotti di alta qualità nelle pubblicità? Quando le risponderanno invii una lettera che la pubblichiamo.
il Panettone e pandoro sono preparati con il burro solo in Italia.
Forse le aziende non hanno mai indicato l’olio di palma perchè commercialmente non interessava e le regole del gioco lo permettevano!
Non metto in dubbio che era + appetibile la generica dicitura “olio vegetale” …facendo magari pensare all’uso di oli nobili (girasole oliva), Oli che che in realtà non sono utilizzabili in quanto liquidi e meno stabili (… se non con l’idrogenazione)
…ora le regole sono cambiate (reg1169/11) e le aziende si allineano nel dichiarare l’origine del grasso vegetale.
Non condivido queste dietrologie che servono solo per alimentare allarmi …
Il panettone e il pandoro sono prodotti di eccellenza e sono il top della pasticceria industriale mondiale!
Dietrologie è un termine che non mi piace. Ci sono aziende corrette e altre meno e questo va detto. Coca Cola che per anni ha consigliato negli spot alle mamme di dare ai bambini la bibita zuccherata a tavola è una dietrologia? Purtroppo le stesse aziende che prima nascondevano il palma adesso dicono che è l’olio migliore del mondo solo perché sono state costrette a dichiararlo. La sua presa di posizione mi sembra lacunosa quasi come il documento di Aidepi
Lei forse legge in modo superficiale i nostri articoli
Lei forse non conosce le i regolamenti,
All’estero posso produrre Pandori, Panettoni con margarina senza nessun problema…
… si informi visto che ha una certa responsabilità nell’informazione del settore!!! .
Il “ns” dm 22 luglio 2005 vale solo all’interno delle “nostre mura” … per assurdo aziende estere potrebbero produrre Pandoro e Panettoni con margarina e venderli in Italia.
C’è chi lo produce già!
La mia preoccupazione è che PROPAGANDE come quella CONTRO IL PALMA spinta da qualche giornalista stimoli qualche politico Italiano a cavalcare l’onda e fare una legge che varrà (ovviamente) solo per i confini Italiani diventando solo un handicap per le nostre aziende.
Il Panettone e il Pandoro sono solo quelli Italiani, come lo Champagne è solo quello francese senza nulla togliere ai nostri spumanti metodo champenoise. Poi mi scusi ma non facciamo propaganda, ma i giornalisti.
Roberto, io capisco la lotta per l’informazione e sono molto contento che si faccia, però in effetti stiamo calcando un po’ la mano con questa storia.
Lei ha scritto “Io sono sicuro che le aziende volevano nascondere l’olio di palma e so anche il motivo.” però vengono sempre citate le solite 2/3 aziende, ma ci dimentichiamo che anche tutte le altre che adesso fanno le “virtuose”, fino a pochi mesi fa l’hanno nascosto anche loro.
E mi viene da ridere a pensare che adesso sostituiscano il palma perchè folgorate sulla via di Damasco si sono rese conto che è un prodotto con grassi saturi.
Personalmente credo che lo facciamo più per cavalcare l’onda di agitazione che si è creata e che porterà ad un incremento di introiti e non perchè all’improvviso hanno a cuore la salute del consumatore, perchè se no non l’avrebbero mai introdotto.
Mi scusi provi lei a chiedere alle aziende di cominciare a sostituire il palma in un altro modo più gentile e poi ci faccia sapere il risultato . Se non avessimo avviato la petizione non sarebbe successo niente o quasi .
Io non lo metto in dubbio, non confondiamo le cose.
Nessuno dubita dell’utilità della petizione, tanto che l’ho sottoscritta personalmente, ma siccome si para sempre di determinate multinazionali che usano questo prodotto e che complottisticamente l’hanno sempre nascosto, volevo sottolineare che anche TUTTI gli altri produttori che l’hanno e che lo usano ancora fino ad ora l’hanno nascosto esattamente come Ferrero, come Barilla.
il calcare la mano è relativo al fatto che si continua a fare un polverone contro questo prodotto e le aziende che lo stanno togliendo non lo fanno perchè sono buone di cuore, ma perchè gli conviene. E’ la medesima questione di interessi economici.
La Pira, non è così purtroppo! Quanta gente commentando gli articoli contro l’olio di palma sponsorizzava il burro come alternativa, tanto per fare un esempio?! Io me li ricordo quei commenti eh! Quelle persone non hanno ben chiaro evidentemente che le quantità di grassi saturi nel burro sono grossomodo le stesse del palma per il quale hanno firmato la petizione…O un commento che ho letto di recente circa una crema di cioccolato e nocciola che è meglio perchè non usa il palma ma il burro di cacao (e quanti sono i grassi saturi nel burro di cacao!?) Poi magari hanno rinunciato a quei 6-8 biscotti che si mangiavano alla mattina “perchè hanno il palma”, ma non hanno minimamente ridotto formaggi e insaccati dalla loro dieta…Il problema non sono i saturi invisibili, il problema è che la gente comune non sa cosa sono e dove sono i saturi!! Paradossalmente è più facile che il consumatore sia informato sulla quantità di grassi saturi di un prodotto confezionato (visto che ormai quasi tutti mettono la dichiarazione nutrizionale e se non lo fanno, lo faranno comunque a breve) piuttosto che sul formaggio o sulla pancetta o sul salame che magari compra “dal contadino sotto casa”… E questo perchè la gente di nutrizione non sa nulla, perchè nessuno glielo insegna!
Lei sta combattendo un passato fatto di etichette poco chiare (ed è innegabile che il passato fosse come lei lo descrive), ma lo sta facendo fuori tempo, visto che ora le etichette (quelle in regola almeno, ma questo è un altro discorso) sono chiare, sia sull’origine botanica dell’olio vegetale che (e se non ora, tra pochi mesi ormai) sul tenore di grassi saturi presenti!! Non è un problema di etichette, è un problema di formazione…Se mi sveglio il lunedì mattina e 4 dei 5 nuovi articoli su 5 sono contro l’olio di palma, non può dirmi che voi state trattando tutti i giorni gli argomenti che io (come se fosse interesse solo mio poi!!) invoco…state semplicemente scrivendo contro l’olio di palma e state facendo passare il messaggio per chi vi legge che il problema sia solo quello! Lei si chiede perchè le aziende in passavo non lo scrivevano: volevano nasconderlo? può essere, io non lo so. Lo stanno nascondendo ora? No! Non perchè sono diventate virtuose, certo, ma semplicemente perchè non è più concesso loro di nasconderlo, ma ai fini del risultato finale cosa cambia!? E’ in questo contesto che viviamo, non in quello pre 14 dicembre 2014…
Detto questo non vedo la difficoltà di aprire, con la vostra forza, una petizione in favore di un programma di educazione nutrizionale…
Se lei pensa che sia sufficiente indicare sulle etichette olio di palma per fare capire alla gente di cosa si tratti. È un inguaribile ottimista. Io sono sicuro che le aziende volevano nascondere l’olio di palma e so anche il motivo, lo abbiamo scritto più volte ma forse lei. La nostra forza? La ringrazio ma noi facciamo i giornalisti e non i legislatori o i politici .
Ma sta scherzando? Viene a dire a me che penso che basti scrivere olio di palma in etichetta per risolvere il problema?! Ma se ho ormai perso il conto delle volte in cui ho scritto che bisogna mettere in atto un programma di educazione alimentare per rendere i consumatori consapevoli!! Nè ho MAI detto che non si debba parlare del problema palma, ma semplicemente dargli la giusta dimensione.
Lei invece pensa che scrivere 4 articoli consecutivi contro il palma sia la soluzione del problema dei troppi grassi saturi nella dieta degli italiani? Forse l’inguaribile ottimista non sono io…quando poi molti utenti di questo sito (che dovrebbero essere mediamente più informati della gente comune) sostengono la superiorità nutrizionale di prodotti a base di burro e burro di cacao o strutto (!), come se fossero esenti dal problema dei grassi saturi!
Il motivo per cui le aziende nascondessero il palma non è rilevante ai fini pratici della dieta degli italiani, non crede?! Serve solo a confermare la “non trasparenza” (peraltro in conformità con le leggi allora vigenti) delle aziende in questione che è un altro tema importante, ma che non c’entra con gli aspetti nutrizionali. Detto questo, la metta come vuole, ma lei con la sua continua domanda retorica “perchè lo nascondevano?” si ostina a parlare al passato di un problema passato…Parlarne adesso…cui prodest?
Alessandro, se oggi si parla di olio di palma é forse anche perché da 5 mesi Il Fatto Alimentare pubblica qualche articolo. Questa campagna e le 140 mila firme raggiunte hanno stimolato siti, tv e giornali a scrivere. L’input però è in qualche nodo collegato alla nostra campagna.
Riporto fedelmente:
“Alla domanda: l’olio di palma fa male? La risposta del Dr. Berrino riassunta qui:
Se mangiate bene, e mangiate carne rossa e salumi solo ogni tanto, non preoccupatevi dell’olio di palma. È certamente un olio saturo, un po’ peggiore del burro, ma preoccupatevene soprattutto se la vostra alimentazione è già ricca di grassi saturi.”
Vuoi vedere che anche stavolta una sana via di mezzo è un compromesso accettabile?
Ma come si fa a sostenere il burro come alternativa…con il miliardo e mezzo di vacche che abbiamo sulla terra ed il miliardo e passa di pecore ….occupiamo il 70% della superficie agricola del pianeta….per produrre che ? Una quantità di burro che è circa un ottavo dell’olio di palma che a sua volta occupa una superficie dello 0.3% cioè un rapporto di superficie burro/palma di 230:1 … e poi di che cosa parliamo ? della banda del buco che teneva celato il palma negli ingredienti ….e perché ? Perché si vergognavano ? Il palma ha preso il posto dei grassi idrogenati nelle ricette, che erano stati introdotti a loro volta come alternativa vegetale al burro, che era demonizzato perché saturo e ricco di colesterolo, che adesso non si sa chi, non si sa perché, lo si vuole resuscitare dall’oltretomba come alternativa nutrizionale ….ma pensate che abbiamo tutti l’anello al naso ?
Ciao Roberto, io scrivo da Campobasso, Molise. Nella catena distributiva preferita della mia città, Supermercari Dok – IperFamila, ho trovato una marca di biscotti senza olio di palma (utilizza olio di girasole): Forno DiLeo. I prodotti sono buoni e anche convenienti.
Gentile Antonella, grazie per la segnalazione. Nella tabella dei biscotti infatti sono presenti le referenze dell’azienda che non contengono olio di palma.
Considerato che l’olio di palma contiene grassi saturi quanto il burro, potendo scegliere, è preferibile mangiare prodotti confezionati con burro: il gusto è migliore.
Che il gusto sia migliore è soggettivo, non è scontato.
In particolare, per certe preparazioni è meglio un gusto neutro piuttosto di uno forte, ad esempio l’olio di girasole rispetto all’olio extravergine di oliva. Ci sono prodotti dove il “sapore” del burro o dell’olio evo è un plus, altri dove non necessariamente lo è…
Se parliamo di dolci non sono d’accordo il burro e la panna sono prodotti di eccellenza
La Pira, io non ho scritto citato dolci, nè rispondevo ad un intervento dove si parlava di dolci… Il mio era un discorso generale per dire che non necessariamente il burro è sempre meglio ai fini del risultato finale così come non necessariamente lo è l’olio evo in altri contesti…A maggior ragione poi se, come scrive Maria Camera, il senso preso in analisi è forse il più soggettivo in assoluto: il gusto.
E’ lecito tuttavia che alcuni possano preferire prodotti dolciari preparati senza burro (magari proprio perchè preferiscono un sapore meno pronunciato) senza che necessariamente debbano essere considerati consumatori ignoranti o di serie b…
Analogamente non è detto che una Nutella con il doppio delle nocciole sia automaticamente “più buona” proprio perchè il piacere è soggettivo…Quello che invece è oggettivo è che, sicuramente una Nutella fatta con il burro di cacao e il doppio di nocciole come da lei auspicato nell’ultima parte dell’articolo non sarebbe più sana rispetto a quella attuale…visto che (ipotizzando di sostituire semplicemente gli ingredienti attuali senza modificare la composizione, stiamo giocando, no?) avrebbe ancora più grassi saturi (quelli del burro di cacao rispetto al palma e quelli della doppia razione di nocciole)!!
Ma non diceva che il problema erano i grassi saturi nascosti!? Con il burro di cacao sono meno nascosti!?
L’analisi sensoriale è una scienza e il gusto o il giudizio organolettico contrariamente a quello che lei dice non sono “soggettivi ” ci sono panel test riconosciuti per l’olio extra vergine ad esempio. Il cioccolato buono, così come la crema di nocciole buona si riconoscono al palato e la scelta degli ingredienti è fondamentale.
Io mi riferivo soprattutto ai dolci, ma sono molte le preparazioni di cucina in cui il sapore del burro fa’ la differenza.Non volevo comunque fare un trattato sulle differenze del senso del gusto nella popolazione : ognuno può provare a sostituire il burro con l’olio di palma (se lo trova in vendita) , e apprezzarne le differenze. Riguardo alla crema Novi confrontata con la Nutella, per me vince la Novi 10 a zero :anche qui, è sufficiente un “assaggio comparato”.
Mi sembra di aver letto che l’olio di palma ha qualche responsabilità anche nell’insorgenza del diabete di tipo 1. Ricordo male? Se sì, in base a quale “meccanismo”? Grazie
L’analisi sensoriale è una cosa, il parere della signora Maria o del signor Alessandro, che viene espresso all’atto dell’acquisto, è un’altra cosa. Quindi dire che l’analisi sensoriale esprime un risultato oggettivo in quanto scientifico è corretto. Dire che il gusto di un singolo individuo non sia soggettivo è invece errato.
Così come un conto sono i panel composti da giudici qualificati e un conto sono i panel utilizzati per ottenere indicazioni sul gradimento di un prodotto e composti da persone comuni. Hanno diversa composizione perchè diversi sono gli obiettivi che si pongono.
Ammesso e non concesso quindi che un panel di giudici qualificati possa “premiare” una ricettazione con percentuale doppia di nocciole nella crema (ed è tutto da dimostrare perchè non è scontato che l’aumento della quantità dell’ingrediente aumenti automaticamente anche la qualità del prodotto, nè che l’obiettivo del committente del panel sia quello di ottenere un prodotto dove l’aroma della nocciola debba essere preponderante) non necessariamente questa crema “top quality” avrebbe poi il gradimento dei consumatori che potrebbero preferire un prodotto con una percentuale di crema minore e premiare quindi, al netto del marketing, un’altra marca. La qualità oggettiva di un prodotto è differente dalla qualità percepita di quello stesso prodotto.