Una sostanza dell’olio d’oliva migliora alcune patologie collegate all’obesità nei bambini. La scoperta dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Una sostanza dell’olio d’oliva migliora alcune patologie collegate all’obesità nei bambini. La scoperta dei ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Valeria Nardi 21 Gennaio 2019Una sostanza derivata dell’olio di oliva migliora alcune patologie collegate all’obesità nei bambini. Si tratta dell’idrossitirosolo che fa parte della famiglia dei fenoli, dei composti chimici presenti in diversi alimenti e bevande (olio, vino, ecc.) capaci di inibire i processi ossidanti. La scoperta si deve all’ultimo studio condotto da medici e ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e pubblicato sulla rivista Antioxidant and Redox Signaling.
Gli studiosi sono partiti dai dati preoccupanti relativi a sovrappeso e obesità che anche in Italia hanno raggiunto numeri molto preoccupanti, visto che coinvolge quasi un adulto su due (il 45,1%), mentre il 21,3% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,3% è obeso.
Focalizzando l’attenzione sui bambini che presentano una situazione di eccesso ponderale, si assiste anche all’aumento di casi di fegato grasso o steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Si tratta della patologia cronica del fegato più frequente nel mondo occidentale che in Italia interessa il 15% dei bambini, con punte dell’80% tra i bambini obesi.
Questa malattia è quasi sempre asintomatica ma comporta delle serie complicanze come l’ipertensione arteriosa, con ipertrofia del ventricolo sinistro del cuore fino a veri e propri problemi cardiovascolari, oppure l’insulino-resistenza (primo step verso il diabete tipo II).
Lo studio del Bambino Gesù ha coinvolto 80 bambini obesi ai quali era stata diagnosticata una condizione di fegato grasso, suddivisi in due gruppi da 40. Al primo sono stati somministrati 7,5 mg di idrossitirosolo (HXT) e 10 mg di vitamina E, al secondo un placebo.
A quattro mesi di distanza e senza modificare il regime alimentare è stato possibile osservare tre importanti risultati nel gruppo sottoposto all’integrazione dietetica: un grande miglioramento dei parametri di stress ossidativo (problema risolto in 3 bambini su 4); il miglioramento dell’insulino resistenza e il miglioramento della steatosi epatica che nel 60% dei casi si è risolta.
Va detto che questi benefici non si possono ottenere dal consumo diretto dell’olio di oliva tale e quale a causa dell’elevato apporto calorico, ma il fenolo deve somministrato dopo essere stato isolato dalle altre componenti.
«Si tratta di sostanze assolutamente naturali – spiega il professor Valerio Nobili, responsabile di epatologia, gastroenterologia e nutrizione del Bambino Gesù – che possono essere integrate nella dieta dei bambini obesi per combattere le complicanze dell’obesità come lo stress ossidativo (invecchiamento cellulare, danno delle pareti delle arterie e vene) l’insulino resistenza e la steatosi epatica. Il trattamento può essere prescritto da tutti i pediatri che hanno in cura questi bambini».
Visti gli ottimi risultati non resta che attendere l’inserimento nei protocolli di cura ufficiali di un’integrazione con idrossitirosolo.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione