Obesità e sovrappeso: in Italia i dati migliorano ma è sempre epidemia. Incidono le cattive abitudini alimentari, poco movimento e anche l’eccessivo riscaldamento a casa
Obesità e sovrappeso: in Italia i dati migliorano ma è sempre epidemia. Incidono le cattive abitudini alimentari, poco movimento e anche l’eccessivo riscaldamento a casa
Redazione 11 Ottobre 2013In Italia, il 33,1% della popolazione è in sovrappeso (41% degli uomini e 25,7% delle donne) e il 9,7% è obesa. Sebbene gli ultimi dati del progetto “Okkio alla Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità siano lievemente incoraggianti, i livelli di sovrappeso e obesità in età infantile restano elevati. Il fenomeno è più diffuso al Sud (in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata riguarda più del 40% del campione), dove alcune abitudini alimentari e la scarsa percezione del fenomeno depongono a sfavore. La rilevazione, che è a carattere biennale, è alla terza edizione e coinvolge 46.492 bambini appartenenti a 2.623 classi di terza elementare. Dai dati 2012 risulta che il 22,1% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso rispetto al 23,2% del 2008/09 (-1,1%) e il 10,2% in condizioni di obesità, rispetto al 12% del 2008/09 (- 1,8%).
La causa di questo problema è nota soltanto in un ridotto numero di casi: inferiore al 5%. Infatti l’obesità – definibile in presenza di un indice di massa corporea superiore a 30 – ha un’origine multifattoriale: la predisposizione familiare esiste (almeno 40 i geni coinvolti), ma un ruolo cruciale è giocato dagli stili di vita, condizionati dalle pubblicità che “spingono” i consumi di prodotti non propriamente salutari. Si stima che il 50% delle responsabilità della malattia ricada sui geni e l’altra metà dipenda da fattori ambientali: tra cui la dieta, ovviamente, è al primo posto.
Ma c’è anche un aspetto nuovo, di certo non il principale seppur curioso e interessante, legato alle elevate temperature raggiunte nelle abitazioni e negli uffici. Con 20-21 gradi all’interno, rispetto ai 19 consigliati, si ridurrebbe la “spesa energetica” del nostro organismo, al punto da favorire l’aumento del peso. «Il troppo caldo fa male perché la quantità di calorie che la persona brucia per mantenere la temperatura corporea a 37 gradi si riduce se quella nell’ambiente è più elevata e più vicina a quella corporea», afferma Paolo Cavallo Perin, ordinario di medicina interna all’Università di Torino e autore di uno studio sull’argomento su International Journal of Obesity. Un’altra ricerca, condotta fra gli adolescenti sempre nel capoluogo piemontese, aveva inoltre già permesso di capire che nell’età della crescita il sovrappeso non è associato al numero di snack che i ragazzi consumano, ma al fatto che chi mangia più di tre merendine al giorno è anche più sedentario. «In altre parole l’obesità dipende dalle calorie totali assunte e consumate, non dal numero di pasti consumati».
Dagli Stati Uniti all’Europa, passando anche per i Paesi meno ricchi: da quelli dell’Europa dell’Est all’intera fascia mediorientale. L’obesità segue un trend di crescita a tutte le latitudini. Per questo l’obiettivo dell’Obesity Day 2013 (10 ottobre) è di inquadrare l’emergenza su larga scala, per affrontarla con scelte di pianificazione sanitaria e sociale. «La società contemporanea fornisce un’ampia gamma di occasioni per consumare cibi e bevande – spiega Giuseppe Fatati, direttore della struttura di diabetologia, dietologia e nutrizione clinica dell’ospedale di Terni e coordinatore dell’Obesity Day -. Si moltiplicano le circostanze che possono condurre al cosiddetto “iperconsumo passivo”, in cui non ci si accorge di mangiare prodotti ad alta densità energetica e in quantità eccessiva».
Negli ultimi 50 anni molto è cambiato. Lo dicono i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: gli obesi sull’intero pianeta sfiorano la quota di due miliardi, la metà dei quali hanno sviluppato questa condizione soltanto dopo il 1980. Negli ultimi trent’anni sono mutati i costumi e i comportamenti alimentari. Basti pensare a bevande zuccherate, energy drink e junk food, entrati a “gamba tesa” sul mercato in appena tre lustri attraverso massicce strategie di marketing mirate ad aumentarne i consumi. O al graduale e inesorabile incremento delle porzioni.
Più che pensare ai rimedi, dunque, è la prevenzione la strategia più efficace da mettere in campo. Su questo gli specialisti sono concordi: un adeguato percorso di educazione alimentare, soprattutto tra i più piccoli, e il rispetto di una dieta di tipo mediterraneo possono ridurre l’insorgenza di nuovi casi di obesità e di tutte le malattie a essa correlate.
Fabio Di Todaro (Twitter @fabioditodaro)
© Riproduzione riservata
Foto: Photos.com