Sabato 10 luglio 2015 in un’intervista pubblicata sulle pagine del quotidiano la Repubblica e sul sito Giovanni Ferrero (amministratore delegato unico della Ferrero), descrive le prospettive di mercato e le nuove acquisizioni dell’azienda piemontese. Nell’intervista il giornalista Paolo Griseri fa una domanda su Ségolène Royal che invitava a non mangiare la Nutella per combattere la deforestazione provocata dalle coltivazioni di olio di palma. Ferrero prima dice che la sua azienda ha fatto molto sulla tracciabilità dei prodotti e nel rapporto con le popolazioni delle località di produzione, e spiega che il loro welfare viene esteso il più possibile ai collaboratori nei paesi di produzione delle materie prime. Fin qui tutto bene, la sorpresa arriva con la risposta alla domanda successiva “Queste scelte eviteranno la deforestazione per utilizzare l’olio di palma negli alimenti?”
“Con le conoscenze scientifiche di oggi – spiega Ferrero – possiamo limitare la deforestazione, non eliminarla. Il potere nutritivo dell’olio di palma è sette volte superiore a quello di altri oli e la popolazione mondiale sottonutrita è di 850 milioni di persone”.
Capire la risposta di Ferrero è molto difficile. Anche volendo sfogliare con attenzione i libri di chimica e biochimica non si trovano argomenti a supporto di una simile tesi. Nessuno ha mai scritto che il potere nutritivo dell’olio di palma è sette volte superiore a quello di altri oli. Il potere nutritivo degli oli di semi è praticamente uguale e le uniche differenze importanti riguardano la composizione in acidi grassi. Queste sostanze grasse per essere commercializzate in occidente devono essere prima estratte con solventi e poi deodorate, deacidificate e decolorate. Alla fine del processo industriale si perdono inevitabilmente le vitamine e, per quanto riguarda le calorie si ottengono oli del tutto simili, come si può leggere su qualsiasi manuale.
Resta il ministero delle parole di Giovanni Ferrero che forse sono il frutto di una certa confusione, giustificata dal voler a tutti i costi difendere un olio che tante perplessità ha sollevato. Nutella infatti pur ritenendo il palma un olio con potere nutritivo sette volte superiore, sino a pochi mesi fa non lo indicava sull’elenco degli ingredienti in etichetta, usufruendo della possibilità prevista dalla legge per tutte le aziende alimentari.
Dopo gli improbabili articoli del professore Giorgio Calabrese su Io Donna e Famiglia Cristiana a favore dell’olio di palma e le parole di Giovanni Ferrero che attribuiscono al grasso vegetale caratteristiche miracolose sconosciute ai comuni mortali c’è da chiedersi chi sarà il prossimo protagonista di questa antologia dell’assurdo.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Non capisco perché si debba oscillare infantilmente fra la definizione di ” porcheria ” e quella di ” sette volte più nutritivo ” ( questa, poi, e addirittura comica……) : l’olio di palma è un grasso vegetale ottimo per l’alimentazione, ma è quasi tutto saturo e ora sappiamo che dei grassi saturi ne dobbiamo mangiare in quantità moderata, il che contraddice l’abuso che ne fa l’industria alimentare e sappiamo che non possiamo impedire che moltissimi ragazzi si riempiano la pancia di nutelle e dolciumi…….. Questo è l’unico motivo di allarme che riguarda il grasso in se’. C’ è da dire, poi, che mentre il burro e lo strutto( egualmente ricchi di saturi ) sono alimenti quasi del tutto non manipolati, l’olio di palma e di cocco lo sono, invece, anche troppo ! Quasi tutto il burro e lo strutto è stato sostituito dal grasso di palma edi cocco , perché SONO ENORMEMENTE PIÙ ECONOMICI e perché si trovano in Paesi miserabili che possiamo sfruttare e maltrattare…. La deforestazione è la conseguenza, visto che sono Paesi senza diritti !!!!!!
Dicano quel che vogliono, ma ormai ho imparato a leggere gli ingredienti: Nutella non entra in casa.
E questa è la migliore risposta a chi guadagna proponendo prodotti con (a volte come ingrediente principale) olio di palma.
Ben detto
Se non fosse tragico, sarebbe tutto molto comico.
Semplifico e banalizzo: l’industria alimentare si arricchisce propinandoci alimenti che ci nutrono facendoci ammalare, mentre l’industria farmaceutica si arricchisce propinandoci farmaci che promettono di guarirci dai danni provocati dall’industria alimentare. Probabilmente, oltre alla deforestazione e allo sfinimento delle risorse naturali, viene il sospetto che alla base dello sviluppo economico ci sia il poco, quasi nullo, rispetto per la vita degli esseri viventi.
Ma, ripeto, è solo un sospetto.
Ormai la maggior parte dei prodotti alimentari contiene purtroppo olio di palma, ed in fatto di sottonutrizione di tante popolazioni, se vero e testato fosse il fatto che l’olio di palma è 7 volte più nutriente di altri, allora queste popolazioni forse avrebbero qualche speranza in più di nutrirsi , ma, Ferrero, che io sappia, non produce prodotti di prima necessità che andrebbero a migliorare la vita di quella povera gente, quindi penso proprio che l’azienda Ferrero intanto inizi a fare del suo sostituendo l’olio di palma con un altro ingrediente !!! e …. il battito di ali di farfalla “Nutella” si riperquoterà per il tutto il pianeta !!!!!
E pensare che siamo cresciuti a pane e Nutella! Mi chiedo come mai , con tante chiacchiere sulla ‘ unicità e tipicità della Nutella , la presenza di questi grassi non è mai emersa e , come
ha pensato il suo ideatore-un italiano abituato a burro e olio evo- a considerare tra hai ingredienti un olio che non appartiene alla nostre tradizione gastronomica
Cara Drasp, è proprio come dici tu; in nome del dio denaro si è sempre fatto così e pure peggio.
Solo noi ci possiamo difendere, informandoci (anche grazie ad informatori come Il Fatto alimentare) e usando di conseguenza una grandissima arma che abbiamo in mano: il nostro portafoglio.
Se stiamo a guardare tutti gli ingredienti di tutto quello che abbiamo in dispensa e dovessimo scartare quelli “imbarazzanti” rimarrebbe vuota. Ormai o ti fai tutto in casa o accetti l’industriale. W la Nutella
“Per Elisa”
Nel mondo c’è chi si arrende e chi combatte per se e per chi si arrende.
Tra non comprare più nulla facendosi tutto in casa e chiudere gli occhi su tutto, c’è una saggia via di mezzo di scegliere senza farsi scegliere.
Un minimo d’impegno per noi stessi, i nostri figli ed il futuro della civiltà a cui apparteniamo.
Gentile collega,
Ho letto con interesse i rilievi che muovi alla mia intervista a Giovanni Ferrero nella parte che riguarda l’utilizzo dell’olio di palma. Purtroppo non c’è alcun miracolo da annunciare e siamo dunque costretti a fare i conti con la dura realtà. La frase misteriosa che citi è, per la verità, abbastanza chiara a tutti coloro che si occupano di questi argomenti. Le caratteristiche dell’olio di palma rendono conveniente la sua coltivazione perché ha una resa sette volte superiore ad altri oli vegetali come il girasole e addirittura nove volte rispetto all’olio d’oliva. Questo significa che è necessaria una porzione di terreno sette o nove volte inferiore per ottenere la stessa produzione. Con la conseguenza che la temuta deforestazione necessaria a produrlo è sette volte inferiore. Con una popolazione mondiale in continua crescita e un numero crescente di persone che escono dalla fascia della povertà assoluta, grazie all’odiata globalizzazione, risparmiare terreno per le colture può essere una buona idea. Che non risolve i problemi ma prova ad attutirne la portata. Per tutte queste ragioni è evidente che il “potere nutritivo” cui fa riferimento Giovanni Ferrero nell’intervista fa parte di un ragionamento socio-economico e non nutrizionale. Grazie per l’attenzione, Paolo Griseri.
Gentile Griseri,
in questo mestiere le parole hanno un senso soprattutto se si tratta di un’intervista esclusiva a tutta pagina di un personaggio molto importante. Le affermazioni di Giovanni Ferrero non sono chiare e quella che ci propone lei è un’interpretazione interessante ma poco condivisibile. La resa dell’olio di palma è sicuramente un fattore importante, ma la differenza sostanziale con mais, girasole e altri oli di semi è che queste piante non si coltivano deforestando le aree tropicali della Malesia e dell’Africa (continente in cui è prassi delle multinazionali appropriarsi dei terreni in modo illegale, o quantomeno poco etico e attraverso il land grabbing). Risparmiare terreno, deforestando in modo selvaggio a discapito della fauna, della biodiversità e dell’ambiente è una buona soluzione per le aziende e i governi che ci guadagnano, ma non certo per la popolazione e per la Terra. Misurare la convenienza del proprio business senza valutare l’impatto ambientale come fa Giovanni Ferrero che si limita a confrontare i metri quadrati, è un modo elementare di fare valutazioni socio economiche che non è più accettato dalla società civile. Da un imprenditore che gestisce la più importante azienda del settore ci si aspetterebbe qualcosa di più.
Da quando ho imparato a leggere le etichette sugli alimenti sono rimasta stupita dell’uso così diffuso di questo olio praticamente stà dappertutto !!!!!io personalmente cerco di evitare questi cibi x me e x miei bambini quindi niente merendine o biscotti confezionati e nutella raramente meglio ciambellone fatto in casa e pane e marmellata!!!!!