integratori supplementi integratori di ferro pastiglie pillole capsule Depositphotos_146245847_L

Nel mondo circa una persona su quattro (1,92 miliardi individui) ha una carenza di ferro, che può sfociare in un’autentica anemia. E questo accade nei paesi più poveri, dove alimenti quali le carni rosse, i legumi o i cereali integrali (tra le principali fonti alimentari di ferro) non sono facilmente disponibili, ma anche in quelli più ricchi, dove gli squilibri della dieta possono portare a uno stato carenziale.

Per cercare di abbassare il numero di persone che si trovano in carenza di ferro, se possibile dimezzando entro il 2030 almeno quello delle donne in età fertile (15-49 anni), un terzo delle quali è anemico, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consiglia di ricorrere, in prima istanza, ai cibi fortificati. Aggiungere ferro agli alimenti in forma di solfato o altri sali non è però un approccio ottimale, perché l’assorbimento effettivo è sempre molto scarso e perché i sali sono poco graditi a causa del loro retrogusto metallico. In alternativa si possono assumere integratori orali che, però, sono anch’essi poco assorbiti e possono dar luogo ad accumuli di ferro nel fegato e a effetti collaterali quali la diarrea. Nei casi più gravi si ricorre invece a una somministrazione per via endovenosa, non esente da rischi, e da praticare sempre in un ambulatorio medico.

avena cereali integrali carboidrati Depositphotos_204471756_L
L’avena è un cerale presente in tutto il mondo, estremamente digeribile e quasi del tutto insapore e inodore

Ora però l’integrazione di ferro potrebbe diventare molto più facile, grazie a un composto messo a punto dai ricercatori del Politecnico di Zurigo ETH guidati da Raffaele Mezzenga, che sembrano aver superato la maggior parte dei limiti delle formulazioni attuali, e che grazie alla loro idea, già brevettata in Europa e negli USA, si sono guadagnati le pagine di Nature Foods.

Le fibre di avena in versione nano

Il segreto del successo del nuovo integratore è nella fibra naturale utilizzata: quella di avena, un cerale non solo presente in tutto il mondo, ma anche estremamente digeribile e quasi del tutto insapore e inodore. I ricercatori elvetici hanno ottenuto delle nanofibrille, cioè molecole lineari dal diametro di pochi milionesimi di millimetro, e le hanno ricoperte con un sale di ferro anch’esso in dimensioni nano, con l’aggiunta di ascorbato di sodio per stabilizzare il legame. Il risultato è una polvere solubile priva di odori e sapori specifici, che può quindi essere sciolta in acqua o altre bevande, oppure utilizzata per fortificare gli alimenti.

Dopo aver eseguito una serie di test in vitro, gli autori hanno verificato l’assorbimento in una cinquantina di donne thailandesi anemiche di età compresa tra i 18 e i 45 anni. Alle partecipanti è stato chiesto di assumere acqua o altre bevande oppure un alimento in cui era stata sciolta una quantità di polvere corrispondente a quattro milligrammi di ferro, cioè un quantitativo simile a quello che si somministra con i cibi o le bevande fortificati. Quindi l’assorbimento riscontrato nelle donne che avevano assunto avena è stato confrontato con quello di altre volontarie che avevano assunto il classico solfato di ferro.

Il risultato è stato più che positivo, perché l’assorbimento del ferro nell’avena è stato del 46,2%, contro il 26,3% del solfato di ferro: l’aumento è stato quindi del 76%. Leggermente più basso quello visto con l’integratore sciolto in un alimento solido, ma pur sempre con un aumento del 65% rispetto al solfato. Inoltre, composti realizzati con altri sali hanno mostrato (nei modelli animali) di assicurare una biodisponibilità compresa tra il 75 e il 77% (negli alimenti solidi o in acqua) in più rispetto ancora a quella del solfato.

Meno anemia per tutti

Le nanofibrille di avena sembrano quindi avere caratteristiche ideali per agire da trasportatori di ferro, e lo stesso potrebbe probabilmente accadere con altri minerali che possono dare luogo a carenze come lo zinco: sono in corso studi. È infatti l’idea delle nanofibrille a essere vincente, perché in passato lo stesso gruppo aveva effettuato test con alcune nanofibrille derivate dal latte, ottenendo anche in quel caso risultati incoraggianti. Il passaggio all’avena è stato fatto per la maggiore sostenibilità del cereale e per il fatto che un prodotto di questo tipo può essere apprezzato anche da vegetariani e vegani, che sono anche tra i più esposti al rischio di anemie.

L’apporto giornaliero raccomandato di ferro è di 18 milligrammi al giorno per le donne prima della menopausa, e di 11 mg per gli uomini. Nonostante questo si stima che il 15% dei maschi sia in carenza di ferro. Analogamente, gli anziani possono sviluppare un’anemia a causa di varie patologie o per una dieta non adeguata: il problema riguarda dunque tutti, per motivi diversi.

E tutti potrebbero affrontarlo assumendo una polvere inodore e insapore, aggiunta all’acqua oppure mischiata con alimenti quotidiani.

© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos.com


3 2 voti
Vota
Iscriviti
Notificami
guest

0 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
0
Ci piacerebbe sapere che ne pensi, lascia un commento.x