Compresse bianche rovesciate da un flacone di plastica arancione su superficie azzurra; concept: integratore alimentare

I farmaci anti-obesità della famiglia dell’Ozempic (semaglutide), da somministrare per via iniettiva, potrebbero aver già superato il momento di massima espansione. Nuove molecole e nuove formulazioni potrebbero infatti prenderne il posto perché, a parità di efficacia, assicurano una gestione più semplice. 

Inoltre, dall’Italia arrivano i primi dati, molto incoraggianti, su una molecola del tutto nuova, che sfrutta un meccanismo d’azione molto diverso rispetto all’attivazione dei recettori di GLP-1 data dalla semaglutide, e sulla quale al momento è in corso una sperimentazione clinica di fase 1.

Una pastiglia contro l’obesità

C’è un farmaco, in particolare, che sembra vicino all’approvazione: l’orforglipron di Eli Lilly. Anche se dotato di effetti leggermente meno potenti rispetto alla semaglutide, ha lo stesso meccanismo d’azione. E ora gli ultimi dati, pubblicati sul New England Journal of Medicine mostrano che il bilancio complessivo è positivo.

Nello studio, oltre 3.100 pazienti reclutati in nove Paesi, con obesità ma senza diabete 2, sono stati trattati con tre dosaggi (6, 12 e 36 milligrammi) di farmaco o con un placebo al giorno per 72 settimane. Alla fine, i tre gruppi di trattamento hanno avuto una diminuzione del peso rispettivamente del 7,5, dell’8,4 e dell’11,2%, mentre con il placebo solo del 2,7%.

Una donna in sovrappeso o con obesità seduta sul letto prende una pastiglia di farmaco o integratore con un bicchiere d'acqua; concept: farmaci antiobesità
Diverse aziende farmaceutiche stanno sperimentando con successo farmaci anti-obesità in formulazioni orali

Nel dosaggio più alto, però, più di un terzo dei partecipanti ha ottenuto un calo superiore al 15%, e un quinto del 20%, cioè del tutto simile a quello che si ha con l’Ozempic e gli altri farmaci della stessa classe. Inoltre, sempre in questo gruppo, il 54,6% ha avuto un calo almeno del 10%. Anche con l’orforglipron, poi, si sono visti i vantaggi sulla pressione, sui valori dei grassi nel sangue, su quelli degli zuccheri e su quelli dell’infiammazione tipici di questi farmaci.

I vantaggi dell’assunzione orale

Gli effetti collaterali sono stati del tutto simili a quelli già noti con gli agonisti di GLP-1 iniettabili, soprattutto a carico dell’apparato gastrointestinale. Nello studio, una percentuale di pazienti compresa tra il 5,3 e il 10,3% ha interrotto le cure a causa dei fastidi, come avviene con l’Ozempic. Il quadro è dunque molto simile, ma i vantaggi di un’assunzione orale sono evidenti. Ed è probabile che l’approvazione giunga presto.

Se la Eli Lilly punta sull’orforglipron, Novo Nordisk, che produce l’Ozempic, cerca di non rimanere indietro, e investe su una nuova formulazione della semaglutide, anch’essa orale. Sullo stesso numero del New England Journal of Medicine sono stati pubblicati i primi risultati ottenuti su 200 pazienti cui erano stati somministrati 25 mg al giorno. Dopo 64 settimane, la perdita di peso rispetto al gruppo trattato con il placebo era del 13,6% e anche gli altri parametri erano in linea con quanto atteso. Ciò fa pensare che l’azienda danese vada avanti con i test con lo scopo di arrivare a una formulazione diversa da quella classica.

Donna in sovrappeso, con pancia scoperta e pantaloni slacciati tiene in mano autoiniettore di Ozempic o altro farmaco antidiabetico; concept: obesità, diabete, semaglutide, liraglutide
Una startup italiana sta testando un nuovo tipo di farmaco contro l’obesità, che agisce su una molecola di miRNA

L’alternativa italiana contro l’obesità

Esistono però anche altri approcci, uno dei quali, considerato tra i più promettenti, è incentrato su una piccola molecola di RNA (miRNA) chiamata miR22. Questo frammento di materiale genetico è importantissimo per tutta la regolazione del metabolismo: è quello che viene chiamato un master controller, cioè uno dei regolatori principali di intere cascate di fenomeni metabolici. Nello specifico, regola il modo con cui l’organismo usa e immagazzina i grassi, rimodella il grasso nei tessuti (le proporzioni di quello bruno e di quello chiaro) e modula l’attività dei mitocondri, le centrali energetiche di tutte le cellule. 

Data la sua importanza, la start up torinese Resalis Therapeutics, fondata da Riccardo Panella, ha pensato di intervenire su di esso, per avere unna sorta di azzeramento e poi una ripartenza del metabolismo corretto, grazie a un farmaco sperimentale che lo blocca, chiamato RES-010. All’ultimo congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD), svoltosi a metà settembre a Vienna, Panella ha presentato i dati preclinici, che hanno reso possibile l’avvio della fase 1 delle sperimentazioni sui primi 80 volontari, al momento in corso nei Paesi Bassi.

I primi risultati

Nei modelli animali il farmaco, somministrato per iniezione sottocutanea una volta alla settimana per cinque mesi, ha assicurato una perdita di peso del 12%, simile quindi a quella degli agonisti di GLP-1. A differenza di ciò che accade con questi ultimi, però, il peso non è tornato quello di prima alla sospensione del trattamento, e gli animali non hanno mostrato effetti sulla fame o sul cibo consumato. Inoltre non ci sono state conseguenze sulla massa muscolare o sulle ossa, mentre si è vista una chiara ridistribuzione positiva dei tessuti adiposi. Questo conferma che il RES-101 modifica il metabolismo, garantendo effetti stabili, e non interviene sulla fame e la sazietà. La sua efficacia, poi, è stata confermata in esperimenti nei quali è stato somministrato insieme alla semaglutide, perché anche in quel caso lo stop non è stato associato a un recupero ponderale che ci si sarebbe aspettati con la sola semaglutide. 

Il passaggio successivo è stato nei primati non umani: dopo dieci settimane, le scimmie avevano perso il 15% di peso, e solo l’1% di massa muscolare, mentre i controlli avevano perso il 16% di peso, ma ben l’8% di massa muscolare. Le premesse sono quindi incoraggianti. I primi risultati della fase 1 sui volontari sono attesi per l’inizio del 2026.

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Maurizio Bosio
Maurizio Bosio
9 Ottobre 2025 10:37

Da una parte i consumatori che mangiano e propinano ai figli junk food E poi diranno che la colpa non è il loro malsano stile di vita, ma é una malattia e che ci possono fare.
Da una parte i produttori di questi junk food che diranno, come cercano di dire da anni, che la colpa dell’obesita che si diffonde a macchia d’olio è una malattia e loro ci possono fare poco.
Da una parte le industrie farmaceutiche che hanno trovato (accelerando guarda caso in questo momento in cui la platea di utenti aumenta ogni giorno la ricerca perché prima invece questa malattia non esisteva? Forse faceva meno business) un nuovo mercato molto promettente e vicino a casi in cui la cura è necessaria faranno iniziative per spingere il concetto del rapporto obesità/malattia (magari genetica) come ho visto già in alcuni convegni.
Quindi cosa stiamo a fare articoli contro l’obesità e su come la prevenzione aiuta e non mangiare certi cibi e fare attività fisica vale più di una iniezione o pastiglia o compressa
Tempo perso. Ormai chi ne soffre si convincerà (a prescindere che sia effettivamente malato o meno) una malattia e basta la pastiglia. Troviamo la cura e via tutto risolto con buona pace (finalmente) delle industrie e degli obesi con i loro malsani stili di vita e i loro (e nostri) problemi futuri per il SSN.
Invece di chiederci e fare iniziative concrete e incisive su lobby varie e consumatori , non i soliti bla bla al vento, come mai si è arrivato a questa epidemia di obesità che continua, come continua l’aumento delle allergie….. Mah.