Il successo planetario dell’olio di palma ha forse raggiunto il culmine. Si tratta di un olio poco costoso e molto versatile visto che si usa nel settore alimentare, in quello cosmetico, per i prodotti per la casa e anche nella produzione di biodiesel.
Negli alimenti può venire impiegato al posto dei grassi idrogenati, ormai in disuso in quanto associati ai temuti acidi grassi-trans (TFA’s). L’attenzione é ora concentrata sulla sostenibilità, a fronte del rischio che – per fare fronte a una domanda in continua crescita – le piantagioni di palma possano essere estese in aree dove attualmente ci sono giungle e foreste tropicali (Indonesia e Malesia sono i primi produttori seguiti dall’Africa occidentale). Nel 2004 i produttori e gli utilizzatori industriali di olio di palma hanno fondato una Ong internazionale “Roundtable on sustainable palm oil” (Rspo) per promuovere l’uso di corrette pratiche agricole, garantire la sostenibilità ambientale e tutelare i diritti delle comunità indigene.
Nel 2009 il Wwf ha pubblicato una classifica degli utilizzatori di olio di palma, accusando alcuni gruppi della grande distribuzione organizzata (Spar International, Auchan, Aldi, Metro) di acquistare quote marginali di olio “sostenibile”. Il documento citava gli esempi positivi e gli impegni assunti da alcuni gruppi industriali per dimostrare che è possibile e doveroso agire per garantire la provenienza della materia prima da filiere controllate ed ecologiche. I colossi Nestlé e Unilever si sono già attivati per garantire l’utilizzo esclusivo di olio “Certified sustainable palm oil” entro il 2015, sulla scia di Ferrero e United Biscuits (GB). In seguito a un recente rapporto di Greenpeace, poi, gruppi come la catena di fast-food Burger King hanno comunicato al secondo produttore al mondo di olio di palma, PT Smart (Indonesia), di interrompere i loro rapporti di fornitura sino a quando otterranno garanzie in merito al fatto che nessuna piantagione contribuisca alla deforestazione.
Prevedibile ma incoraggiante la reazione di PT Smart: “Abbiamo commesso alcuni errori, ma ci stiamo dando da fare per correggerli e recuperare la fiducia dei nostri clienti”. In parallelo alcuni tra i più importanti utilizzatori di olio di palma – grazie ai certificati verdi “Green palm”, approvati dalla “Roundtable on sustainable palm oil” (Rspo) – finanziano progetti di riequilibrio dei costi socio-ambientali legati allo sfruttamento della palma, con attività quali a esempio la riforestazione di talune aree del Borneo. Memorie di Salgari…
© Riproduzione riservata. Foto: Fotolia
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade