pollo crudo tagliere macellaio

polloL’abuso di antibiotici negli allevamenti intensivi e i sempre più frequenti allarmi sull’antibiotico-resistenza hanno spinto i ricercatori di tutto il mondo a cercare soluzioni alternative. Tra i metodi proposti per sostituire i farmaci antibatterici negli allevamenti intensivi figurano anche le nanoparticelle di argento, di cui però mancano ancora gli studi di sicurezza. Per questo motivo, l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha cercato di capire se possano esserci dei rischi per i consumatori, in uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Agricoltural and Food Chemistry.

Il potere antibatterico dell’argento è noto da tempo, tanto da essere comunemente usato, per esempio, per controllare la carica batterica negli spazzolini da denti. Di recente, però, si è scoperto che, se usato in forma di nanoparticelle con dimensioni comprese tra 1 e 100 nanometri (da 40 a 80 mila volte più sottile di un capello), ha un’efficacia ancora maggiore.

Negli ultimi anni però si sono moltiplicati gli studi che hanno messo in luce la capacità delle nanoparticelle, ad esempio quelle di biossido di titanio, di penetrare nell’organismo e accumularsi in organi e tessuti, dove possono avere effetti dannosi. I ricercatori dell’IZSVe si sono chiesti quindi se anche le nanoparticelle di argento utilizzate nell’allevamento dei polli possono accumularsi nella carne e nelle uova, finendo così sulle tavole dei consumatori.

 

Per quantificare l’entità di un’ipotetica esposizione dei consumatori, i ricercatori hanno somministrato  alle galline ovaiole sei dosi di nanoparticelle di argento di 20 nanometri di diametro in tre settimane. Successivamente in laboratorio si è proceduto con l’analisi di muscoli, fegato, reni e delle uova per vedere se queste particelle si accumulano, utilizzando diverse tecniche, tra cui la microscopia elettronica.

I risultati hanno evidenziato la presenza di nanoparticelle di argento nel fegato e, in misura minore, nel tuorlo delle uova. Non sono state trovate particelle nei muscoli, nei reni e nell’albume. Insomma, la possibilità di un bioaccumulo nella carne e nei derivati degli animali trattati con queste particelle esiste e questo studio lo dimostra. Di conseguenza, le nanoparticelle potrebbero finire anche nel nostro corpo attraverso le uova. Resta ancora un dubbio: quale rischio corriamo?

© Riproduzione riservata

[sostieni]

0 0 voti
Vota
2 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
ezio
ezio
17 Giugno 2018 11:21

La potenzialità delle nanoparticelle è enorme ed ancora quasi tutta da scoprire, ma la ricerca ne ha compreso alcune delle possibili applicazioni e freme per realizzarle.
Questa dell’argento è una delle primissime applicazioni in campo sanitario e microbiologico, dove l’impatto con gli organismi viventi può essere molto positivo, ma anche molto rischioso se non si conoscono ancora tutti i possibili/probabili effetti collaterali.
Sarebbe consigliabile attendere ed incrementare gli studi in corso delle agenzie per la sicurezza alimentare, in modo da non creare prima il problema e scoprirne dopo le conseguenze; come solitamente accade nel campo della cenerentola prevenzione.

Orval87
Orval87
20 Giugno 2018 16:50

Non capisco perchè la gente continui a comprare quei polli da due soldi….chiaramente non è minimamente interessata a sapere come crescono, e chiaramente non si è mai informata su come invece cresce (e in quanto tempo) un vero pollo ruspante sano.
Se poi non ci si può permettere il costo di un vero pollo (che visti i tempi di crescita non può essere economico), meglio o mangiarlo di rado o mangiare legumi. Di sicuro scelte migliori e più sane.
Ma la gente si sa come ragiona oggigiorno…