Quando si legge di un nuovo caso di Mucca pazza come è successo in America nei giorni scorsi c’è sempre un brivido di paura. Così è capitato in California dopo la scoperta di una vacca da latte di dieci anni colpita dalla malattia.

Si tratta del quarto episodio di BSE negli Stati Uniti. L’annuncio è stato dato ufficialmente dal Ministero dell’Agricoltura (USDA): il testo precisa che la carne dell’animale non è entrata nella catena alimentare. Le indagini di laboratorio hanno dimostrato che si tratta di una forma atipica di BSE chiamata L-type, la stessa scoperta dal Centro di Referenza nazionale per la BSE dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino nel 2004. Anche due dei tre precedenti casi identificati negli U.S.A  appartenevano a queste forme atipiche che colpiscono animali vecchi. Si tratta di casi sporadici con una bassa incidenza.

 

La persistenza di queste patologie giustifica la necessità di non interrompere la sorveglianza nei confronti della malattia. I laboratori statunitensi sono stati preparati a riconoscere la BSE atipica proprio dal CEA nell’ambito di un progetto finanziato dall’USDA.

 

In Europa le imponenti misure adottate per controllare la BSE hanno portato a un drastico calo (nel 2011 i casi registrati  sono stati 28). In  Italia l’ultimo episodio risale al gennaio 2011 e si è trattato di una forma  atipica di BSE (L- type). Da quando è scoppiata la vicenda Mucca pazza, nel nostro paese (vedi tabella  sotto) sono stati condotti 6,9 milioni di test rapidi, riscontrando 145 casi.  Di questi, 5 si possono associare alla forma atipica di BSE rilevata nella mucca americana nei giorni scorsi. Il sistema di sorveglianza adottato dal 2001, prevede il test per tutti i capi di bovini al sopra dei 72 mesi.

 

 

Roberto La Pira

 

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