Mozzarelle di bufala campana fatte in Australia, Cina e Giappone. Ma ci sono anche quelle indonesiane incartate in gusci colorati che ricordano i famosi formaggini Babybel (vedi foto sopra). Sono solo alcuni degli esempi di contraffazioni riscontrate dal Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop nel corso delle attività del settore vigilanza, che rivela come nell’ultimo anno i casi di frode e di violazione siano aumentate, soprattutto online.
Nel corso del 2020, sono stati individuati e analizzati circa 3.500 link con un riferimento al marchio e alla Mozzarella di bufala campana Dop. Più di otto violazioni su dieci sono state riscontrate dal Consorzio tra i vari marketplace (47%) e siti di e-commerce (36%). Un canale particolarmente “prezioso” per queste attività illecite però è quello dei social media, che permettono da un lato la promozione dei prodotti contraffatti e dall’altro la vendita diretta attraverso i marketplace: in totale il 31% delle potenziali violazioni esaminate è avvenuta su un social, con Facebook e Instagram in testa. Una percentuale ridotta di casi, invece, ha riguardato siti e domini.
La grande maggioranza delle violazioni esaminate è rappresentata dall’uso non autorizzato dei loghi e dei marchi relativi alla Mozzarella Dop, pari all’86% del totale, quasi nove casi su dieci. Il restante 14% si divide tra veri e propri tentativi di contraffazione (13%), domini contenenti il marchio della Dop (1%) e soltanto tre casi di concorrenza sleale. Gran parte delle irregolarità avviene all’interno dell’Unione Europea, soprattutto in Italia, ma anche nei mercati cinesi e statunitensi.
Non c’è solo il mondo digitale però. Nonostante le difficoltà e le restrizioni dettate dalla pandemia, sono proseguiti anche i controlli degli ispettori del Consorzio, che hanno svolto ben 2.361 azioni di tutela del prodotto Dop.
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Comprare le mozzarelle su internet e come inserire stechiometria alle elementari. Ci vuole del coraggio.