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iShot è un energy drink venduto in bottigliette da 60 ml che ricordano gli “sciottini” di alcolici

È stagione di bibite e le aziende colgono l’opportunità per lanciare – o rilanciare – bevande dalle proprietà energetiche e/o salutiste cercando di attribuire qualità miracolose o riconoscimenti non confermati. Oggi parliamo di iShot e Outox, due bevande “funzionali”, a breve sul mercato italiano, e che suscitano qualche perplessità.

 

iShot è un energy drink proposto in una bottiglietta minuscola (60 ml) che ricorda forse gli “sciottini” di alcolici con cui il sito dell’azienda suggerisce di consumarlo (pratica ritenuta pericolosa da molti esperti).  Secondo i produttori si tratta di “una miscela unica energizzante composta da Vitamine B, Aminoacidi, Antiossidanti, Ginseng Siberiano, Tè Verde, L-Carnitina, Guaranà e Caffeina”, con un  contenuto di caffeina di 120 mg (una tazza di caffè ne contiene circa 85 mg).

 

Il peggio è che iShot è presentato come “il primo energy drink a ricevere l’autorizzazione dal Ministero della salute”. La cosa ci ha stupito, visto che questi prodotti sono in genere classificati come integratori o alimenti e non necessitano di apposite autorizzazioni, e abbiamo chiesto chiarimenti al Ministero.

 

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iShot è presentato come “il primo energy drink a ricevere l’autorizzazione dal Ministero della salute”

La risposta della Direzione Generale per l’Igiene degli Alimenti e della Nutrizione è stata che, in ambito comunitario, “Gli Energy drink presentati in unità di consumo come lattine o contenitori da 60 ml sono commercializzati usualmente (…) come integratori alimentari, mentre gli Energy drink in lattine da 250 ml o di volume superiore sono commercializzati come alimenti”. iShot sarebbe quindi un integratore e in quanto tale non sottoposto ad autorizzazione ma ad una semplice procedura di notifica. “Appare evidente che rivendicare l’ottenimento di una “autorizzazione ministeriale” nel caso di un prodotto “notificato” è una modalità di comunicazione ingannevole nei confronti del consumatore”, prosegue la nota della Direzione Generale, che ci ha comunicato di essersi attivata per far eliminare dal sito di iShot tali affermazioni. “Ulteriormente ingannevole è poi, – prosegue la nota, – la correlazione proposta tra tale presunta autorizzazione e caratteristiche di “qualità”, che devono essere comuni a tutti i prodotti presenti sul mercato, e addirittura di “genuinità”, di cui non si comprende il significato data la natura del prodotto”.

 

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Outox appartiene alla famiglia dei “safety drink” che dovrebbero limitare gli effetti del consumo di alcolici

Outox, invece, disponibile in alcuni punti vendita e pubblicizzata sui social network, appartiene alla famiglia dei cosiddetti safety drink: bibite che affermano di limitare gli effetti del consumo di alcolici e le conseguenze di una bevuta. Di cosa si tratta esattamente? Il sito Usa descrive Outox come “una bevanda zuccherata leggermente gasata con un piacevole sapore di Tutti Frutti”. La lattina da 250 ml – venduta a 1,95 euro circa – è una bomba zuccherina al sapore di chewing gum, con un apporto calorico di 82 calorie per 100 ml, e un’aggiunta di aromi e coloranti.

Secondo le informazioni riportate sul sito la bibita “riduce la concentrazione di alcol nel sangue e ne accelera lo smaltimento, – oltre a diminuire – gli effetti “post-bevuta” quali mal di testa, difficoltà di concentrazione, riflessi rallentati”. Non a caso sulla lattina è disegnato una specie di “Pac-Man” nell’atto di ingoiare tre bicchieri.

 

Ideata nel 2004 dal belga Marc Smaele dei laboratori Upsa, la bibita ha avuto una storia lunga e contrastata; non è mai riuscita davvero a decollare ed è stata più volte ritirata dal commercio. Inizialmente è stata commercializzata in Canada e Giappone e distribuita in altri Paesi ma solo in occasione di eventi. Nel 2005 è stata temporaneamente distribuita in Italia, e sanzionata per pubblicità ingannevole dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

 

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Non esistono prove convincenti sugli effetti della bibita, che invece potrebbe incrementare il consumo di alcool

Nel 2010 la bevanda è stata lanciata in Francia, presumibilmente in versione leggermente modificata e Il Fatto Alimentare se ne era occupato, rilevando l’inaffidabilità delle promesse (leggi anche qui). Dopo il lancio sono seguite polemiche che hanno portato a modificare i claim presenti sull’etichetta. I critici sostengono che non esistono prove convincenti degli effetti dichiarati dalla bibita, mentre invece potrebbe incrementare un consumo indiscriminato di alcool. «Da tempo il fruttosio è usato ad alte dosi e per via endovenosa per trattare il coma etilico, ma non ci sono studi seri che dimostrino il suo effetto per via orale sull’eliminazione dell’alcol» ha spiegato al quotidiano Liberation, Charles Mercier-Guyon, membro del Consiglio medico della sicurezza stradale.

 

Paola Emilia Cicerone

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iShot: Informazioni nutrizionali

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