Microsensori biodegradabili per misurare la temperatura degli alimenti freschi: si potranno ingerire insieme al cibo. I risultati di una ricerca del Politecnico di Zurigo
Microsensori biodegradabili per misurare la temperatura degli alimenti freschi: si potranno ingerire insieme al cibo. I risultati di una ricerca del Politecnico di Zurigo
Beniamino Bonardi 16 Ottobre 2017Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Zurigo ha messo a punto dei microsensori ultrasottili, biocompatibili e biodegradabili, da applicare sugli alimenti per misurare la temperatura dei prodotti alimentari freschi lungo la filiera. I sensori sono in grado di trasmettere i dati via Bluetooth a un computer in un raggio di 20-30 metri. Ma la vera novità è che possono essere ingeriti insieme al cibo.
I modelli attualmente utilizzate per controllare la temperatura nel circuito della disribuzione contengono spesso metalli dannosi per la salute umana e per l’ambiente, e quindi non sono adatti a entrare in contatto diretto con il corpo umano. I nuovi microsensori sviluppati dai ricercatori del Politecnico di Zurigo, descritti in modo accurato dalla rivista Advanced Functional Materials, contengono un filamento elettrico superfine incapsulato in un polimero compostabile ricavato da amido e mais di patate. Il filamento è composto da magnesio, biossido di silicio e nitruro, sostanze innocue per l’essere umano. Come spiegano i ricercatori, il magnesio è un componente importante della nostra dieta, mentre l’anidride siliconica e il nitruro sono biocompatibili e si dissolvono nell’acqua.
I nuovi microsensori sono più sottili di un capello (16 micrometri di spessore contro circa 100) e sono flessibili, senza che ne siano danneggiati e senza conseguenze negative sulla funzionalità. Sono lunghi pochi millimetri e pesano non più di una frazione di milligrammo. Nella loro attuale formulazione, si dissolvono completamente in una soluzione salina all’1% in 67 giorni.
Giovanni Salvatore, che ha guidato la ricerca, ipotizza l’applicazione nella filiera del pesce catturato in Giappone e destinato all’Europa, per assicurare, attraverso il monitoraggio, il mantenimento di una temperatura corretta durante la conservazione.
Attualmente, la produzione di microsensori biocompatibili è molto lungo e costoso, e sono necessari ulteriori ricerche per trovare sorgenti di energia biocompatibile. Tuttavia, secondo Salvatore, i nuovi microsensori potrebbero diventare parte della vita quotidiana nel giro di cinque-dieci anni, a seconda dell’interesse che sarà dimostrato dall’industria, e potranno essere utilizzati per misurare non solo la temperatura ma anche la pressione, l’accumulo di gas e l’esposizione ai raggi ultravioletti.
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ma siamo matti?!? io non voglio ingerire alcun microsensore!
“Il filamento è composto da magnesio, biossido di silicio e nitruro, sostanze innocue per l’essere umano. Come spiegano i ricercatori, il magnesio è un componente importante della nostra dieta, mentre l’anidride siliconica e il nitruro sono biocompatibili e si dissolvono nell’acqua.”
Interessante ricetta … ma se è composto da magnesio, biossido di silicio e nitruro, da dove spunta d’improvviso l’anidride siliconica?
E poi, nitruro di cosa?
E che forma di magnesio?
E che cavolo sarebbe questa anidride siliconica?!
Mai sentita nominare!
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È nitruro di silicio: Si3 N4
Ad ogni modo, ingeriti assieme ai cibi, NO, applicati ai cibi!
Sono considerati innoqui e sono biodegradabili, ok, ma questi sensori sarebbero applicati ai cibi, come ad una mela, al pesce, all’esterno come una normale etichetta di carta o di plastica.
Poi, sono si molto sottili, ma sono però molto larghi, grandi proprio come le etichette talvolta applicate alle mele, banane, ecc.
Questa ricerca ha da fare ancora molta ricerca, che ci sia un italiano od un giapponese.
Questi sensori non funzionano da soli per opera dello Spirito Santo che sta nei cieli … serve un’apposito trasmettitore decodificatore, collegato al sensore, per inviare i dati wireless e magari già che ci siamo anche una batteria per farlo funzionare.
Anche quella potrebbe essere facilmente biocompatibile, all’aroma di limone, o al kiwi, acidi sono, ma il TX?
Non vedo come potrà mai esserlo, sarà destinato a rimanere esterno all’alimento e certamente non edibile!