
Sono 50 mila le persone che in Italia hanno aderito alle dieta “Mi Piace Così” lanciata nel maggio 2020. In Francia dove il servizio è disponibile da molto più tempo e si chiama “Comme j’aime” le persone coinvolte sino ad ora sono quasi 500 mila. “Mi Piace Così” ha rivoluzionato il mondo delle diete dimagranti per il tipo di proposta innovativa. Il programma prevede l’invio a casa di tutti i pasti, già pronti, necessari per seguire la dieta. Questo approccio, supportato da massicce campagne pubblicitarie e da testimonial come Katia Ricciarelli e Alfonso Signorini ne hanno decretato il successo.
La formula è semplice. Dopo aver visto lo spot si telefona al numero indicato e, nell’arco di pochi minuti, entri in contatto con uno dei 50 nutrizionisti (tutti regolarmente iscritti all’albo) che collaborano con Mi piace così. Da questo momento la persona che risponde diventa l’assistente con cui interloquire ogni 20 giorni per aggiornare la situazione per chiedere lumi, modificare il programma.

Il colloquio telefonico preliminare è lungo, perché l’assistente deve capire la tipologia del soggetto che vuole perdere peso, lo stile di vita, le abitudini alimentari, le patologie, le intolleranze, le allergie, le criticità dell’attuale dieta, oltre che conoscere i cibi indesiderati e anche le aspettative. C’è chi chiede di perdere tanti chili subito e in fretta, chi fa programmi a lunga scadenza, chi vuole solo perdere la pancetta. Il colloquio è abbastanza accurato, anche se come tutte le cose al telefono presenta limiti oggettivi. Alla fine il nutrizionista definisce un profilo, fissa i chili da perdere ed elabora un programma che varia da un minimo di 30 giorni a qualche mese, e annuncia la spesa da sostenere che oscilla intorno ai 600 euro al mese.
Le informazioni e le regole da seguire sono chiare. I pasti giornalieri che arriveranno a casa sono quattro (colazione, pranzo, merenda e cena). Sono preparati in un centro cottura francese, ed essendo sterilizzati o disidratati si possono tenere fuori dal frigorifero. La lista dei piatti si ispira alla Dieta Mediterranea e comprende un centinaio di proposte visibili sul sito. In questo modo nell’arco di un mese non si mangia mai la stessa pietanza. Secondo Mi Piace Così il 95% dei clienti perde peso e non ha la sensazione di essere a dieta.

Detto ciò sembrerebbe di aver di fronte la formula vincente per dimagrire bene, in fretta e senza patire la fame. In realtà seguire il programma e conseguire i risultati non è scontato. Il primo ostacolo da affrontare è il costo non proprio alla portata di tutti. La pubblicità dice 3,35 € a pasto. Fatti bene i conti si tratta di una spesa di circa 600 € al mese (anche se ci sono dei piccoli sconti). La seconda difficoltà riguarda la qualità e la bontà del cibo confezionato. Prima di tutto va detto che i quattro pasti giornalieri devono essere integrati con latte, yogurt e, in aggiunta bisogna pensare anche a frutta e verdura. La frutta è inclusa nel pacchetto ma viene proposta sono forma di puree, ed è insufficiente per raggiungere le cinque porzioni quotidiane raccomandate dalle Linee guida per un sana alimentazione degli Italiani e anche dall’OMS.
Per valutare la bontà dei pasti abbiamo chiesto a Mi Piace Così di inviarci una prova dopasti pronti per una settimana. Avremmo potuto fare la stessa cosa iscrivendoci al programma che prevede l’invio (e il pagamento) di un mese di pasti, con la possibilità di restituire dopo sette giorni il pacco con le razioni non consumate, e ottenere il rimborso completo della spesa. In questo caso bisogna però spedire a proprie spese al mittente un pacco di circa 25 kg.

Prima di assaggiare i pasti arrivati in redazione, abbiamo provato a compilare la scheda che compare sul sito per calcolare l’indice di massa corporea (IMC). L’esito è stato preoccupante perché, pur avendo la persona un indice di massa corporea pari a 20,1 (cioè normopeso) le è stato suggerito che poteva comunque perdere 5 chili seguendo il programma di Mi piace così, nonostante anche nella tabella sia indicato che l’IMC ideale è 21.

I nostri giudizi
Tutti i piatti che arrivano a casa sono senza coloranti, senza olio di palma e senza esaltatori di sapore o aromi artificiali e secondo Mi Piace Così sono ispirati alla Dieta Mediterranea. L’altra cosa da evidenziare è la presenza sulla confezione dell’etichetta a semaforo Nutri Score sempre di colore verde. L’apporto calorico giornaliero previsto attraverso l’assunzione dei 4 pasti previsti varia da 1200 a 1500 calorie. Si tratta d’un valore ridotto rispetto alle 1500 a 2000 kilocalorie indicate per la donna e fino a 2500 per l’uomo. Questo vuol dire che la dieta garantisce un certa restrizione calorica.
A questo punto riportiamo alcuni giudizi assegnati dalla redazione ai vari piatti dopo l’assaggio. Si tratta di pareri evidentemente privi di valore statistico. Le criticità del menu riguardano soprattutto la texture degli ingredienti e gli accostamenti. In quasi tutti i piatti provati i cereali e il riso sono insipidi e gli accompagnamenti troppo liquidi. Qui di seguito alcuni dei piatti che abbiamo assaggiato:
Puree di patate liofilizzato (voto 7) buono
Cereali per la colazione (voto 7) buono
Biscotti (voto 6) sufficiente
Lasagne (voto 8) ottimo. Non sono come quelle italiane, manca besciamella e formaggio, solo lasagne e ragù e lenticchie foto ingannevole
Tonno alla mediterranea (voto 7) buono. È più un sugo arricchito che un secondo piatto, mancano zucchine, riso e quinoa insipidi.
Legumi con riso in salsa provenzale (voto 4) scarso. Sugo acidulo, insipido e troppo liquido.
Pollo in salsa agro dolce (voto 5) mediocre. Pollo con troppo intingolo, riso è insipido. La salsa agrodolce sa solo di aceto.
Pollo alla basca con riso (voto 6) sufficiente. Pollo gommoso, troppo brodoso e riso bollito da ospedale.
Purea di frutta (voto 6)
Un’altra criticità del sistema Mi Piace Così è la poca sostenibilità della dieta. Ammesso che si riesca a perdere i chili programmati il problema è come riuscire a mantenere il peso forma. Una volta finito il pacco dei piatti pronti chi si metterà ai fornelli di casa per preparare quei piatti? Si tratta di domande lecite perché Mi Piace Così non educa le persone verso uno stile alimentare adeguato.
Dopo un mese di dieta non si impara a mangiare correttamente come invece cerca di fare una dieta come Weight Watchers. È un metodo per perdere chili che può funzionare, sapendo che c’è il rischio concreto di riprenderli in fretta. Sarebbe interessante monitorare le persone che hanno aderito al programma, e vedere se a distanza di 12-24 mesi i chili persi sono stati ripresi o si è mantenuto il profilo acquisito a fine dieta. Al riguardo abbiamo chiesto un parere alla nutrizionista Abril Gonzales che pubblicheremo nei prossimi giorni.
La pubblicità è ingannevole?
Un altro problema riguarda il messaggio pubblicitario che lascia intendere facili e immediate soluzioni al problema dei chili di troppo. Nel 2021 lo spot pubblicitario di Mi Piace Così in onda su La 7 è stato censurato dal Comitato di controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria perché “enfatizza eccessivamente le promesse di risultato vantate, potendo creare eccessive aspettative nei consumatori, oltre che accreditare comportamenti scorretti dal punto di vista salutare.

La sentenza prosegue sostenendo che “Lo spot illustra il caso di una perdita di 23 kg in 4 mesi, un dato francamente eccessivo, anche tenuto conto delle più recenti linee guida per una sana alimentazione del CREA (2018), che ribadiscono che la perdita media di peso di un chilo a settimana rappresenta, in genere, un tetto da non superare. Anche la modalità di comunicazione adottata, basata sull’enfasi posta sulla quantità di chili persi e sulle testimonianze “prima e dopo”, risulta eccessivamente illusoria.”
Ci sono altri due elementi da evidenziare che non ci sembrano corretti. Si tratta dell’attuale spot su Facebook che nelle immagini propone tutti i piatti che arrivano a casa per una settimana (le stesse immaginassi trovano nel sito). In diverse immagini si vedono frutta e verdura e bicchieri di latte e yogurt che in realtà non sono nel set dopasti che vengono recapitati a casa.
L’altra cosa che abbiamo rilevato è che le immagini sulle confezioni dei pasti a volte sono ingannevoli. Quando si apre la vaschetta delle lasagne (fra i piatti da noi giudicati ottimi) è inevitabile una certa delusione perché l’aspetto è completamente diverso. La stessa cosa è successo per il riso alla basca (vedi foto sotto).

Altre due cose da sapere. Se non si è contenti il sito prevede uno spazio dove le persone possono dibattere e criticare. Inoltre quando si sigla il contratto bisogna stare attenti a non autorizzare il rinnovo automatico per il secondo mese. In ogni caso l’accordo si può disdire entro 14 giorni dall’ordine.
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interessante spiegazione, utile, …. ma non è chiaro perchè se ne parla…. sembra più un supporto che un ragguaglio
Per un sito che si chiama Il Fatto Alimentare e che ha sempre scritto articoli sulle diete, trattare una dieta che conta 50 mila “seguaci” è del tutto logico
Sì. Chiaro La Pira. La mia osservazione riguarda il fatto che solitamente l’approccio della vostra testata è rivolta ad approfondimenti che sostanzialmente puntano ad approfondire punti critici di prodotti o per la loro qualità o per come vengono pubblicizzati. In questo caso la puntuale e utile descrizione non si conclude con una critica o un warning. Il dettaglio dell’articolo risulta, come accennavo nel mio commento, più un supporto alla dieta descritta che una riflessione critica. Mi spiego meglio: l’articolo potrebbe benissimo essere scritto dall’azienda a favore dei propri clienti reali o potenziali. Fossi nell’azienda vi chiederei di poter usare il vostro articolo come contenuto supplementare al sito aziendale o al materiale illustrativo.
Seguirà presto un articolo con giudizio della nutrizionista. In ogni caso l’articolo evidenzia le criticità sulla pubblicità, sulle foto dei prodotti, sul sapore dei piatti, sul fatto che si dimagrisce e si riprendono subito i chili persi, sul costo elevato.
Onestamente a me sembra un’analisi oggettiva, che mette in risalto i punti deboli del programma: il costo, la qualità e il gusto degli alimenti, la necessità di introdurre comunque alimenti freschi ( di cui questa alimentazione sembra comunque povera) e soprattutto il fatto, fondamentale, che questa dieta non educa a una gestione autonoma e sana della propria alimentazione. Far notare le criticità di prodotti che hanno anche lati positivi mi sembra se possibile anche più importante dell’evidenziare, come spesso fa il Fatto Alimentare, plateali truffe.
Dite molto bene con “non educa le persone verso uno stile alimentare adeguato”.
Direi che proprio diseduca e deresponsabilizza completamente.
Mi sembra una delle migliori diete “facili”, ma non ho molta speranza negli effetti a lungo termine.
E pensare che un cous cous di verdure fatto in casa occupa mezz’ora scarsa…
Buongiorno, per quanto riguarda l’educazione alimentare la invito a leggere la replica che abbiamo dato all’articolo. Restiamo a sua disposizione per ogni chiarimento e approfondimento ritenesse necessario.
Un cordiale saluto
Lo scopo è far dimagrire, non educare. Un po’ come il Nutriscore, che ti salva la salute ma non ti educa.
Trovo molto strano che nessuno abbia mai affrontato il discorso dei resi alimentari, a mio modo di vedere solleva serie preoccupazioni riguardo la sicurezza e l’integrità dei prodotti. La possibilità che un consumatore tenga a casa alimenti per un periodo di tempo ( 1 settimana), per poi, se non soddisfatto, restituirli, presenta rischi significativi. Durante questo periodo, gli alimenti potrebbero essere conservati in modo improprio, ad esempio esposti a temperature elevate e di conseguenza contaminarsi di microplastiche. Inoltre, esiste il rischio di manipolazioni intenzionali, che potrebbero compromettere la qualità e la sicurezza del prodotto. A differenza dei prodotti non alimentari, dove il reso non comporta rischi per la salute pubblica, nel caso degli alimenti, la mancanza di tracciabilità e controllo sulla conservazione e manipolazione durante il periodo di possesso del consumatore, rende impossibile garantire la sicurezza alimentare. Trovo assurdo che si dia la possibilità di restituire il tutto e come già detto, trovo strano che nessuno si ponga il problema…
osservazione più che corretta; stupisce che anche li fatto alimentare non l’abbia notato e segnalato al ministero, così come colpisce di più che il ministero non l’abbia notato…
Egr. dott. La Pira
sono Guido Galimberti, amministratore delegato di Comme J’aime Italia, l’azienda che commercializza il programma dimagrante Mi Piace Così
La ringraziamo per l’imparziale “prova su strada” del nostro programma dimagrante e ci fa sicuramente piacere constatare il vostro apprezzamento di diversi punti del programma.
Speriamo di poter disporre del diritto di replica per qualche osservazione che non riteniamo aderente alla realtà.
In particolare le frasi riportate : “con Mi Piace Così non si impara a mangiare correttamente” e “Mi Piace Così non educa le persone verso uno stile alimentare adeguato”.
Possiamo capire che nelle condizioni del vostro test, dove sono semplicemente stati semplicemente assaggiati i piatti senza aver usufruito del servizio di accompagnamento del nutrizionista abbiate potuto pensare a una mancanza di “educazione nutrizionale”
Ma questo non corrisponde assolutamente alla realtà: l’educazione alimentare è un elemento fondamentale del metodo e della sua riuscita e ad essa dedichiamo una grande attenzione.
Converrà che il miglior metodo educativo, sotto qualsivoglia ambito, è l’esempio. “Mi Piace Così” ne è una dimostrazione concreta.
I partecipanti al programma apprendono i principi della sana alimentazione attraverso un processo graduale che coinvolge:
1. Riduzione delle porzioni: Le porzioni sono attentamente bilanciate per essere soddisfacenti senza eccessi.
2. Riduzione di sodio nelle preparazioni: Le ricette rispettano il limite di 5g di sale giornalieri raccomandato dall’OMS e dal CREA, garantendo piatti salutari. Il sale nelle nostre ricette viene sostituto con spezie ed erbe aromatiche. Il palato e la percezione del sapore vanno rieducati poiché dopo diverso tempo in cui si consumano cibi altamente sapidi, con aggiunta di glutammato ed esaltatori di sapidità, le papille gustative non percepiscono più i sapori naturali. Gradualmente, consumando preparazioni che presentano il giusto apporto di sodio e senza esaltatori di sapidità, il palato si riabitua a percepirne il vero sapore delle materie prime. Questo è parte principale della rieducazione alimentare che offriamo ai clienti che aderiscono al programma: al termine dello stesso infatti, ci si sentirà pronti e sarà del tutto naturale consumare e preparare pasti meno salati.
3. Sperimentazione di abbinamenti diversi: Il programma offre una varietà di piatti che vanno oltre il consueto “petto di pollo e insalata”, stimolando i partecipanti ad esplorare nuovi sapori e combinazioni.
4. Consulenze personalizzate orientate alla rieducazione alimentare fornite dai nostri biologi nutrizionisti che svolgono un ruolo attivo e importante nel programma. Questo supporto continuo è essenziale per garantire che coloro i quali aderiscono al programma non solo perdano peso, ma acquisiscano anche abitudini alimentari sane e bilanciate.
5. Un periodo di “stabilizzazione” nel quale, sempre sotto la guida dei nutrizionisti, si alternano giornate con piatti pronti del programma con giornate preparate a cura dei clienti. In questo modo si assicura una transizione graduale e uno “svezzamento” dal programma.
Infine i nostri clienti sono accompagnati per una durata di 3 anni dal termine del programma, e durante questo periodo monitoriamo attentamente un’eventuale ripresa del peso e nel caso forniamo supporto per poter rientrare nel peso desiderato.
Infine una nota sulla sentenza dell’Istituto di Autodisciplina Pubbliciataria (IAP) del 2021 che ha censurato uno spot dove veniva mostrato un testimonial (d’altronde reale come tutti i nostri testimonials di cui disponiamo di dichiarazioni e di uno storico di dimagrimento) che ha perso 23 in 4 mesi
Nelle linee guida dello IAP si chiede effettivamente di non promuovere perdite superiori ad un kg a settimana, e a queste guidelines da allora ci siamo strettamente adeguati nei nostri spot, anche a costo di diminuire le perdite effettive dei nostri testimonial.
Sospettarci oggi di pubblicità ingannevole, a distanza di 4 anni nei quali abbiamo sempre rispettato le raccomandazioni dello IAP ci sembra quanto meno ingeneroso
Siamo invece fieri di poter dimostrare con studi statistici alla mano, una reale perdita di peso media di circa 6 kg nel primo mese e di 12 kg in 4 mesi, in media e un dimagrimento medio del 9% anche in casi di obesità più o meno severa (IMC>30)
Restiamo a disposizione per lei e tutti i lettori del blog per ogni informazione complementare
Distinti saluti
Guido Galimberti
Grazie da parte mia leggevo l’articolo di quel signore e mi stavo scoraggiando ….io dovrei iniziare settimana prossima e lei a dissipato i dubbi che quel signore mi stava insinuando per me e molto importante.
Analisi utile -Purtroppo chi deve calare di peso ha bisogno di “favole” Tutti sanno “cosa fare ” purtroppo serve l’aiuto esterno e anche la spesa eccessiva è un “aiuto”- Prima di mangiare extra ci si pensa un attimo. Meglio in nutrizionista che stabilisca anche un rapporto “affettivo”
Io la sto facendo… vi terrò informati!
Al di fuori dell’aspetto nutrizionale ed economico, già trattati a sufficienza, a mio parere c’è un aspetto negativo relativo alla quantità di contenitori in materie plastiche che realisticamente non verranno riciclati completamente, e considerando anche le microplastiche ingerite a causa delle posate o altri strumenti utilizzati, dei cui effetti non vi sono per ora sufficienti informazioni
Vorrei precisare che da diverso tempo ormai il concetto di “dieta” nella scienza della nutrizione è un concetto molto vasto che supera largamente i confini restrittivi della sola alimentazione. Per voler semplificare una materia così complessa basta rilevare, a titolo esemplare, che nei programmi di prevenzione e cura del sovrappeso c’è purtroppo una cronica lacuna: non si dà mai la giusta importanza all’attività fisica da affiancare al programma alimentare, che conta almeno per il 50% e questo comporta:
1) La mancanza di collegamento fra due attività metaboliche: quella attivata dal dispendio energetico dovuto all’attività fisica, con consumo di calorie, e quella prodotta dall’introito alimentare, fornitore di calorie, collegamento che va accuratamente calibrato.
2) Questo collegamento non è casuale: i nutrienti devono essere forniti secondo un cronoprogramma regolato sulle fasi di attività fisica e in base alla tipologia più adatta al momento. Ad es., se è prevista una fase di attività in palestra, finalizzata perlopiù alla tonificazione muscolare, che richiede un adeguato apporto proteico, l’alimentazione deve essere assunta entro 1 ora 1 ora e mezza dopo l’allenamento, perché è allora che si attua la fase di ristoro muscolare con la tonificazione della massa magra e il contenuto deve essere sufficientemente proteico con carboidrati calcolati e senza grassi, e questo può essere solo “confezionato” al momento.
3) La tonificazione muscolare è essenziale per aumentare il metabolismo muscolare e, quindi, il metabolismo basale, per assicurare un aumento del dispendio energetico di base, anche durante le fasi di inattività fisica.
4) Per non parlare di una adeguata idratazione.
Tutto questo va studiato ad personam e non può essere contenuto in un programma esclusivamente alimentare e per di più standardizzato.
è un’informazione necessaria.Grazie