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La sugar tax italiana? “Una misura destinata a fallire”, è quanto lascia intendere una nota pubblicata dall’Istituto di Ricerche Mario Negri di Milano. La tassa sulle bevande zuccherate è presente in oltre 100 Paesi, ma l’Italia – dopo anni di rinvii – si prepara a introdurla solo dal 1° gennaio 2026. E lo farà nel modo peggiore: con importi troppo bassi e senza progressività, che purtroppo sui consumi avrà un impatto pressoché nullo.

La sugar tax – letteralmente “tassa sullo zucchero”, ma più propriamente “tassa sulle bevande zuccherate” – ha uno scopo chiaro: ridurre il consumo di zuccheri nella popolazione e promuovere abitudini alimentari più salutari. La tassa è presente in 105 Paesi del mondo, con una copertura del 51% della popolazione mondiale. In Europa la applicano Norvegia, Finlandia, Francia, Spagna, Polonia e Ungheria. In Italia – salvo nuovi ripensamenti – arriverà a partire dal 1° gennaio 2026. L’equazione, in teoria, sarebbe semplice: meno zuccheri consumati = minor rischio di patologie come obesità, diabete e malattie cardiovascolari = potenziali benefici per la salute pubblica e riduzione delle spese sanitarie.

Diverse sugar tax

La sugar tax però non è uguale dappertutto. E i risultati dipendono molto dalle modalità di applicazione, oltre che dal contesto socio-economico e culturale. Il Mario Negri ricorda come nel Regno Unito la sugar tax ha debuttato nel 2018, ed è stata formulata in maniera da stimolare i produttori a ridurre la quantità di zuccheri utilizzati nelle bevande. Nei tre anni successivi si è registrato un dimezzamento netto della quantità di zucchero consumata dai bambini attraverso bibite analcoliche. Negli adulti si è invece verificata una riduzione di circa un terzo.

Ragazza mangia junk food e beve bibita zuccherata tipo Coca-Cola davanti al computer
La sugar tax è necessaria perché lo zucchero uccide proprio come alcol e fumo

A confermarlo uno studio molto approfondito pubblicato sul Journal of Epidemiology & Community Research dai ricercatori dell’Università di Cambridge, che ha analizzato i consumi prima e dopo l’introduzione della legge, chiamata Soft Drinks Industry Levy, prendendo in esame un arco temporale di 11 anni. Nina Rogers, principale autrice dello studio, ha spiegato: «La “sugar tax” non è una bacchetta magica, ma si è dimostrata efficace in termini di una riduzione del consumo di zuccheri, oltreché essere associata alla riduzione delle estrazioni dentali nei bambini e dell’obesità nelle bambine».

Secondo le varie esperienze ormai si sa che quando la tassa è elevata e, soprattutto, progressiva, cioè aumenta con l’aumentare della concentrazione di zucchero in un prodotto si assiste a una consistente riduzione dello zucchero nei prodotti.

Il paradosso italiano

L’Italia ha introdotto la sugar tax sulla carta nel 2020, ma ne ha rimandato l’entrata in vigore più volte. Oggi, dopo cinque anni e una serie infinita di rinvii, la tassa dovrebbe finalmente entrare in vigore nel 2026. Ma le modalità fanno sorridere – o piangere, a seconda dei punti di vista. Nei primi dodici mesi sarà di 5 centesimi al litro per le bibite zuccherate e di 13 centesimi al chilo per i prodotti “da diluire”. L’anno successivo, nel 2027, raddoppierà a 10 e 25 centesimi rispettivamente. Una cifra simbolica, che difficilmente cambierà le abitudini dei consumatori e tanto meno quelle dell’industria.

La sugar tax colpisce in particolare le bevande analcoliche contenenti zuccheri aggiunti, come cole, aranciate, limonate, cedrate, energy drink, bevande a base di frutta e tè freddi confezionati. In Italia la normativa prevede che l’imposta colpisca anche categorie meno scontate come le acque aromatizzate, le bevande derivate dai cereali (come orzo, avena e riso), il latte e le bevande a base di latte, qualora siano addizionate con zuccheri.

La sugar tax italiana può inoltre essere applicata a bevande analcoliche prive di zucchero, nel caso in cui contengano edulcoranti artificiali o altri dolcificanti. Questo significa che prodotti etichettati come “light” o “senza zucchero” possono rientrare comunque nel campo di applicazione dell’imposta, se classificati come bevande industriali dolcificate.

“La sugar tax è necessaria – sottolinea Remuzzi presidente dell’Istituto di Ricerche Mario Negri – perché lo zucchero uccide proprio come alcol e fumo. E lo fa senza che ce ne accorgiamo (che è anche peggio)”. Le bevande zuccherate – dalle cole ai tè freddi confezionati, fino ai bevande di frutta – contengono quantità spropositate di zucchero. Una lattina di Coca-Cola, per esempio, ne ha 35 grammi: l’equivalente di 7 cucchiaini. E si tratta di zucchero “bevuto”, quindi assorbito più rapidamente, con effetti peggiori sul metabolismo.

Sindrome metabolica

Il Mario Negri ricorda che fra le principali patologie associate al consumo eccessivo compare la Sindrome metabolica: il fruttosio in eccesso viene trasformato in grasso dal fegato, innescando resistenza insulinica e un mix di disturbi (pressione alta, obesità, colesterolo alto) che colpisce oltre 14 milioni di italiani. Poi bisogna considerare le malattie cardiovascolari: chi consuma una lattina al giorno ha un rischio del 20% più alto di malattie cardiache, secondo una ricerca pubblicata nel 2023 dal Journal of the American Heart Association.
“Certi tumori per crescere hanno bisogno di insulina o di fattori di crescita che assomigliano all’insulina – spiega Remuzzi – e lo zucchero crea le condizioni perché questo succeda”.  Quando consumiamo troppi zuccheri il nostro corpo produce molta più insulina per abbassare la glicemia (lo zucchero nel sangue). Questo aumento continuo di insulina crea un ambiente ideale per le cellule tumorali, che la usano come “benzina” per crescere e moltiplicarsi.

Bambino sovrappeso con maglietta sollevata per mostrare la pancia
L’Italia è seconda in Europa per obesità infantile

Diabete

Il consumo di una o due bevande zuccherate a pasto comporta un aumento del 26% di rischio di diabete rispetto a chi non ne fa uso o ne assume meno di una al mese. Nei consumatori abituali c’è inoltre un rischio aumentato del 20% di andare incontro a sindrome metabolica.

Quanto zucchero?

Secondo l’OMS, non dovrebbe superare i 50 grammi al giorno, ma sarebbe ancora meglio se si riuscisse ad abbassare il consumo sotto i 25 grammi (5 cucchiaini) al giorno, ovvero il 5% delle calorie totali. In Italia ne consumiamo in media 83 grammi al giorno, con un apporto annuale di 5 chili di zucchero solo dalle bibite gassate. I bambini sono i maggiori consumatori: quasi un bambino su quattro consuma bibite zuccherate ogni giorno, con picchi superiori al 30% in regioni come Campania e Calabria. Il risultato? L’Italia è seconda in Europa per obesità infantile, e se non si cambia rotta, entro il 2035 quasi la metà dei bambini italiani sarà in sovrappeso od obesa.

La proposta (inascoltata) dell’Istituto Mario Negri

Per essere davvero efficace, la sugar tax dovrebbe arrivare al 20% del prezzo della bibita, come già avviene in Paesi come Cile, Messico e Barbados. È questa la proposta che da anni avanzano l’Istituto Mario Negri e l’Istituto Superiore di Sanità. “La stima del possibile incasso è di 400 milioni di euro l’anno – conclude Remuzzi  – che potrebbero essere dedicati a iniziative di educazione alimentare ma anche, di questi tempi, a qualcosa di più importante: aiutare gli italiani che negli Stati Uniti si trovano in difficoltà in rapporto alle politiche dell’attuale amministrazione che sta mettendo a rischio ricerca scientifica e ricercatori a tornare in Italia”.

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Manuela
Manuela
12 Luglio 2025 07:55

La sugar tax andrebbe applicata alle aziende che utilizzano troppi zuccheri nelle loro preparazioni, non ai consumatori che sono indirettamente responsabili. Ma, come per le sigarette, é più sensato tassare i consumatori che, ormai assuefatti, continueranno a comprare quei prodotti, non importa il costo, soprattutto se l’aumento é così irrisorio.

Pierangelo
Pierangelo
2 Agosto 2025 11:41

Avendo citato la Gran Bretagna come buon esempio, per completezza di informazione sarebbe stato utile citare le misure adottate per un valido confronto con la proposta italiana.

GUTMANN ALEXANDER
GUTMANN ALEXANDER
2 Agosto 2025 16:53

Articolo completamente condivisibile; sono almeno vent’anni che se ne parla almeno negli ambienti piu ” sensibili” . Nell’articolo non si affronta però il solito problema dei rapporti tra politici e imprenditori che hanno a che fare con l’industria dello zucchero. dalla produzione agricola alla lavorazione e produzione di bevande e alimenti contenenti zucchero – cercherò di lasciare alcune copie in sala d’aspetto dei miei ambulatori .

Anna
Anna
3 Agosto 2025 18:09

Le bevande sì e le merendine no? Il pane di farina 00 no? Nutella no? Gli infiniti prodotti da forno per la colazione no? Vabbe’, questi ultimi ti danno la felicità e uniscono la famiglia…