Zohran Mamdani, Madison Swart via Zohran for New York City

Martedì 5 novembre, i cittadini e le cittadine di New York hanno eletto sindaco Zohran Mamdani, un 34enne socialista democratico, che ha basato la sua campagna elettorale sul concetto di accessibilità economica e sulla lotta al costo della vita, che sta diventando sempre più proibitivo per gran parte della popolazione cittadina. Tra le proposte presentate dal neo-sindaco, tra affitti controllati e autobus gratuiti, c’è anche quella di aprire negozi di alimentari comunali con l’obiettivo di abbassare i prezzi del cibo. Ma è fattibile?

La proposta di Mamdani

Più in dettaglio, l’intenzione di Mamdani è di aprire una rete di negozi senza scopo di lucro di proprietà della città, costituita da uno o due punti vendita per ciascuno dei cinque distretti di New York (boroughs). “Senza dover pagare l’affitto o le tasse sulla proprietà, – si legge sul programma elettoralesi ridurranno le spese generali e si trasferiranno i risparmi agli acquirenti. [Questi negozi, ndr] acquistano e vendono a prezzi all’ingrosso, centralizzano lo stoccaggio e la distribuzione e collaborano con i quartieri locali per i prodotti e l’approvvigionamento”.

@zohran_k_mamdani

#Grocery #prices are out of control. One in 4 kids in #NYC isn’t getting enough to eat. It’s unacceptable. Today I’m announcing a major new proposal to tackle price gouging and bring down costs: city-owned grocery stores. These stores will sell cheaper groceries because they won’t have to pay rent and property taxes, passing on those savings to shoppers. They will buy and sell at wholesale prices with the goal of lowering costs, not turning a profit. New York City already spends tens of millions of dollars in ineffective tax subsidies for corporate grocery stores to operate in neighborhoods with limited access to fresh food. Instead, we should use our public money for a public solution. When so many New Yorkers are struggling to get enough to eat, we need big solutions that will work. #nycmayor #bk #bronx #queens #manhattan #statenisland #inflation #costofliving #wholesale #foodtiktok #elections #politics

♬ City Life – Danail Draganov

 

La proposta sembra piacere alla popolazione newyorkese, che a larga maggioranza si è detta favorevole all’apertura dei negozi comunali. Non c’è da stupirsi, dato che l’85% dei cittadini e delle cittadine afferma che la spesa alimentare è diventata più cara rispetto al 2024, mentre il 91% si è detto preoccupato per l’inflazione dei prezzi del cibo. Tra il 2020 e il 2024, infatti, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 23,6%. Inoltre, a New York, il costo medio degli alimentari è il 18% più alto della media nazionale.

La storia dei negozi (e dei ristoranti) pubblici

L’idea di Mamdani non è nuova. La storia del Novecento è costellata di iniziative simili, dai duemila British restaurants, aperti dal governo britannico durante la Seconda Guerra Mondiale per servire pasti a prezzi calmierati, ai bar mleczny (bar latteria) che in Polonia, negli anni Sessanta, offrivano pasti economici a base di latticini e vegetariani alle persone che lavoravano in aziende non dotate di una mensa. Ma anche ai giorni nostri iniziative simili sono in atto in Paesi come Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Turchia, spiega al quotidiano britannico The Guardian, Anna Chworow, vice-direttrice della no profit Nourish Scotland.

Negli Stati Uniti, alcune grandi città hanno avviato progetti simili, soprattutto allo scopo di affrontare il problema dei cosiddetti food deserts, aree in cui l’accesso al cibo economico e nutriente è limitato. La stessa città di New York sovvenziona già sei negozi di alimentari attraverso sostanziosi sconti sugli affitti. In altri casi, sono state sottoscritte partnership tra pubblico e privato per aprire punti vendita in zone ritenute poco allettanti dalle grandi catene della distribuzione.

Giovane donna con cestino della spesa guarda l'etichetta di un prodotto davanti allo scaffale di un supermercato; concept: informazioni nutrizionali
Negli Stati Uniti, alcune grandi città hanno preso iniziative simili a quella di Mamdani, allo scopo di affrontare il problema dei cosiddetti food deserts

 

Tuttavia, alcuni esperti sostengono che Mamdani dovrebbe prendere spunto da un altro sistema di negozi pubblici, ampiamente diffuso in tutti gli USA: il sistema degli spacci militari. Ciascuno dei sei rami delle forze armate statunitensi, infatti, ha il suo sistema di spacci, che consente alle famiglie dei militari residenti nelle basi di acquistare prodotti alimentari a prezzi più bassi del 30-40%, perché non applica ricarichi.

I negozi di Mamdani sono realizzabili e sostenibili?

Tuttavia, l’ostacolo più grande alla realizzazione dei negozi comunali di Mamdani è il ridotto numero di nuovi punti vendita previsti. Gli spacci militari, infatti, riescono a tenere i prezzi bassi anche per via del loro numero (sono centinaia) e del potere contrattuale che ne deriva. Il progetto del neo-sindaco, invece, prevede l’apertura di uno, massimo due punti vendita per distretto, quindi tra cinque e dieci in totale. Una soluzione potrebbe essere quella di accorpare gli acquisti a quelli, già molto corposi, del cibo per le mense di scuole, ospedali e college pubblici, ha spiegato al Guardian Errol Schweitzer, ex-vicepresidente di Whole Foods, che ha studiato a lungo il modo per rendere i negozi di alimentari pubblici sostenibili.

L’esistenza di altri modelli da cui trarre ispirazione, certo, non è una garanzia che il piano di Mamdani funzionerà, anche perché, se saranno realizzati, questi negozi pubblici dovranno affrontare molti dei problemi che hanno causato la chiusura di numerosi punti vendita privati in tutta la città negli ultimi anni. Tuttavia, questi esempi ci dicono che un sistema di negozi alimentari gestito dall’amministrazione pubblica, con il giusto sostegno politico ed economico, è possibile.

© Riproduzione riservata Foto: Madison Swart via Zohran for New York City, Zohran Mamdani via TikTok, Depositphotos

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francis
francis
7 Novembre 2025 12:09

Buongiorno. Sono curioso di vedere come andrà. Osservo alcune cose.
1) Leggo “Senza dover pagare l’affitto o le tasse sulla proprietà, – si legge sul programma elettorale – si ridurranno le spese generali e si trasferiranno i risparmi agli acquirenti. [Questi negozi, ndr] acquistano e vendono a prezzi all’ingrosso,”
Io ho sentito in tv” vendono a prezzo di costo”, può essere magari un errore. A mio parere i 2 termini non sono uguali, quindi sarebbe da capire: il prezzo di costo è il prezzo del solo prodotto, il prezzo all’ingrosso comprende un ricarico che può comprendere un guadagno o no, la copertura di tutti o una parte dei costi di gestione dell’ingrosso. Come diceva Piero Angela in tv, “nessun pasto è gratis”: un negozio ha costi (di struttura, amministrazione, trasporto e soprattutto di personale, a meno che non si ricorre a volontari non pagati), questi costi qualcuno li dovrà coprire: Mamdani ovviamente vuole farli pagare con le tasse ai ricchi;
2) gli spacci militari permettono risparmi del 30-40% perché non applicano ricarichi: stesso discorso sopra, chissà contenti i contribuenti americani…
3) non ho compreso, e non è indicato nemmeno nell’articolo, come avverrà l’accesso a questi negozi pubblici: immagino ci sarà un meccanismo impostato sul reddito, come il nostro ISEE. In questo caso il problema può essere quello di sempre in questo tipo di accessi, quindi furbizie o vere frodi, insoddisfazione di chi non ci rientra per poco ecc.
Vediamo cosa ne uscirà fuori, diciamo che mi auguro che funzioni davvero a beneficio della popolazione che ne ha necessità

Maridina
Maridina
4 Dicembre 2025 18:19

Sì sono d’accordo,la trovo un’idea possibile con i dovuti accorgimenti, anche in Italia, grandi città, ma va programmata e studiata bene x evitare le solite derive….

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