![Hubei Zhongxin Kaiwei Modern Animal Husbandry ezhou allevamento maiali cina intensivo](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2022/11/Schermata-2022-11-07-alle-17.41.16-1.png)
Presto in Cina sarà operativo il secondo edificio di 26 piani destinato a un allevamento di maiali. La struttura, quando sarà completata, diventerà probabilmente il più grande allevamento di suini al mondo. Il sito pigprogress.net, nel darne notizia, precisa che il primo edificio è già operativo, mentre il secondo è in costruzione. Ogni struttura dispone di una superficie di 400mila metri quadrati. La proprietaria dell’allevamento è la società Hubei Zhongxin Kaiwei Modern Animal Husbandry, di cui è principale azionista un produttore di cemento locale che conta di utilizzare il calore generato dal cementificio per riscaldare gli edifici.
Il complesso in costruzione sia trova Ezhou, a circa 80 km a sud est di Wuhan, e, una volta completato, sarà in grado di inviare al macello 1,2 milioni di suini all’anno. Nell’edificio attualmente in funzione la sala di controllo è situata al primo piano e coordina l’approvvigionamento di mangime e acqua potabile, oltre che verificare in tempo reale attraverso una rete di sensori temperatura, umidità e concentrazione di gas tossici.
L’allevamento è dotato di un sistema di trattamento dei rifiuti che attraverso una centrale a biogas trasforma il letame dei suini in energia per la produzione di elettricità e il riscaldamento. Secondo l’azienda questo trattamento permette di ridurre l’evaporazione e neutralizzare oltre il 90% dei gas odorosi. gli allevamenti intesivi sono da sempre al centro di diverse polemiche, anche in Europa (leggi approfondimento)
Per guardare il video di presentazione dell’allevamento cinese clicca qui.
![maiali](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2022/11/Schermata-2022-11-07-alle-17.42.27-1024x578.png)
© Riproduzione riservata Foto: New China TV
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Vorrei sentire anche la versione dei maiali, senza considerare chi lavorerà in questo inferno di 26 piani.
Credo lei possa chiedere a tutti i maiali del mondo. Temo però non le risponderanno.
Basterebbe avere il coraggio di guardare un maiale (o altro animale) in allevamento per ottenere immediatamente la risposta, è sufficiente un minimo sindacale di empatia e di intelligienza per capire ciò che qualcuno che non può parlare (umano o non umano che sia) vuole comunicare.
Ma non c’è problema, se dopo mucca pazza, aviaria, suina, covid siamo ancora qui ad ammassare animali negli allevamenti e a sprecare risorse agricole per alimentarli, senza contare l’inquinamento che ne deriva, allora probabilmente l’estinzione è la strada migliore. La natura farà il suo corso, che si voglia o no.
Eppure basterebbe un minimo di intelligenza, evidentemente non è nostra prerogativa.
Il più grave problema che l’umanità oggi deve affrontare è il riscaldamento climatico cui contribuisce in maniera rilevante il nostro modo di mangiare. Questi allevamenti intensivi sono delle bombe biologiche eticamente insostenibili. È necessario passare al consumo di altri tipi di carne, oppure preferire proteine di origine vegetale (cereali, legumi, noci), perché il rischio BIOLOGICO (spillover) che stiamo correndo è troppo elevato.
Cito: “Negli ultimi 70 anni gli allevamenti di maiali, polli e galline ovaiole sono aumentati sempre più di dimensione per ridurre i costi e aumentare i profitti. I polli sono ammassati in capannoni di 25 mila volatili, gli allevamenti di maiali raggiungono i 6-10 mila capi, mentre gli impianti per la produzione di uova possono arrivare al milione di galline. Questi allevamenti rappresentano un habitat ideale per la replicazione e mutazione virale: i maiali hanno nei polmoni dei recettori sia per virus influenzali di tipo aviario che di tipo umano e quindi li possono albergare al loro interno entrambi questi patogeni che possono scambiarsi pezzi del loro genoma creando nuovi ceppi potenzialmente trasmissibili agli esseri umani.”
https://ilfattoalimentare.it/prossima-pandemia-libro.html
Spillover…, la prima cosa che ho pensato appena ho letto il titolo dell’articolo.
Concordo in toto con quanto detto nei commenti.