mafiaLa rete televisiva statunitense CBS ha dedicato l’inchiesta 60 minutes andata in onda il 3 gennaio all’agromafia in Italia. Partendo dal recente scandalo dell’olio di oliva extravergine adulterato il servizio lancia sospetti di condizionamento mafioso su tutta la filiera alimentare del “Made in Italy”, con un giro d’affari annuo stimato in 16 miliardi di dollari. Il corrispondente della CBS parla di “esplosione del crimine alimentare in Italia”, dall’olio al vino ai formaggi, ricordando che negli ultimi due anni, nel nostro paese, sono state sequestrate 59.000 tonnellate di cibo. “Gli ingredienti dell’agromafia sono di scarsa qualità e talvolta sono contaminati da solventi o pesticidi”, afferma la CBS, che ricorda come l’agromafia abbia cercato di truffare i consumatori italiani con mozzarella sbiancata con un detergente e frutti di mare andati a male e deodorati con acido citrico.

fresh mozzarella on wooden chopping board
La CBS ritiene ci sia un condizionamento da parte della mafia su tutta la filiera del “Made in Italy”

Nel servizio della CBS, viene intervistato Tom Mueller, giornalista americano che da anni vive in Italia ed è autore del libro Extra Virginity, secondo il quale “è molto difficile dire quante gocce del sangue della mafia ci siano in una bottiglia di olio di oliva”. Secondo Mueller, il 75-80 per cento dell’olio extra vergine di oliva di origine italiana venduto in America non è realmente extravergine, mentre la percentuale di quello in vendita in Italia sarebbe intorno al 50%.

In una lettera inviata alla CBS, la North American Olive Oil Association ha contestato le stime, sostenendo che le centinaia di analisi effettuate ogni anno da laboratori indipendenti mostrano costantemente che oltre il 98% dell’olio d’oliva in vendita è autentico e non adulterato. Gli Stati Uniti importano circa 300.000 tonnellate di olio d’oliva all’anno.

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carla
carla
22 Gennaio 2016 15:31

Inventano di tutto, specialmente oltremanica, per affossare l’import di prodotti d’eccellenza Italiani! E dire che non sanno distinguere, all’estero, il Parmigiano-reggiano dal padano, neppure dall’etichetta. Figuriamoci se individuano la differenza fra diversi tipi d’olio di oliva…ma sospetto trattarsi di pura malafede, in aggiunta al nostro vezzo di farci del male da soli.

Roberto La Pira
Reply to  carla
22 Gennaio 2016 15:38

Non è proprio così, spesso e volentieri l’olio italiano destinato all’esportazione oppure venduto all’estero con marchi italiano è di qualità discutibile.

Benedetta
Benedetta
Reply to  carla
24 Gennaio 2016 08:41

Stiamo parlando di Usa non di Gran Bretagna…In italiano “oltremanica” significa “al di là della Manica” cioè in Gran Bretagna.
È prima di parlare con i soliti luoghi comuni ti consiglio di viaggiare e renderti conto della qualità (bassissima) dei prodotti italiani all’estero: dalla pasta, all’olio ai formaggi.

carla
carla
Reply to  carla
31 Gennaio 2016 17:09

Iiihhh…Benedetta, per pareggiare: -E- non si accenta quando è congiunzione.
Si vede che all’estero mi sono imbattuta negli unici prodotti realmente di qualità, seppur cari.

ezio
ezio
24 Gennaio 2016 11:53

D’accordo sulla cattiva qualità e la dubbia provenienza delle materie prime dei prodotti italiani, olio in primis, ma aggiungere anche l’ingrediente mafia in etichetta, mi sembra oltre ogni limite.
Che ci sia l’intrusione di capitali e metodi mafiosi, camorristici ed altre cosche nelle attività industriali italiane è dimostrato dalle sentenze, ma nessun comparto produttivo in tutto il mondo, USA compresi, può ritenersi estranea da infiltrazioni malavitose organizzate. Spesso solamente come investimenti finanziari ed azionari, con capitali anonimi di sconosciuta provenienza.