Nella settimana n°38 del 2020 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 48 (4 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende quattro casi: Listeria monocytogenes in salmone affumicato e refrigerato, dalla Danimarca; presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carne di manzo refrigerata sottovuoto proveniente dalla Francia; Salmonella in mangime complementare per cani e gatti dalla Germania; conteggio troppo elevato di Escherichia coli in ostriche vive (Crassostrea gigas) dall’Italia.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: tracce di soia in biscotti di farina d’avena senza glutine al cocco, cioccolato e arancia e mirtillo e cioccolato dalla Bulgaria.
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Giornalista pubblicista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
La traduzione del complementi per cani o gatti o mangime complementare è errata.
Trattasi di integratori (per mangime).
Tutti a fare esami a Perugia.
“All’articolo 2 del Decreto Legislativo n° 169 del 21 Maggio 2004 viene dichiarato che: ai fini del presente decreto si intendono per «integratori alimentari» i prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate. I termini: «complemento alimentare» o: «supplemento alimentare» sono da intendersi come sinonimi di: «integratore alimentare».”
Questa si riferisce all’alimentazione umana, chiaramente, ma non conoscendo il tipo di “integratore” non vedo cosa ci sia di sbagliato nell’uso del termine complemento, visto che appunto “completa” la normale dieta dell’animale.
Potrei quasi darle ragione.
Infatti ai tempi dell’università so di colleghi che davano il Ciappi al posto del ragu ad un elemento non proprio simpatico.
Inoltre la nutrizionale dei mangimi è nata prima di quella degli alimenti e ne è stata il modello insuperato.
Il problema è complesso: la definizione legale potrebbe non essere un termine semanticamente corretto; gli alimenti forse non hanno gli stessi problemi di mangimi (anche se le analisi microbiologiche di riferimento si basano sugli stessi metodi); la traduzione dall’inglese delle allerte è fatta da un traduttore non da un tecnico (sui regolamenti è scritto che l’unica versione legale è quella in inglese, le traduzioni sono una comodità, spesso fuorviante).