Listeria, 107 Paesi coinvolti dal richiamo delle verdure surgelate Greenyard. In Australia un caso fatale forse collegato all’epidemia europea
Listeria, 107 Paesi coinvolti dal richiamo delle verdure surgelate Greenyard. In Australia un caso fatale forse collegato all’epidemia europea
Giulia Crepaldi 23 Luglio 2018Sono 107 i Paesi in cui sono state distribuite le verdure surgelate potenzialmente contaminate da Listeria monocytogenes, il batterio responsabile di un focolaio che ha colpito cinque Paesi europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito), ricondotto allo stabilimento di Baja (Ungheria) dell’azienda belga Greenyard. In tre anni sono state colpite 47 persone, di cui 9 decedute, ma non si esclude la possibilità che si verifichino nuovi casi, a causa dei lunghi tempi di incubazione della Listeria monocytogenes (l’ultimo caso segnalato si è verificato nel mese di maggio).
Rintracciare tutti i Paesi coinvolti non è stato semplice, perché i prodotti potenzialmente contaminati sono stati talvolta importati e riesportati da un Paese all’altro e in alcuni casi anche riprocessati e venduti con marchi differenti. Secondo quanto rivelato da un portavoce di Infosan a Food Safety News, i surgelati sottoposti a richiamo sono stati distribuiti in tutti i continenti. Tra le nazioni interessate figurano per esempio l’Egitto, Hong Kong, Israele, le isole Maldive e Mauritius, la Nigeria, Singapore, Canada, Stati Uniti e Australia.
Proprio in Australia, è stato segnalato un caso fatale di listeriosi che potrebbe essere collegato al focolaio europeo: le analisi hanno accertato che il batterio appartiene allo stesso ceppo responsabile dell’epidemia in corso in Europa. Tuttavia, proprio a causa della morte della persona colpita, le autorità sanitarie non hanno la possibilità di confermare se abbia mangiato o meno le verdure surgelate prodotte nello stabilimento ungherese contaminato nelle settimane precedenti alla comparsa dei sintomi.
Tra i Paesi coinvolti figura l’Italia, dove nei giorni scorsi sono stati ritirati tutti i lotti di mais e di mix di verdure surgelate vendute da Lidl con i marchi Freshona e Green Grocer’s, quattro minestroni a marchio Findus per un totale di 14 lotti, e un mix di verdure a marchio Pinguin. Allo stesso tempo, in Gran Bretagna sono stati ritirati ben 49 prodotti surgelati venduti con marchi come Tesco, Aldi, Waitrose, Sainsbury’s, Lidl e Iceland.
Mentre le autorità sanitarie erano alla ricerca della fonte del contagio, inizialmente era stato puntato il dito verso il mais surgelato prodotto nello stabilimento ungherese della Greenyard, considerato il probabile responsabile dell’infezione. Ulteriori analisi condotte nell’impianto di trasformazione hanno riscontrato la presenza degli stessi ceppi di Listeria monocytogenes in altri ortaggi surgelati (mix di verdure, spinaci e fagiolini) e all’interno dello stabilimento, portando così al richiamo di tutti i lotti di tutti i surgelati prodotti tra il 13 agosto 2016 e il 20 giugno 2018.
Greenyard ha fatto sapere che, secondo le sue stime, il richiamo di tutti i prodotti confezionati nell’impianto contaminato tra il 2016 e il 2018 costerà all’azienda circa 30 milioni di euro, che comprendono anche le spese di trasporto, immagazzinamento e distruzione dei surgelati.
Per ridurre drasticamente il rischio di infezione da Listeria monocytogenes, è sufficiente cucinare accuratamente le verdure surgelate non pronte al consumo, come indicato anche sulle confezioni: non è chiaro se le persone che hanno contratto la listeriosi abbiano mangiato i prodotti contaminati senza cuocerli, non abbiano effettuato un trattamento termico sufficiente a distruggere il batterio oppure si sia verificata una contaminazione crociata in cucina. Questi consigli valgono soprattutto per le fasce di popolazione a più alto rischio di contrarre la listeriosi come anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti con basse difese immunitarie.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.