In 6 anni numerose aziende alimentari e catene di supermercati sono state citate nei nostri articoli per motivi non sempre piacevoli: una campagna pubblicitaria scorretta, un prodotto ritirato dal mercato, una lettera di un lettore arrabbiato, un’etichetta errata, l’uso di ingredienti inopportuni… Alcuni sponsor dopo la pubblicazione dell’articolo ci hanno abbandonato. Ci sono però inserzionisti che apprezzano Il Fatto Alimentare anche quando il tono è critico, e rinnovano la fiducia attraverso i banner pubblicitari che rappresentano il 90% circa del budget. Alcune nostre iniziative ci hanno inimicato molte simpatie. L’esempio più eclatante è la campagna contro l’invasione dell’olio di palma, che ha irritato le grandi imprese italiane e le multinazionali del cibo costrette, dopo le 170mila firme raccolte dalla petizione, a togliere l’olio tropicale dai loro prodotti. C’è poi la scelta della redazione di non ospitare sponsorizzazioni di bevande zuccherate, acque minerali, catene di fast food e produttori di cibo spazzatura.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24