Nel mese di aprile 2017 Esselunga ha introdotto sugli scaffali dei punti vendita i Legumotti Barilla. Si tratta di un nuovo prodotto alimentare, posizionato a fianco dei pacchi di riso. Leggendo l’elenco degli ingredienti sull’etichetta, si scopre che la confezione di cartone contiene all’interno farina di ceci, di lenticchie rosse e di piselli, lavorata in modo tale da ottenere chicchi con una forma simile a quella del riso. Le proposte sugli scaffali sono tre e contengono i legumi in quantità variabile. Una scatola da 300 grammi dovrebbe bastare a soddisfare l’appetito di tre/quattro persone, utilizzandoli come sostituto del primo piatto o ingrediente primario del piatto unico. I Legumotti  hanno un tempo di cottura piuttosto rapido, solo 9 minuti, più o meno come gli spaghetti anche se si differenziano dalla pasta per il contenuto proteico elevato e l’assenza del glutine (che però non è presente nel riso).

Il nuovo prodotto è interessante oltre che per le caratteristiche nutrizionali anche per il progetto che ne è alla base. È nato dalla collaborazione tra un produttore (Barilla), una catena distributiva (Esselunga) insieme al gruppo di ricerca Design Thinking Reggio Emilia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. I Legumotti sono il frutto di un processo innovativo iniziato nel 2016 che ha impiegato come tecnica progettuale il Design Thinking. Il sistema prevede l’interazione iniziale con i consumatori per mettere a fuoco le necessità “più profonde e latenti, con l’obiettivo di progettare ed offrire loro la migliore soluzione”.

La collaborazione tra distributori e produttori non è un’operazione del tutto nuova. Le marche del distributore (chiamate anche marche private) e quelle in esclusiva (come nel caso dei Legumotti), sono il frutto di una richiesta delle catene di supermercati alle aziende che stipulano un accordo per la produzione  a proprio nome di alimenti che hanno un capitolato ben definito. 

Pur non essendo indicato in nessuna parte della confezione, i Legumotti sono distribuiti esclusivamente da Esselunga. Anche l’assenza di glutine non è esplicitata sull’etichetta, per una scelta in termini di comunicazione decisa da Barilla. Considerando il costo della materia prima (farina di ceci, piselli e fagioli estrusi) il prezzo di vendita sullo scaffale risulta davvero elevato. Una confezione di Legumotti costa 2,89 € equivalente a quasi 10 €/kg. Tuttavia, rispetto ai legumi semplici i Legumotti offrono il vantaggio di un tempo di preparazione decisamente più rapido. La questione del prezzo è controversa: la materia prima infatti costa poco, ma la ricerca, la lavorazione e il servizio implicito nei tempi di cottura accorciati oltre alla versatilità del prodotto finito rappresentano un valore aggiunto. 

Dal punto di vista nutrizionale, si tratta di un alimento ad alto valore proteico. Una porzione da 100 g apporta il 45% del fabbisogno quotidiano di proteine (il 60% in più rispetto a un piatto di pasta e il triplo di un piatto di riso). Un altro elemento importante è costituito dalla fibre: 13,9 grammi per 100 g di prodotto pari al 55% del quantitativo giornaliero consigliato, fibre che sono presenti in misura decisamente inferiore sia nel riso che nella pasta. Diciamo che il prodotto è sicuramente interessante, ma il prezzo cavalca la moda del momento posizionandosi a un livello troppo elevato.

Dovendo valutare i Legumotti da un punto di vista nutrizionale attraverso l’etichetta semaforo adottata ufficialmente in Francia (Nutri-Score), il prodotto si merita un’ottima posizione con la lettera A e il colore verde. Trattandosi di un prodotto nuovo, Esselunga e Barilla avrebbero potuto adottare questa nuova etichetta, l’unica che decodifica in modo immediato e comprensibile i numeri riportati nella tabella nutrizionale.

(*) L’etichetta semaforo modello Nutri-Score generata con il sito Open Food Facts è il modello adottato volontariamente in Francia, per assegnare un punteggio agli alimenti sulla base dei nutrienti contenuti (il sistema considera sia quelli benefici per la salute sia quelli da limitare). L’etichetta prevede una gamma di cinque colori, che varia tra il verde intenso e il rosso, passando per il giallo e l’arancione, abbinati alle prime cinque lettere dell’alfabeto, dalla ‘A’ alla ‘E’. Le lettere esprimono il livello di salubrità (ottimo per la ‘A’, minimo nella ‘E’).

Francesca Avalle

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Fabio
Fabio
21 Settembre 2017 14:44

All’inizio era esclusiva, recentemente li ho visti (in scatole più grandi) anche in altri supermercati… mi pare Coop oppure Iper, non ricordo esattamente.

gina
gina
24 Settembre 2017 00:29

Prezzo assolutamente folle.

paola
paola
27 Settembre 2017 13:04

La scelta di non scrivere il senza glutine è difficile da giustificare sulla base della “comunicazione”, ma è sempre solo questione di costi: farina di ceci e legumi ottenuta in molini dove nn si faccia anche il grano, lavorazione in stabilimenti analoghi. E’ un vero peccato. Ma considerato la crescita del mercato no – gluten, spero Barilla si ricreda in fretta.

Marco Borsotti
Marco Borsotti
4 Ottobre 2017 08:18

Concordo con Paola, e aggiungo che Francesca Avalle dovrebbe evitare di dire che sono senza glutine, quando in etichetta non è dichiarato. E’ vero che i legumi in natura non contengono glutine, ma qui si tratta di un vero e proprio prodotto (nel senso di lavoro di produzione) che, partendo dalle materie prime, le lavora, le trasforma, le ricombina e le assembla per creare un qualcosa che prima non esisteva. Lungo il processo possono avvenire contaminazioni di glutine o altri alimenti, che saranno poi presenti nel prodotto finito. Se l’azienda non s’impegna ad evitare queste contaminazioni, va da sè (e meno male) che non può dichiarare in etichetta l’assenza di tali intrusi. Peccato.