Polpo comune (Octopus vulgaris)

Una vittoria per tutti coloro che hanno a cuore il benessere animale, che si impegnano nelle campagne di sensibilizzazione, e che cercano di cambiare la cultura delle pratiche intensive, siano esse sulla terra o in mare. E un esempio per altri stati che stanno discutendo dello stesso tema. La decisione dello stato di Washington di approvare una legge (chiamata ‘1153’), che vieta esplicitamente l’allevamento intensivo di polpi, è stata salutata come un momento storico, perché è la prima nel suo genere, anche se altri paesi avevano già preso provvedimenti restrittivi (più limitati). E perché ha fatto capire che l’impegno civile può portare a risultati molto concreti.

La legge di Washington contro gli allevamenti di polpi

L’iter della legge ha avuto inizio nel 2022, quando l’Aquatic Life Institute o ALI, ente no profit statunitense, ha lanciato la campagna Octopus Farming Ban, subito appoggiata da altre associazioni come Compassion in World Farming (che, a sua volta, nel 2021 aveva pubblicato il rapporto Octopus Factory Farming: a recipe for a disaster), Mercy for Animals, Animal Rights Initiative e decine di altre, e sostenuta da centinaia di personalità del mondo scientifico, tra le quali la primatologa Jane Goodall. In quel momento, lo scopo principale era fermare la realizzazione dei primi allevamenti di Nueva Pescanova alle Canarie e quelli di un’altra società che stava per ottenere le autorizzazioni per insediare un allevamento per scopi di ricerca (secondo molti solo una copertura) nello Yucatán, Messico.

La mobilitazione è nata dalla natura del tutto particolare di questi animali. Estremamente intelligenti, curiosi e sensibili, sono solitari e trascorrono tutta la vita isolati, fino al momento della riproduzione. Non tollerano le costrizioni né i conspecifici, al punto che, se messi in una vasca in laboratorio, assumono atteggiamenti molto aggressivi e cercano di evadere in ogni modo. Hanno insomma caratteristiche che li rendono incompatibili con l’allevamento intensivo, che oltretutto richiederebbe enormi quantità di farmaci e mangimi animali, perché i polpi sono carnivori. Un insieme di assurdità con un impatto ambientale enorme, che culminerebbero in un’uccisione crudele, praticata con l’immersione in ghiaccio, perché nessuno, a oggi, ha scoperto una modalità indolore per sopprimerli.

Tutto ciò ha fatto insorgere ricercatori e ambientalisti di tutto il mondo, e nello stato di Washington ha portato alla formulazione della legge, sostenuta dall’Aquatic Life Institute, Aquatic Animal Alliance e Aquatic Animal Policy focus group, discussa a partire dal marzo 2023 e oggi approvata in via definitiva.

Polpo comune (Octopus vulgaris)
Lo stato di Washington ha vietato gli allevamenti di polpi

Gli altri stati

Il precedente della legge dello stato di Washington sarà utile anche alla California e a quello delle Hawaii, che avevano già approvato divieti relativi a singole specie, e che ora stanno discutendo provvedimenti più organici, che comprendano anche il divieto di commercializzazione di polpi allevati, e altri aspetti. 

Un ulteriore sostegno è poi arrivato da due tra le principali società di certificazione del benessere della fauna ittica a livello mondiale, la RSPCA e la Friends of the Sea, che hanno affermato che non daranno mai il loro benestare a cefalopodi allevati che, per definizione, soffrirebbero moltissimo nelle condizioni appunto di un allevamento intensivo. 

Come ha sottolineato l’etologa e ambientalista Jennifer Jacquet, l’allevamento industriale di polpi non è inevitabile, e si deve fermare prima che diventi una realtà.

Le alternative vegetali

L’idea di allevare i polpi nasce dalla domanda sempre crescente. Si stima che oggi, solo in Europa, si consumino 200 mila tonnellate di polpo ogni anno, e che per questo le popolazioni selvatiche siano in calo un po’ ovunque, talvolta a livelli allarmanti. 

The Kraken Revo Foods
Revo Foods ha lanciato un’alternativa al polpo a base di micoproteine, chiamata The Kraken

Per questo è necessario che, oltre ai divieti, tutti inizino a essere più consapevoli, a ridurre il consumo e magari a provare l’alternativa vegetale The Kraken (dal nome tedesco di polpo, der krake), appena lanciata sul mercato dall’austriaca Revo Foods. L’azienda ha infatti realizzato un prodotto a base di micoproteine stampato in 3D, il cui aspetto è quasi indistinguibile da quello di un vero tentacolo di polpo. Il colore, molto specifico, è stato ottenuto con carote, mirtilli, paprika e patate dolci, mentre la texture è assicurata dalle micoproteine, ideali per questo tipo di prodotto. A parte l’aspetto, The Kraken è ricco di proteine, minerali, vitamine, fibre e omega tre, al punto che, con il Nutri-Score, viene classificato con il punteggio massimo, la A. The Kraken, inoltre, può essere cucinato  al forno, fritto o grigliato, oppure servito così com’è; una confezione con tre tentacoli costa sei euro.

C’è già chi lancia accuse di “fish sounding”

Per il momento la Revo ha lanciato il prodotto solo limitatamente e solo nel mercato austriaco, per verificare a risposta, e anche per capire se, come già accaduto con il suo salmone vegetale, chiamato The Filet (ne abbiamo parlato in questo articolo sul ‘salmone’ vegetale stampato in 3D), realizzato in modo molto simile, saranno solevate questioni legali sulla denominazione.

Nel caso di The Filet è stato addirittura il consiglio comunale di Vienna a intentare una causa, anche se tutte le confezioni recano diciture molto chiare sul fatto che si tratti di prodotti interamente vegetali. Poche settimane fa, il tribunale ha rigettato la causa, e si spera quindi che lo stesso accada per The Kraken. Tuttavia, le battaglie sul ‘sounding’ sono all’ordine del giorno in Europa. Per questo la Revo Foods vuole vedere che cosa accadrà, prima di intraprendere campagne più estese. Ma anche se dovesse cambiare denominazione, il polpo vegetale potrebbe presto rappresentare un’alternativa valida sia dal punto di vista nutrizionale che da quello ambientale a quelli selvatici.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Revo Foods

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Andrea
Andrea
31 Marzo 2024 08:42

Finalmente una bella notizia!

Christine
Christine
2 Aprile 2024 14:50

Spero che questa decisione contamini altri stati; non c’è più limite , bisogna soddisfare a tutti i costi il bisogno di ingordigia degli uomini (benestanti), che mangiano senza pensare a quello che stanno facendo!!!

Maurizio Foroni
Maurizio Foroni
16 Aprile 2024 08:35

Due dubbi 1. Ci possiamo fidare di alimenti stampati in 3D? Possibili danni per la salute? 2. Non sono comunque alimenti iperprocessati?