Come spesso accade, ilfattoalimenare si trova a smascherare alcune “bufale” che dilagano su Internet. Questa volta parliamo della mail, comparsa in rete per la prima volta nel 2007 e ritornata in auge qualche mese fa, dove si afferma che il latte fresco scaduto rimasto invenduto viene ritirato dal produttore per essere sottoposto a un nuovo trattamento termico, riconfezionato e rimesso nuovamente in vendita. Un’operazione che sarebbe consentita dalla legge, per un massimo di 5 volte, e che sarebbe indicata sulle confezioni da una serie di numeri.

E’ tutto falso: per il latte fresco la legge n.169/89 ammette un unico trattamento termico di pastorizzazione a 72°C per 15 secondi massimi, che deve essere effettuato entro 48 ore dalla mungitura. Inoltre, stabilisce che il latte fresco debba contenere almeno il 14% di sieroproteine solubili non denaturate: un valore che può essere rispettato solo effettuando un’unica pastorizzazione. Quindi, quando si acquista una confezione di latte fresco si può stare certi che si tratta sempre di un prodotto “di prima mano”. Il latte fresco scaduto, poi, non può mai essere utilizzato per usi alimentari e quindi non ci sono rischi per il consumatore di ritrovarlo in commercio.

ssolutamente non veritiera anche la presunta “prova” portata a supporto dell’assurda teoria, che riguarda i codici numerici riportati sul fondo delle confezioni di latte in brik. Non si tratta, come si sostiene sul web, del numero dei trattamenti subiti dal latte ma semplicemente dei codici di tracciabilità dell’imballaggio.

Cerchiamo di capire nel dettaglio di cosa si tratta. I contenitori durante la produzione sono stampati su bobine madri di carta larghe circa 1,5 metri che successivamente vengono tagliate, a seconda dei formati, in 5 o 6 rotoli pronti per il confezionamento. Per assicurare la rintracciabilitá del materiale di imballaggio, i contenitori che costituiscono queste bobine vengono contraddistinti, a intervalli regolari e in modo sequenziale, con i relativi numeri da 1 a 5 o 6 a prescindere dal prodotto contenuto (latte, succhi, vino, etc.).

Questo é il motivo per cui sul fondo delle confezioni possono essere presenti questi numeri di identificazione che nulla hanno a che fare con gli alimenti confezionati.

 

 

 

Per ulteriori chiarimenti sul codice di tracciabilità dell’imballaggio:

http://www.tetrapak.com/it/scopri_tetra_pak/press_room/news/Pages/numeri_contenitore.aspx

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Mirko
Mirko
25 Giugno 2011 10:59

Il latte alimentare destinato alla vendita al dettaglio deve aver subito almeno un trattamento termico ammesso e deve essere confezionato in contenitori chiusi nello stabilimento in cui si effettua il trattamento. [d

http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Consigli/Tematici/Giorno+per+giorno/Andiamo+al+supermercato/03_supermercato.htm
LATTE FRESCO PASTORIZZATO