Il tema latte è uno dei più dibattuti in rete: tra chi lo considera un alimento fondamentale al pari delle verdure e della pasta e chi invece, per scelte etiche o salutistiche, non lo beve evidenziando critiche e problemi. Abbiamo chiesto al medico nutrizionista Michele Sculati (*) di fare chiarezza sui punti più dibattuti e sulle presunte criticità.
- Quali sono i motivi che generano i clima di allarmismo nei confronti del latte?
I motivi sono vari. Ne descrivo alcuni tra quelli che più spesso osservo durante la mia attività professionale. Da oltre 15 anni sono diffusi in Italia test alternativi per l’individuazione delle intolleranze alimentari, come il vega test, l’alcat test, il dria test effettuati con metodiche basate su IgG4, metodo sublinguale, kinesiologia, biorisonanza, fino al test del capello o all’iridologia. L’intolleranza al latte, come quella nei confronti di lieviti o farinacei, viene molto frequentemente riscontrata attraverso questi test, fino all’85% [1]. Risale alla fine del 2015 il documento [2] firmato dalle maggiori società scientifiche di medici specialisti in allergologia insieme all’ordine dei medici che descrive questi test come inattendibili. Uno dei problemi maggiormente riscontrati è il riscontro di risultati “falsi positivi”. Purtroppo la presa di posizione arriva con un notevole ritardo rispetto alla diffusione di test alternativi nella popolazione. Un altro tema viene evidenziato da un’indagine svolta a livello europeo sui medici pediatri. Secondo la ricerca i pediatri di base ritengono che il 47% dei loro pazienti abbia un’allergia al latte vaccino, ma la maggior parte non procede al dosaggio delle IgE e arrivano a questa valutazione solamente sulla base dei sintomi. L’aspetto interessante e che poi, quando la valutazione viene effettuata da un pediatra specialista in allergologia con i test idonei, la prevalenza all’allergia al latte risulta dell’1-3% [3]. A livello diagnostico, oltre alla questione dell’intolleranza al lattosio, si fa una certa confusione tra allergia e intolleranza alle proteine del latte. Per questo motivo la società mondiale di allergologia pochi mesi fa ha chiarito in un’apposita pubblicazione che l’intolleranza alle proteine del latte non esiste, mentre esiste una allergia che deve essere diagnosticata correttamente [4].
- Per quale motivo si diffondono sempre di più diete e modelli alimentari che escludono il latte o altri elementi dalla dieta quotidiana?
Le diete risentono di un effetto “moda”. Per esempio quella del gruppo sanguigno, suffragata dal successo del libro del dottor Piero Mozzi (best seller cartaceo 2015 su Amazon [5]), sconsiglia, nella maggior parte dei casi, il latte [6]. Inoltre Mozzi in trasmissioni televisive riporta strette connessioni con l’Alzheimer, varie tipologie di tumori, o di “guarigioni” dal mutismo dopo la sospensione dell’assunzione [7], fino a confermare l’associazione del consumo con l’autismo [8]. Anche le diete “alcaline” molto di moda in questi anni e riprese in decine di libri commerciali consigliano di evitare o limitare drasticamente l’assunzione di latte. La funzione del rene nel controllo dell’equilibrio acido-base modula i cambiamenti di acidità (pH) del sangue attribuibili all’alimentazione che risultano molto contenuti in termini di entità e durata [9] [10] [11] [12] , infatti l’influenza di un cibo sul pH del sangue risulta solamente “potenziale” e in letteratura scientifica si parla di “carico renale acido potenziale” con l’acronimo PRAL (Potential Renal Acid Load). Le evidenze in merito non vietano l’assunzione di latte, che risulta avere un effetto non significativo sul PRAL, ma pongono l’attenzione in primis sull’aumento del consumo di frutta e verdura [13].
- Ci sono altri fattori che giocano un ruolo importante nel limitare il consumo?
Un’altra scuola di pensiero che bandisce il latte nella dieta è quella vegana, talmente attuale che proprio mentre sto rispondendo alle domande de Il Fatto Alimentare noto che il Corriere della Sera in prima pagina pubblica due articoli sul tema [14] [15]. Il libro più conosciuto a livello internazionale in cui si sostiene che il latte, e in particolare le caseine presenti, possano essere cancerogene è “The China Study”. Il volume è talmente diffuso che l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha pubblicato un documento dove chiarisce che “The China Study” è un testo ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica, precisando che non ci sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini [16].
- Ma quanto latte si può bere ogni giorno?
Franco Berrino, uno dei maggiori esperti di epidemiologia nutrizionale in Italia (adesso in pensione ma per anni responsabile Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale tumori di Milano) nelle sue interviste sottolinea gli effetti negativi di un eccessivo consumo di latte. Ricorda pure che un eccessivo quantità di latte può avere effetti negativi sulla salute, ma alla gente non ne consiglia l’eliminazione. Si allinea alla posizione dei ricercatori di Harvard [17, 18] che suggeriscono il consumo di una “serving size” di latte al giorno [19] ( pari ad una cup da 240 ml [20]). È importante notare che la porzione di riferimento utilizzata negli Stati Uniti è diversa da quella riportata nelle linee guida italiane per una sana alimentazione, dove una porzione ha un volume pari quasi alla metà (125 ml) [21]. Il quantitativo suggerito nell’articolo dell’Università di Harvard citato da Berrino, è equivalente a quasi due porzioni “italiane”, ovvero è possibile consumare una comune tazza di latte (da 240 ml) al giorno. Troppo spesso però le posizioni ufficiali pubblicate sulla letteratura scientifica dal dottor Berrino vengono distorte e riportate con titoli allarmistici su siti internet o in articoli di giornali e settimanali popolari, dicendo che “Il latte animale vaccino non è un cibo adatto agli umani [22] ”, oppure “Bere latte alimenta e provoca il Cancro! [23]”, generando confusione e timori infondati.
- Si riesce a quantificare il numero di intolleranti alla lattasi? Nel sito ne avevamo già parlato, mi pare che lei avesse detto il 40%, mentre altre fonti arrivano al 60% e per l’area mediterranea si indica addirittura fino al 70%?
Essere intolleranti al lattosio da un punto di vista medico non rappresenta nulla di grave. Vuol dire che parte del lattosio non è digerito ma viene fermentato dalla flora batterica intestinale creando meteorismo, come accade con molte fibre vegetali, e con un potenziale effetto prebiotico utile alla flora batterica intestinale [24]. L’effetto prebiotico viene svolto da componente di un alimento che viene utilizzato come nutrimento dalla flora batterica intestinale, ovvero dal microbioma. Solo una piccola percentuale di persone intolleranti accusa sintomi di rilievo, come la dissenteria ed il gonfiore addominale (meteorismo). Poiché molta gente soffre di gonfiore addominale, frequentemente viene eliminato il latte sulla base di tale sintomo [25]. Questa scelta di solito non apporta miglioramenti significativi, perché il meteorismo spesso è correlato ad altre cause molto diffuse come: sovrappeso, sedentarietà, insufficiente assunzione di frutta e verdura, insufficiente idratazione, stipsi, sindrome del colon irritabile, sovracrescita batterica del piccolo intestino (SIBO), impossibilità ad evacuare quando arriva lo stimolo. Inoltre per persone in cui il sovrappeso riguarda il grasso viscerale, ovvero quello che si stipa all’interno dell’addome, può risultare poco tollerabile, il gonfiore addominale dovuto ai processi di fermentazione intestinali quando il microbioma fa il suo benefico lavoro, di conseguenza essi rischiano di eliminare alimenti potenzialmente utili al controllo del peso come legumi [26], minestroni [27] o latte [28] [29]creando un circolo vizioso.
- Le persone intolleranti possono bere latte?
La maggior parte delle persone intolleranti al lattosio è in grado di assumere senza problemi una tazza da 250 ml di latte, come riporta l’European Food Safety Authority [30]. Per questo motivo fare il test diagnostico (il breath test per valutare l’intolleranza al lattosio) dà un risultato poco rilevante per la maggior parte delle persone che hanno un’intolleranza lieve. Ha ha senso farlo solo se si ha il sospetto che i sintomi di intolleranza compaiano in seguito all’assunzione di una tazza di latte o meno, oppure nel caso in cui i sintomi siano significativi e creino disagi.
- Chi smette di bere latte diventa intollerante?
Le persone che smettono di bere latte pur avendo una lieve intolleranza (risultato del breath test 20-40 ppm) rischiano di diventare ancor più intolleranti, perché l’enzima lattasi non essendo più utilizzato dall’organismo perde “l’allenamento” [31] [32]. L’altro elemento da considerare è che nei prodotti alimentari delattosati, il lattosio viene scisso in glucosio e galattosio e il glucosio in forma libera ha un indice glicemico maggiore [26], mentre i nutrizionisti in una dieta sana e bilanciata suggeriscono di preferire alimenti a basso indice glicemico, ovvero che inducono un minore innalzamento del glucosio nel sangue dopo l’assunzione [33].
- Quali sono i vantaggi collegati al consumo di latte?
Il latte è un nutriente, ovvero è un alimento a elevata densità di nutrienti quali proteine, vitamine e minerali oltre ad avere una bassa densità energetica [34]. Queste caratteristiche si contrappongono alle cosiddette calorie vuote “empty calories”, tipiche dei prodotti classificati come junk-foods arricchiti con grandi quantità di zuccheri e grassi, che ne aumentano la densità energetica senza apportare nutrienti utili. È paradossale assistere al calo costante dei consumi di latte, spesso basato su diagnosi inconsistenti o paure infondate, e poi osservare l’aumento del consumo di junk-food.
- Il latte è ricco di calcio, quale correlazione esiste con la salute delle ossa?
Per quanto riguarda il ruolo del calcio e il rapporto tra latte e salute delle ossa ci sono numerosi articoli che dimostrano un ruolo utile in varie fasce di età, dal bambino all’anziano [35] [36] [37] [38] [39] [40] [41] [42] [43] [44] [45]. A riprova di ciò va detto che l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) autorizza i produttori a scrivere sulle etichette la dicitura “Il calcio è necessario per il mantenimento di ossa normali” [46]. Il calcio è importante ma non è l’unico fattore determinante, perché l’azione nei confronti delle ossa viene ottimizzata quando è presente anche la vitamina D (di cui siamo frequentemente carenti), quando attraverso l’attività fisica stimoliamo le ossa ad irrobustirsi in modo da poter sopportare gli sforzi necessari, e quando vi è una particolare forma di vitamina K, la K2 (mena chinoni) prodotta dalla fermentazione delle fibre ad opera del microbioma. La maggior parte delle linee guida è concorde nel consigliare un livello di assunzione per il calcio di 800/1.100 mg al giorno [47] [48], e anche il livello suggerito per gli adulti dall’Efsa è di 1.000 mg al giorno [49]. In un recente articolo sul ruolo del calcio, la salute delle ossa e l’assunzione di latte pubblicato sul sito dell’Università di Harvard, si suggerisce di variare le fonti attraverso cibi come: frutta secca, verdura, e una porzione di latte al giorno, pari a una tazza da 240 ml [50] (equivalenti circa a due porzioni di latte da 125 come è scritto nelle linee guida “italiane”). Considerato che le attuali Linee guida Italiane suggeriscono il consumo di tre porzioni di latte o yogurt al giorno, si può raggiungere l’obiettivo con una tazza di latte e un vasetto di yogurt, rispettando anche i suggerimenti di Franco Berrino e dell’Università di Harvard. Al contrario aumentare l’assunzione di latte o calcio a livelli maggiori non sembra avere ulteriore utilità sulla mineralizzazione ossea e sul rischio di fratture [51] [52] [53] [54].
- Il consumo di latte aumenta il rischio di ammalarsi di tumore?
È un argomento delicato su cui stanno indagando diversi gruppi di ricerca, tuttavia solo grandi centri di ricerca pubblici possono avere le risorse ed una quantità di dati sufficiente per sintetizzare le più recenti evidenze scientifiche. Il consumo di latte è associato a una aumento di alcune tipologie di tumori e a una riduzione di altre tipologie. Sul tema in letteratura ci sono diversi articoli scientifici e considerarne solo alcuni può creare timori o certezze infondate. L’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lyon da decenni porta avanti studi di epidemiologia nutrizionale, grazie al finanziamento dei governi di molti paesi europei ed è uno dei centri di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Europa lo IARC possiede la maggior quantità di dati sul tema estrapolati anche attraverso lo studio EPIC condotto su mezzo milione di cittadini e coordinato anche da un grande ricercatore italiano: Elio Riboli. Qualche mese fa è stato pubblicato con la supervisione dello IARC l’European Code Against Cancer 4th Edition [55], un testo che riassume le evidenze in merito al rischio di cancro rispetto all’assunzione di alimenti. In questo Codice Europeo non si accenna all’aumento del rischio tumore legato al consumo di latte o derivati, ed uno degli autori Italiani è Franco Berrino. Non credo che al momento esistano in Europa ricercatori in grado di fare riflessioni sul tema basandosi su una pluralità di interlocutori ed una quantità di dati paragonabili.
(*) Michele Sculati, medico specialista in scienza dell’alimentazione, dottore di ricerca in sanità pubblica, professore a contratto presso l’Università Milano Bicocca. Ha rapporti di consulenza con Danone (azienda leader nel settore dello yogurt) e con Galbusera (azienda leader nel settore salutistico dei prodotti da forno).
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NOTE
1 Atkinson W, Sheldon TA, Shaath N, Whorwell PJ.Food elimination based on IgG antibodies in irritable bowel syndrome: a randomised controlled trial. Gut. 2004 Oct;53(10):1459-64.
2 Federazione Nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri; Società Italiana di Allergologia, asma, ed immunologia clinica; associazione allergologi Immulologi territoriali ed ospedalieri; Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Pediatrica. Allergie e intolleranze alimentari, un documento condiviso. 2015. PDF disponibile all’indirizzo: https://portale.fnomceo.it/fnomceo/downloadFile.nocache?id=137551
3 Dreborg S et al. The management of food allergy in infants with special emphasis on cow’s milk allergy. European Paediatric Association Newsletter. 2012-04-10 ed: EPA; 2012. p. 1–2
4 Dreborg S. Debates in allergy medicine: food intolerance does not exist.World Allergy Organ J. 2015 Dec 14;8:37
5 www.amazon.it/bestseller2015 , accesso luglio 2016
6 http://dietagrupposanguigno.it/la-dieta/ . accesso 09/07/2016
7 Diretta Telecolor, Piero Mozzi: Danni del latte [2014.02] , minuto 50 (https://www.youtube.com/watch?v=48RJjrMHIlo)
8 Diretta Telecolor, Piero Mozzi: Danni del latte • seconda puntata [2014.03], minuto 27.50 (https://www.youtube.com/watch?v=emm05-JJw90 )
9 Bonjour JP et al Nutritional disturbance in acid-base balance and osteoporosis: a hypothesis that disregards the essential homeostatic role of the kidney. Br J Nutr. 2013 Oct;110(7):1168-77.
10 Fenton TR, Lyon AW. Milk and acid-base balance: proposed hypothesis versus scientific evidence. J Am Coll Nutr. 2011 Oct;30(5 Suppl 1):471S-5S.
11 T. Jia et al. Dietary acid load, kidney function, osteoporosis, and risk of fractures in elderly men and women. Osteoporosis International. February 2015, Volume 26, Issue 2, pp 563-570
12 Fenton TR. Causal assessment of dietary acid load and bone disease: a systematic review & meta-analysis applying Hill’s epidemiologic criteria for causality. Nutr J. 2011 Apr 30;10:41
13 Vezzoli G et al. Dietary style and acid load in an Italian population of calcium kidney stone formers.Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015 Jun;25(6):588-93.
14 Corriere della Sera. Il pediatra Pinelli: «Il problema non è la dieta vegan ma gli errori alimentari dei genitori» 8 LUGLIO 2016
15 Corriere della Sera. Esplora il significato del termine: Bambini, l’importanza delle proteine nella dieta Bambini, l’importanza delle proteine nella dieta. 8 LUGLIO 2016
16 AIRC. È vero che, sulla base del China Study, ci sono prove scientifiche a sostegno di una dieta vegana per ridurre il rischio di cancro? Aggiornamento 7 luglio 2015, http://www.airc.it/cancro/disinformazione/the-china-study/
17 Franco Berrino. Bevete più latte… Drink more milk…Epidemiol Prev 2013; 37 (4-5): 340-34
18 La Stampa, sez. TuttoScienze “Quanti equivoci su latte e formaggi. L’abuso aumenta il rischio-tumore” 19/02/2016
19 Harvard School of Pubblic Health, The Nutrition Source. Calcium and Milk: What’s Best for Your Bones and Health? https://www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/calcium-full-story/ Accesso Luglio 2016.
20 U.S. Food and Drug Administration. Guidance for Industry: Guidelines for Determining Metric Equivalents of Household Measures. Oct 1993
21 Linee Guida Per Una Sana Alimentazione Italiana. Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), 2003.
22 Franco Berrino: “Tutti i danni del latte animale…” LUNEDÌ 3 OTTOBRE 2011 http://retedellereti.blogspot.it/2011/10/franco-berrino-tutti-i-danni-del-latte.html
23 Bere latte alimenta e provoca il Cancro! F.Berrino, T Colin Campbell, L Acerra. http://www.aloedipadrezago.it/berelatte-alimenta-e-provoca-il-cancro/
24 Szilagyi A. Redefining lactose as a conditional prebiotic. Can J Gastroenterol. 2004 Mar;18(3):163-7.
25 Szilagyi A. Redefining lactose as a conditional prebiotic. Can J Gastroenterol. 2004 Mar;18(3):163-7.
26 Williams PGet al.Cereal grains, legumes, and weight management: a comprehensive review of the scientific evidence. Nutr Rev. 2008 Apr;66(4):171-82.
27 Rolls BJ et al.Provision of foods differing in energy density affects long-term weight loss. Obes Res. 2005 Jun;13(6):1052-60.
28 Bel-Serrat S et al. Is dairy consumption associated with low cardiovascular disease risk in European adolescents? Results from the HELENA Study. Pediatr Obes. 2014 Oct;9(5):401-10. doi
29 Moreno LA et al. Dairy products, yogurt consumption, and cardiometabolic risk in children and adolescents.Nutr Rev. 2015 Aug;73 Suppl 1:8-14.
30 European Food Safety Authority (EFSA). Scientific Opinion on lactose thresholds in lactose intolerance and galactosaemia. EFSA Journal 2010;8(9):1777
31 Briet F Improved clinical tolerance to chronic lactose ingestion in subjects with lactose intolerance: a placebo effect? Gut. 1997 Nov;41(5):632-5.
32 Hertzler SR Colonic adaptation to daily lactose feeding in lactose maldigesters reduces lactose intolerance.Am J Clin Nutr. 1996 Aug;64(2):232-6.
33 Lummela N et al.Effects of a fibre-enriched milk drink on insulin and glucose levels in healthy subjects. Nutr J. 2009 Oct 1;8:45; Augustin LS et al. Glycemic index, glycemic load and glycemic response: An International Scientific Consensus Summit from the International Carbohydrate Quality Consortium (ICQC Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015 Sep;25(9):795-815
34 Drewnowski A et al.Concept of a nutritious food: toward a nutrient density score. Am J Clin Nutr. 2005 Oct;82(4):721-32
35 Rizzoli R1. Dairy products, yogurts, and bone health. Am J Clin Nutr. 2014 May;99(5 Suppl):1256S-62S.
36 Manios Y Changes in biochemical indexes of bone metabolism and bone mineral density after a 12-mo dietary intervention program: the Postmenopausal Health Study. Am J Clin Nutr. 2007 Sep;86(3):781-9.
37 Moschonis G1The effects of a 30-month dietary intervention on bone mineral density: the Postmenopausal Health Study. Br J Nutr. 2010 Jul;104(1):100-7
38 Serge Rozenberg et al. Effects of Dairy Products Consumption on Health: Benefits and Beliefs—A Commentary from the Belgian Bone Club and the European Society for Clinical and Economic Aspects of Osteoporosis, Osteoarthritis and Musculoskeletal Diseases Calcif Tissue Int. 2016; 98: 1–17 3
9 Shivani Sahni et al. Effect of dairy intake on bone mineral density (BMD) is only beneficial with higher vitamin D (VitD) intakes: the Framingham Original Cohort. The FASEB Journal.vol. 27 no. 1 Supplement 106.5 April 2013
40 Br Du X et al. School-milk intervention trial enhances growth and bone mineral accretion in Chinese girls aged 10-12 years in Beijing. J Nutr. 2004 Jul;92(1):159-68.
41 Cadogan J Milk intake and bone mineral acquisition in adolescent girls: randomised, controlled intervention trial. BMJ. 1997 Nov 15;315(7118):1255-60.
42 E. H. van den Hooven et al. Infant dietary patterns and bone mass in childhood: the Generation R Study Osteoporos Int. 2015; 26(5): 1595–1604.
43 Shin S A fruit, milk and whole grain dietary pattern is positively associated with bone mineral density in Korean healthy adults. Eur J Clin Nutr. 2015 Apr;69(4):442-8.
44 DeBoer MD et al.Milk intake, height and body mass index in preschool children. Arch Dis Child. 2015 May;100(5):460-5
45 Sato Y et al. Greater milk intake is associated with lower bone turnover, higher bone density, and higher bone microarchitecture index in a population of elderly Japanese men with relatively low dietary calcium intake: Fujiwarakyo Osteoporosis Risk in Men (FORMEN) Study. Osteoporos Int. 2015 May;26(5):1585-94.
46 Scientific Opinion on the substantiation of health claims related to calcium and maintenance of bones and teeth (ID 224, 230, 231, 354, 3099), muscle function and neurotransmission (ID 226, 227, 230, 235), blood coagulation (ID 230, 236), energy-yielding metabolism (ID 234), function of digestive enzymes (ID 355), and maintenance of normal blood pressure (ID 225, 385, 1419) pursuant to Article 13(1) of Regulation (EC) No 1924/20061. EFSA Journal 2009; 7(9):1210.
47 Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014 LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: MINERALI. Fabbisogno medio (AR): valori su base giornaliera
48 Institute of Medicine (IOM). Dietary Reference Intakes for Vitamin D and Calcium (2011)
49 Scientific Opinion on Dietary Reference Values for calcium. Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA). European Food Safety Authority (EFSA), Parma, Italy. EFSA Journal 2015;13(5):4101
50 Harvard School of Pubblic Health, The Nutrition Source. Calcium and Milk: What’s Best for Your Bones and Health? https://www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/calcium-full-story/ Accesso Luglio 2016.
51 Feskanich D et al. Milk, dietary calcium, and bone fractures in women: a 12-year prospective study. Am J Public Health. 1997 Jun;87(6):992-7.
52 Tai V Calcium intake and bone mineral density: systematic review and meta-analysis. BMJ. 2015 Sep 29;351:h4183.
53 [48] Bolland MJ1 et al.Calcium intake and risk of fracture: systematic review. BMJ. 2015 Sep 29;351:h4580.
54 Dong Wang et al.Calcium intake and hip fracture risk: a meta-analysis of prospective cohort studies. Int J Clin Exp Med. 2015; 8(8): 14424–14431.
55 Schüz J et al.European Code against Cancer 4th Edition: 12 ways to reduce your cancer risk. Cancer Epidemiol. 2015 Dec;39 Suppl 1:S1-10
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Finalmente un articolo che fa chiarezza su un tema su cui troppe persone hanno un’opinione basata su ignoranza e disinformazione, compresi purtroppo molti medici di base.
Il consumo di latte è stato un enorme vantaggio evolutivo per la specie umana, oggi la sua importanza è certamente inferiore e può essere assunto in quantità moderate (in particolare perché è già presente come ingredienti di molti altri cibi).
Comunque alla fine è sempre la stessa storia: bisogna avere una dieta varia, mangiando un po’ di tutto con moderazione, senza demonizzare immotivatamente intere classi di alimenti.
Mi chiedo se fra un po’ di tempo si potranno rivedere con un po’ più di obiettività ed equilibrio anche altri giudizi dettati dalla moda (penso in primis all’olio di palma).
Nell’articolo si evidenzia che si può bere 250 ml di latte al giorno come dose consigliata, ma si cita un’articolo del dottor. Berrino ( http://www.aloedipadrezago.it/bere-latte-alimenta-e-provoca-il-cancro/) in cui si sostiene che anche un bicchiere di latte al giorno è pericoloso dal punto di vista delle probabilità di provocare il cancro. Mettetevi d’accordo e fate chiarezza! !
Gentile lettore, nella parte finale dell’intervista viene riportato l’articolo scientifico, firmato dal Prof Berrino insieme ad altri 70 ricercatori europei, in cui non viene riportato il latte tra gli alimenti che possano incrementare il rischio di sviluppare tumori, l’articolo è pubblico e gratuito su: http://www.cancerepidemiology.net/article/S1877-7821(15)00127-7/pdf . Questa è l’opinione chiara sottoscritta in modo ufficiale dalla collegialità degli autori; quello che si trova in rete può essere tutto ed il contrario di tutto, è su questa possibile confusione che volevo porre l’attenzione citando tali titoli allarmistici.
Wow Francesco, che prove….l’autorevolissimo e super scientifico sito “Aloe di padre Zago”….ovviamente senza link al suo interno….
Questo articolo dice una verità: i test per le intolleranze non hanno base scientifica e quindi non sono utili… L’ho imparato anche a mie spese, in quanto diversi anni fa feci il vega-test, con un risultano che mi apparve subito dubbio, visto che non erano apparsi alimenti che mi provocano forti dolori (es. aglio e ananas) ed ne erano apparsi alcuni che, invece, non mi davano alcun fastidio…
L’intolleranza al lattosio esiste eccome, però, e non credo che sia così poco diffusa come è scritto nell’articolo. Concordo che il latte sia un ottimo alimento, ma se dà dei problemi, anche lievi, è meglio evitarlo, come è meglio evitare qualsiasi alimento che ci fa star male.
Diversi anni fa ho fatto il breath test al lattosio con risultato decisamente positivo (come mi aspettavo visti i sintomi) e da allora non bevo latte, non mangio formaggi e latticini (a parte il parmigiano e simili, ma con moderazione), eppure non ho carenza di calcio e sto bene.
Da quel che so, intolleranze e allergie sono due cose distinte e separate, che vanno ad agire in modi differenti e sono “scovate” in modi differenti: un test per intolleranze non troverà alimenti a cui si è allergici e un test per allergie non troverà alimenti a cui si è intolleranti.
Per quanto riguarda il calcio, il latto non è l’unico alimento che lo fornisce, come è ben spiegato anche nell’articolo
Questo è vero, Paolo…
Che io sappia, l’allergia causa l’azione degli anticorpi ed è potenzialmente mortale, mentre l’intolleranza causa disturbi generalizzati che passano senza lasciare danni permanenti…
Mi chiedo, però, come si possa capire se una persona è intollerante o allergica…
Esempio: nel vega test erano usciti correttamente i piselli, ma non l’ananas, ma se mangio i due alimenti l’effetto è lo stesso: forti dolori allo stomaco e all’intestino. Io immagino che se l’effetto è lo stesso, allora o sono entrambe allergie o entrambe intolleranze, eppure l’ananas non è uscita e i piselli sì.
Poi, comunque, i test delle intolleranze segnalano l’alimento complesso e non la molecola incriminata, caratteristica che fornisce informazioni troppo sommarie e poco utili… Ad esempio, potrei stare male mangiando i fagioli borlotti, ma non i fagioli rossi…
Il test del lattosio, infatti, è affidabile proprio perché si testa una specifica molecola.
l’analisi non può limitarsi al solo latte, si assume latte anche con i formaggi e con gli yogurt, quindi chiedo se mangio un pezzo di formaggio devo abolire una tazza? O se mangio uno yogurt?
Un calcolo esatto non si può fare, tenga presente che formaggi e yogurt hanno quantitativi di lattosio inferiori al latte fresco, poichè gli zuccheri sono in parte persi nel processo di caseificazione durante lo spurgo delle cagliate e in parte digeriti dai microorganismi autoctoni o aggiunti necessari alla trasformazione di questi alimenti. Data la complessità e l’unicità della trasformazione di ogni singolo tipo di formaggio è impossibile fare un bilanciamento generale (per quanto riguarda il lattosio) formaggio-yogurt e latte
Rispetto alle porzioni quotidiane suggerite il formaggio è considerato separatamente rispetto a latte o yogurt nelle linee guida italiane.
Articolo ben scritto che però omette di dire che la produzione del latte ha un impatto ambientale devastante: deforestazione, consumo idrico enorme, consumo di cereali che potrebbero sfamare persone direttamente.
A me basta anche solo questo per escluderlo…
Anche l’agricoltura ha un impatto ambientale devastante (uno dei prodotti peggiori è l’insalata, che richiede molto spazio e molta acqua e non apporta nutrimento significativo).
Non si fa cenno alla rennina, vorrei sapere il perche`.
Mancano inoltre delle precisazioni che ho invece sentito da altri specialisti. Talvolta ho la sensazione, e parlo in generale, che si voglia creare piu` dubbi che risposte. E` naturale quindi che le persone non esperte come me poi si ritrovino a non saper che strada prendere, e a chi credere (perfino i medici specilisti non sono in accordo tra loro).
L’articolo è stato scritto proprio per cercare di orientare le persone attraverso evidenze scientifiche piuttosto che opinioni personali o di piccoli gruppi di medici o figure para-mediche. Per tale motivo sono state selezionate più di 50 bibliografiche di riferimento, che rappresentano l’opinione di migliaia di ricercatori che nel mondo si occupano di questi temi. Per quanto riguarda la Rennina o Chimosina, che cosa in particolare le interessava?
Poche volte si ha la fortuna di leggere un’intervista così chiara e documentata , con tanto di fonti documentate. Lascia più dubbi che certezze ? Uno scienziato serio non ha certezze assolute , ma se si legge con accuratezza i messaggi sono chiari per un lettore che non ha il paraocchi .
Articolo completo e ben strutturato ma purtroppo mi pare che la risposta alla domanda del titolo sia stata affidata a una sola persona. Mentre in tutto il mondo si sta lanciando l’allarme su un alimento che si ha il sospetto che sia cancerogeno, parallelamente l’industria casearia cerca come può di arginare i danni con una campagna ben orchestrata di pubblicità. In fondo non tanto di diverso da quello che si è visto per le sigarette negli anni 60. Però è importante notare un fatto: ci sono in letteratura migliaia di studi che indicano la possibilità che il latte vaccino faccia male, ma non mi risulta che ce ne sia uno che mostri come il latte vaccino faccia bene, per esempio alle ossa. Nel frattempo io personalmente preferisco bere il latte d’avena: buono e leggero e non ho mai più avuto un mal di pancia.
È abitudine di tutti i giornali fare interviste ad esperti qualificati che danno un loro parere. Premesso ciò, il sospetto che il latte sia cancerogeno è tutto da dimostrare e il paragone con le sigarette mi sembra proprio fuori luogo. Se migliaia di studi seri e qualificati come lascia intendere lei dicono che il latte fa male, mi chiedo come mai il latte sia ancora uno degli alimenti più consumati al mondo.È tutto un complotto?
Gentile Tony, nella parte finale dell’intervista viene riportato l’articolo scientifico (nota 55), firmato dal Prof Berrino insieme ad altri 70 ricercatori europei, dove non viene riportato il latte tra gli alimenti che possano incrementare il rischio di sviluppare tumori, l’articolo è pubblico e gratuito su: http://www.cancerepidemiology.net/article/S1877-7821(15)00127-7/pdf . Sicuramente l’intervista ha il limite intrinseco di essere un’intervista personale a me, tuttavia, come nel caso della nota 47, non ho espresso opinioni personali ma ho riportato articoli scientifici condivisi da una collegialità ampia di professionisti. Lei scrive che non vi sono articoli sul fatto che il latte faccia bene alle ossa ma nella mia intervista ne sono riportati ben 11, firmati da un’altra settantina di ricercatori, e mi sono fermato perché avrei potuto citarne altri.
Ringrazio Roberto La Pira per le gentili precisazioni e il Dr. Michele Sculati per le precisazioni e la professionalità dimostrata.
Si potrebbe ravvisare qualche conflitto di interessi considerando che il dr.Sculati è consulente della Danone.
Il dott. Sculati dichiara nell’articolo il rapporto di consulenza con Danone, ciò non toglie che secondo noi il contenuto dell’intervista sia valido ed è su questo punto che vanno indirizzate le osservazioni e i commenti. Nel sito ospitiamo regolarmente interventi di aziende e di esperti che contribuiscono al dibattito anche se hanno idee differenti dalle nostre. Ospitiamo anche interventi e articoli di persone che dichiarano di non avere conflitti di interesse. La cosa scorretta è firmare un articolo o presentarsi come docenti universitari o professori di grandi strutture ospedaliere pubbliche o quant’altro e nascondere un rapporto di consulenza sull’argomento trattato.
Danone non produce latte, ma yogurt; possono sembrare simili ma nella popolazione il consumo di yogurt non ha risentito dei timori discussi nell’articolo, mentre quello di latte si.
Per questo lavoro non ho percepito alcun compenso, è un lavoro che svolgo “no profit” perché credo nell’utilità de “Il Fatto Alimentare” nel divulgare informazioni sul tema, e perché credo che eliminare il latte sulla base di timori infondati porti più svantaggi che vantaggi alla nostra salute.
io ho letto vari articoli di studi in cui si analizza la relazione tra ossa e apporto di calcio (dato dal latte e non) …inesistenti
eppure qui non leggo nessun riferimento
A sensazione questo articolo mi sembra troppo “buonista e a favore” del consumo di latte.
Se è pur vero che non si può paragonare al caso delle sigarette in toto .. è pur vero che per decenni le sigarette si sono vendute ….e nessuna sapeva (e altri dicevano) che erano cosi dannose
onestamente non so se fino a un decennio fà si vendevano/consumavano piu sigarette o latte….
ho esagerato di proposito …. solo x dire che “una grande diffusione di un prodotto” non è necessariamente un indice di sicurezza
Gentile Marco, lei scrive che non ha letto nessun riferimento sul rapporto tra salute delle ossa e calcio, forse le sono sfuggite gli 11 articoli scientifici citati (note dalla 35 alla 45), che rappresentano l’opinione di decine di ricercatori in varie parti mondo. Oltre all’articolo dell’Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare (nota 47), che decile le leggi che regolano cosa si può scrivere o non scrivere sulla confezione di un alimento (chiamati Claim), tale articolo è l’opinione collegiale di 15 diversi esperti sul tema che varie nazioni europee hanno proposto, non la mia personale.
IN merito alla dieta dei gruppi sanguigni il dottor Mozzi ne è stato solo “un apostolo” di questa dieta, non ne è stato l’inventore, il quale fu Peter d’ Adamo negli anni ’50 e poi suo figlio a perfezionarla, anche con i nuovi mezzi analitici nel contempo sviluppatisi. Personalmente do credito all’approccio a questa “moda” , avendone verificato su di me la validità: d’altronde è verissimo che la “scienza medica” non è una scienza esatta, bensì… empirica e ciò per il semplice fatto che il patrimonio genetico è variabile da persona a persona ed è modulato dai globuli rossi. Saluti. [Personalmente avrei proposto all’ideatore Peter d’ Adamo il premio Nobel, solo che si sarebbero “toccati interessi” finanziari e professionali che gli ordini costituiti non avrebbero tollerato]
Gentile Emilio, lei si è trovato molto bene con questa dieta, tuttavia si deve ricordare che le proprie esperienze personali hanno dei limiti quando si cerca di analizzare un problema complesso, per tale motivo esiste la statistica medica che analizza centinaia, alle volte migliaia di individui e la loro risposta variabile ad una terapia o ad un alimento. In questo articolo ho cercato di inserire una bibliografia scientifica che analizzasse la più vasta popolazione possibile, proprio per evitare che i limiti di un’esperienza personale possano confondere le idee; l’ultimo articolo citato analizza addirittura mezzo milione di cittadini europei.
Concordo nella sostanza: la chiave di lettura del tutto è il patrimonio genetico di ciascuno! [Le porto a conoscenza a titolo di “gossip”che mio fratello è ,udite udite , intollerante all’olio di oliva e la manifesta con screpolature ed indurimento del palmo della mano destra: da non credere e ciò è sopravvenuto negli ultimi 4-5 anni e sposo in ciò il pensiero del dottor Mozzi quando afferma che bisogna “sentirsi” il proprio corpo, ma questa è una sensibilità che non tutti hanno, essendo molto soggettiva. Saluti
Grazie prof Sculati per l’ampia informazione. Quindi mi pare di capire (non ho letto le note) che rimane in vigore quello che si sapeva da tempo e che alcune singole interviste avevano messo in discussione ovvero che bere latte, yogurt e formaggio deve apportare (insieme a vitamina D e alla K2) il giusto quantitativo di calcio.
Ma mangiare 1/2 kg di Yogurt bianco e poco zuccherato con 2 banane e 1/2 panino semplice, a pranzo può creare problemi?
Mangiare molto formaggio non stagionato e mangiare 333 ml di latte a colazione, da problemi?
Se uno è sotto il peso ideale può avere problemi ad assumere molto latte+yogurt+formaggio?
posso raccontare la mia esperienza? a seguito di forti nausee e emicranie ho fatto il test per l’intolleranza in ospedale, sono risultata positiva… il medico insisteva che non era necessario eliminare il latte e io stavo male , gonfiavo , prendevo peso , sempre stanca con forti emicranie e nausea sempre.
Ho provato di testa mia a eliminare il latte e pian piano mi sono ripresa, le emicranie che mi portavano a stare in casa al buio per tre quattro volte a settimana , sono diminuite , niente pancia gonfia, il metabolismo si è normalizzato ..e dopo un lungo periodo di astinenza dal latte, piano piano ho riprovato a prenderlo ed è andato tutto bene …. ora dopo qualche anno di alimentazione che include il latte , sto tornando a sentire le nausee e il gonfiore e aumento di peso ..so che devo tornare a fare un periodo di astinenza….
questo articolo mi sembra un pò di parte , tante verità negate dalla scienza ufficiale si sono poi dimostrate veritiere col tempo
elisa
per il sig Sculati
forse non sono stato molto chiaro…
intendevo dire … non è stato citato nessuno studio “contro” …. ovvero nessuno studio che affronta la questione in modo opposto e cioè :
“il latte/ilcalcio del latte non aiuta LE OSSA” quindi bere tanto latte per aiutare le ossa … non serve
questo argomento ricorda un po le “acque della salute” …. che il marketing prova a proporre come benefiche per aumentarne la diffusione/consumo (anche li c’è il calcio mi pare)
il racconto di Elisa mi incuriosisce. personalmente consumavo quotidianamente latte fino a quasi 20 anni fa, fino a che mi sono accorto che il mio intestino non lo tollerava più, scatenando coliche nel giro di un’ora, puntualmente. interruppi l’assunzione e dopo un po’ decisi di provare del latte bio. il cambio fu benefico perché non ebbi più reazioni. da allora, però, il mio interesse per il latte è scemato e nel corso degli anni l’ho sostituito con lo yogurt intero naturale.
@ Elisa chiederei come mai debba riproporsi il consumo di latte se lo stesso le crea grossi problemi, anche se a distanza di tempo? non le basterebbe sostituirlo come ho fatto io? cordialità
perchè non specificare che i vegani scelgono di non bere latte per rispetto verso gli animali sfruttati ed uccisi per produrlo?
Ottima osservazione. Sembra che i vegani eliminino i latticini per pure spirito di salutismo dettato da una moda passeggera, mentre la maggior parte dei vegani sono spinti da un forte senso di etica e giustizia nei confonti di chi non può difendersi ed ha diritto come tutti noi ad una vita dignitosa e libera. Affrontare l’argomento esclusivamente dal punto di vista scientifico può lasciare dei dubbi nel lettore, affrontarlo anche da un punto di vista etico, logico ed ecologista magari può anche far riflettere su questo alimento.
Concordo in pieno con chi trova che finalmente si produce un documento scientificamente valido estremamente circostanziato che va a sfatare bufale e pregiudizi ideologici assurdi che purtroppo per ragioni di ignoranza, talvolta anche colpevole, credulità, e preconcetti inammissibili permeano la mente di persone ingenue ed influenzabili che, con grave danno, prendono per buono ciò che passa senza alcun filtro in rete.
E’ da stigmatizzare anche la “moda” spinta dai media, scientificamente insensata, che sta invadendo il mondo lattiero caseario del “senza lattosio”, che induce nei consumatori pregiudizi dannosi, al pari degli altri “senza….”, il più delle volte “SENZA SENSO” di cui i responsabili di marketing devono purtroppo tener conto per ragioni di mercato.
Articolo molto interessante. L’unica parte che non mi convince è la relazione positiva tra assunzione di latte, calcio e malattie delle ossa (osteporosi). Nella letteratura scientifica eistono altrettanti articoli che correlano,negativamente, tale associazione. La maggior parte delle pazienti che ho conosciuto nella mia carriera di nutrizionista non sono mai migliorate ne con l’assunzione di calcio, pur integrata con la vitaina D, ne con i farmaci. Esistono correlazioni positive, invece, tra attività fisica, che stimola l’ormone irisina, e salute delle ossa, con miglioramenti, anche significativi, delle indagini MOC anche a distanza di soli 12 mesi dall’inizio dell’attività fisica,miglioramenti difficilmente riscontrabili assumendo calcio,vit. D e farmaci. Le cause dell’osteoporosi non hanno a che fare con la scarsa biodisponibilità di calcio il cui eccesso viene eliminato o finisce nella genesi delle placche aterosclerotiche;piuttosto, è una malattia legata all’età, alla scarsa attività fisica praticata in giovane età e alla sedentarietà. La miglior cura,secondo i risultati di molte review…è e rimane l’attività fisica.
interessante. sembra che quella dell’assunzione di calcio stia diventando una vera e propria mania
Magari fosse una mania, è invece un problema sanitario sempre più pressante, anche dal punto di vista economico-sociale, con l’aumento della popolazione anziana e delle prospettive di vita. Il fatto è che il calcio, necessario non solo per lo scheletro, ma per il metabolismo cellulare, ha nell’organismo una fase di accumulo massima fino a circa 25 anni, e poi bisogna assumere comportamenti ed abitudini tali da perderne il meno possibile. E’ quindi nel primo quarto di vita che va favorita l’assunzione, e in questo il latte ed i derivati possono dare una mano sostanziale.
Bisognerebbe proprio capire dov’è la verità …o meglio …quali sono i risultati meglio “verificati” (senza ideologia ..senza “influenze particolari” ) …..
tra quello che afferma l’articolo (e ribadisce il Sig. Costante)
e quello che invece sottolinea il Sig. Federici (gli argomenti a cui facevo rifermento io)