Il tema latte è uno dei più dibattuti in rete: tra chi lo considera un alimento fondamentale al pari delle verdure e della pasta e chi invece, per scelte etiche o salutistiche, non lo beve evidenziando critiche e problemi. Abbiamo chiesto al medico nutrizionista Michele Sculati (*) di fare chiarezza sui punti più dibattuti e sulle presunte criticità.
- Quali sono i motivi che generano i clima di allarmismo nei confronti del latte?
I motivi sono vari. Ne descrivo alcuni tra quelli che più spesso osservo durante la mia attività professionale. Da oltre 15 anni sono diffusi in Italia test alternativi per l’individuazione delle intolleranze alimentari, come il vega test, l’alcat test, il dria test effettuati con metodiche basate su IgG4, metodo sublinguale, kinesiologia, biorisonanza, fino al test del capello o all’iridologia. L’intolleranza al latte, come quella nei confronti di lieviti o farinacei, viene molto frequentemente riscontrata attraverso questi test, fino all’85% [1]. Risale alla fine del 2015 il documento [2] firmato dalle maggiori società scientifiche di medici specialisti in allergologia insieme all’ordine dei medici che descrive questi test come inattendibili. Uno dei problemi maggiormente riscontrati è il riscontro di risultati “falsi positivi”. Purtroppo la presa di posizione arriva con un notevole ritardo rispetto alla diffusione di test alternativi nella popolazione. Un altro tema viene evidenziato da un’indagine svolta a livello europeo sui medici pediatri. Secondo la ricerca i pediatri di base ritengono che il 47% dei loro pazienti abbia un’allergia al latte vaccino, ma la maggior parte non procede al dosaggio delle IgE e arrivano a questa valutazione solamente sulla base dei sintomi. L’aspetto interessante e che poi, quando la valutazione viene effettuata da un pediatra specialista in allergologia con i test idonei, la prevalenza all’allergia al latte risulta dell’1-3% [3]. A livello diagnostico, oltre alla questione dell’intolleranza al lattosio, si fa una certa confusione tra allergia e intolleranza alle proteine del latte. Per questo motivo la società mondiale di allergologia pochi mesi fa ha chiarito in un’apposita pubblicazione che l’intolleranza alle proteine del latte non esiste, mentre esiste una allergia che deve essere diagnosticata correttamente [4].
- Per quale motivo si diffondono sempre di più diete e modelli alimentari che escludono il latte o altri elementi dalla dieta quotidiana?
Le diete risentono di un effetto “moda”. Per esempio quella del gruppo sanguigno, suffragata dal successo del libro del dottor Piero Mozzi (best seller cartaceo 2015 su Amazon [5]), sconsiglia, nella maggior parte dei casi, il latte [6]. Inoltre Mozzi in trasmissioni televisive riporta strette connessioni con l’Alzheimer, varie tipologie di tumori, o di “guarigioni” dal mutismo dopo la sospensione dell’assunzione [7], fino a confermare l’associazione del consumo con l’autismo [8]. Anche le diete “alcaline” molto di moda in questi anni e riprese in decine di libri commerciali consigliano di evitare o limitare drasticamente l’assunzione di latte. La funzione del rene nel controllo dell’equilibrio acido-base modula i cambiamenti di acidità (pH) del sangue attribuibili all’alimentazione che risultano molto contenuti in termini di entità e durata [9] [10] [11] [12] , infatti l’influenza di un cibo sul pH del sangue risulta solamente “potenziale” e in letteratura scientifica si parla di “carico renale acido potenziale” con l’acronimo PRAL (Potential Renal Acid Load). Le evidenze in merito non vietano l’assunzione di latte, che risulta avere un effetto non significativo sul PRAL, ma pongono l’attenzione in primis sull’aumento del consumo di frutta e verdura [13].
- Ci sono altri fattori che giocano un ruolo importante nel limitare il consumo?
Un’altra scuola di pensiero che bandisce il latte nella dieta è quella vegana, talmente attuale che proprio mentre sto rispondendo alle domande de Il Fatto Alimentare noto che il Corriere della Sera in prima pagina pubblica due articoli sul tema [14] [15]. Il libro più conosciuto a livello internazionale in cui si sostiene che il latte, e in particolare le caseine presenti, possano essere cancerogene è “The China Study”. Il volume è talmente diffuso che l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha pubblicato un documento dove chiarisce che “The China Study” è un testo ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica, precisando che non ci sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini [16].
- Ma quanto latte si può bere ogni giorno?
Franco Berrino, uno dei maggiori esperti di epidemiologia nutrizionale in Italia (adesso in pensione ma per anni responsabile Dipartimento di Medicina preventiva e predittiva dell’Istituto nazionale tumori di Milano) nelle sue interviste sottolinea gli effetti negativi di un eccessivo consumo di latte. Ricorda pure che un eccessivo quantità di latte può avere effetti negativi sulla salute, ma alla gente non ne consiglia l’eliminazione. Si allinea alla posizione dei ricercatori di Harvard [17, 18] che suggeriscono il consumo di una “serving size” di latte al giorno [19] ( pari ad una cup da 240 ml [20]). È importante notare che la porzione di riferimento utilizzata negli Stati Uniti è diversa da quella riportata nelle linee guida italiane per una sana alimentazione, dove una porzione ha un volume pari quasi alla metà (125 ml) [21]. Il quantitativo suggerito nell’articolo dell’Università di Harvard citato da Berrino, è equivalente a quasi due porzioni “italiane”, ovvero è possibile consumare una comune tazza di latte (da 240 ml) al giorno. Troppo spesso però le posizioni ufficiali pubblicate sulla letteratura scientifica dal dottor Berrino vengono distorte e riportate con titoli allarmistici su siti internet o in articoli di giornali e settimanali popolari, dicendo che “Il latte animale vaccino non è un cibo adatto agli umani [22] ”, oppure “Bere latte alimenta e provoca il Cancro! [23]”, generando confusione e timori infondati.
- Si riesce a quantificare il numero di intolleranti alla lattasi? Nel sito ne avevamo già parlato, mi pare che lei avesse detto il 40%, mentre altre fonti arrivano al 60% e per l’area mediterranea si indica addirittura fino al 70%?
Essere intolleranti al lattosio da un punto di vista medico non rappresenta nulla di grave. Vuol dire che parte del lattosio non è digerito ma viene fermentato dalla flora batterica intestinale creando meteorismo, come accade con molte fibre vegetali, e con un potenziale effetto prebiotico utile alla flora batterica intestinale [24]. L’effetto prebiotico viene svolto da componente di un alimento che viene utilizzato come nutrimento dalla flora batterica intestinale, ovvero dal microbioma. Solo una piccola percentuale di persone intolleranti accusa sintomi di rilievo, come la dissenteria ed il gonfiore addominale (meteorismo). Poiché molta gente soffre di gonfiore addominale, frequentemente viene eliminato il latte sulla base di tale sintomo [25]. Questa scelta di solito non apporta miglioramenti significativi, perché il meteorismo spesso è correlato ad altre cause molto diffuse come: sovrappeso, sedentarietà, insufficiente assunzione di frutta e verdura, insufficiente idratazione, stipsi, sindrome del colon irritabile, sovracrescita batterica del piccolo intestino (SIBO), impossibilità ad evacuare quando arriva lo stimolo. Inoltre per persone in cui il sovrappeso riguarda il grasso viscerale, ovvero quello che si stipa all’interno dell’addome, può risultare poco tollerabile, il gonfiore addominale dovuto ai processi di fermentazione intestinali quando il microbioma fa il suo benefico lavoro, di conseguenza essi rischiano di eliminare alimenti potenzialmente utili al controllo del peso come legumi [26], minestroni [27] o latte [28] [29]creando un circolo vizioso.
- Le persone intolleranti possono bere latte?
La maggior parte delle persone intolleranti al lattosio è in grado di assumere senza problemi una tazza da 250 ml di latte, come riporta l’European Food Safety Authority [30]. Per questo motivo fare il test diagnostico (il breath test per valutare l’intolleranza al lattosio) dà un risultato poco rilevante per la maggior parte delle persone che hanno un’intolleranza lieve. Ha ha senso farlo solo se si ha il sospetto che i sintomi di intolleranza compaiano in seguito all’assunzione di una tazza di latte o meno, oppure nel caso in cui i sintomi siano significativi e creino disagi.
- Chi smette di bere latte diventa intollerante?
Le persone che smettono di bere latte pur avendo una lieve intolleranza (risultato del breath test 20-40 ppm) rischiano di diventare ancor più intolleranti, perché l’enzima lattasi non essendo più utilizzato dall’organismo perde “l’allenamento” [31] [32]. L’altro elemento da considerare è che nei prodotti alimentari delattosati, il lattosio viene scisso in glucosio e galattosio e il glucosio in forma libera ha un indice glicemico maggiore [26], mentre i nutrizionisti in una dieta sana e bilanciata suggeriscono di preferire alimenti a basso indice glicemico, ovvero che inducono un minore innalzamento del glucosio nel sangue dopo l’assunzione [33].
- Quali sono i vantaggi collegati al consumo di latte?
Il latte è un nutriente, ovvero è un alimento a elevata densità di nutrienti quali proteine, vitamine e minerali oltre ad avere una bassa densità energetica [34]. Queste caratteristiche si contrappongono alle cosiddette calorie vuote “empty calories”, tipiche dei prodotti classificati come junk-foods arricchiti con grandi quantità di zuccheri e grassi, che ne aumentano la densità energetica senza apportare nutrienti utili. È paradossale assistere al calo costante dei consumi di latte, spesso basato su diagnosi inconsistenti o paure infondate, e poi osservare l’aumento del consumo di junk-food.
- Il latte è ricco di calcio, quale correlazione esiste con la salute delle ossa?
Per quanto riguarda il ruolo del calcio e il rapporto tra latte e salute delle ossa ci sono numerosi articoli che dimostrano un ruolo utile in varie fasce di età, dal bambino all’anziano [35] [36] [37] [38] [39] [40] [41] [42] [43] [44] [45]. A riprova di ciò va detto che l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) autorizza i produttori a scrivere sulle etichette la dicitura “Il calcio è necessario per il mantenimento di ossa normali” [46]. Il calcio è importante ma non è l’unico fattore determinante, perché l’azione nei confronti delle ossa viene ottimizzata quando è presente anche la vitamina D (di cui siamo frequentemente carenti), quando attraverso l’attività fisica stimoliamo le ossa ad irrobustirsi in modo da poter sopportare gli sforzi necessari, e quando vi è una particolare forma di vitamina K, la K2 (mena chinoni) prodotta dalla fermentazione delle fibre ad opera del microbioma. La maggior parte delle linee guida è concorde nel consigliare un livello di assunzione per il calcio di 800/1.100 mg al giorno [47] [48], e anche il livello suggerito per gli adulti dall’Efsa è di 1.000 mg al giorno [49]. In un recente articolo sul ruolo del calcio, la salute delle ossa e l’assunzione di latte pubblicato sul sito dell’Università di Harvard, si suggerisce di variare le fonti attraverso cibi come: frutta secca, verdura, e una porzione di latte al giorno, pari a una tazza da 240 ml [50] (equivalenti circa a due porzioni di latte da 125 come è scritto nelle linee guida “italiane”). Considerato che le attuali Linee guida Italiane suggeriscono il consumo di tre porzioni di latte o yogurt al giorno, si può raggiungere l’obiettivo con una tazza di latte e un vasetto di yogurt, rispettando anche i suggerimenti di Franco Berrino e dell’Università di Harvard. Al contrario aumentare l’assunzione di latte o calcio a livelli maggiori non sembra avere ulteriore utilità sulla mineralizzazione ossea e sul rischio di fratture [51] [52] [53] [54].
- Il consumo di latte aumenta il rischio di ammalarsi di tumore?
È un argomento delicato su cui stanno indagando diversi gruppi di ricerca, tuttavia solo grandi centri di ricerca pubblici possono avere le risorse ed una quantità di dati sufficiente per sintetizzare le più recenti evidenze scientifiche. Il consumo di latte è associato a una aumento di alcune tipologie di tumori e a una riduzione di altre tipologie. Sul tema in letteratura ci sono diversi articoli scientifici e considerarne solo alcuni può creare timori o certezze infondate. L’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lyon da decenni porta avanti studi di epidemiologia nutrizionale, grazie al finanziamento dei governi di molti paesi europei ed è uno dei centri di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Europa lo IARC possiede la maggior quantità di dati sul tema estrapolati anche attraverso lo studio EPIC condotto su mezzo milione di cittadini e coordinato anche da un grande ricercatore italiano: Elio Riboli. Qualche mese fa è stato pubblicato con la supervisione dello IARC l’European Code Against Cancer 4th Edition [55], un testo che riassume le evidenze in merito al rischio di cancro rispetto all’assunzione di alimenti. In questo Codice Europeo non si accenna all’aumento del rischio tumore legato al consumo di latte o derivati, ed uno degli autori Italiani è Franco Berrino. Non credo che al momento esistano in Europa ricercatori in grado di fare riflessioni sul tema basandosi su una pluralità di interlocutori ed una quantità di dati paragonabili.
(*) Michele Sculati, medico specialista in scienza dell’alimentazione, dottore di ricerca in sanità pubblica, professore a contratto presso l’Università Milano Bicocca. Ha rapporti di consulenza con Danone (azienda leader nel settore dello yogurt) e con Galbusera (azienda leader nel settore salutistico dei prodotti da forno).
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NOTE
1 Atkinson W, Sheldon TA, Shaath N, Whorwell PJ.Food elimination based on IgG antibodies in irritable bowel syndrome: a randomised controlled trial. Gut. 2004 Oct;53(10):1459-64.
2 Federazione Nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri; Società Italiana di Allergologia, asma, ed immunologia clinica; associazione allergologi Immulologi territoriali ed ospedalieri; Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Pediatrica. Allergie e intolleranze alimentari, un documento condiviso. 2015. PDF disponibile all’indirizzo: https://portale.fnomceo.it/fnomceo/downloadFile.nocache?id=137551
3 Dreborg S et al. The management of food allergy in infants with special emphasis on cow’s milk allergy. European Paediatric Association Newsletter. 2012-04-10 ed: EPA; 2012. p. 1–2
4 Dreborg S. Debates in allergy medicine: food intolerance does not exist.World Allergy Organ J. 2015 Dec 14;8:37
5 www.amazon.it/bestseller2015 , accesso luglio 2016
6 http://dietagrupposanguigno.it/la-dieta/ . accesso 09/07/2016
7 Diretta Telecolor, Piero Mozzi: Danni del latte [2014.02] , minuto 50 (https://www.youtube.com/watch?v=48RJjrMHIlo)
8 Diretta Telecolor, Piero Mozzi: Danni del latte • seconda puntata [2014.03], minuto 27.50 (https://www.youtube.com/watch?v=emm05-JJw90 )
9 Bonjour JP et al Nutritional disturbance in acid-base balance and osteoporosis: a hypothesis that disregards the essential homeostatic role of the kidney. Br J Nutr. 2013 Oct;110(7):1168-77.
10 Fenton TR, Lyon AW. Milk and acid-base balance: proposed hypothesis versus scientific evidence. J Am Coll Nutr. 2011 Oct;30(5 Suppl 1):471S-5S.
11 T. Jia et al. Dietary acid load, kidney function, osteoporosis, and risk of fractures in elderly men and women. Osteoporosis International. February 2015, Volume 26, Issue 2, pp 563-570
12 Fenton TR. Causal assessment of dietary acid load and bone disease: a systematic review & meta-analysis applying Hill’s epidemiologic criteria for causality. Nutr J. 2011 Apr 30;10:41
13 Vezzoli G et al. Dietary style and acid load in an Italian population of calcium kidney stone formers.Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015 Jun;25(6):588-93.
14 Corriere della Sera. Il pediatra Pinelli: «Il problema non è la dieta vegan ma gli errori alimentari dei genitori» 8 LUGLIO 2016
15 Corriere della Sera. Esplora il significato del termine: Bambini, l’importanza delle proteine nella dieta Bambini, l’importanza delle proteine nella dieta. 8 LUGLIO 2016
16 AIRC. È vero che, sulla base del China Study, ci sono prove scientifiche a sostegno di una dieta vegana per ridurre il rischio di cancro? Aggiornamento 7 luglio 2015, http://www.airc.it/cancro/disinformazione/the-china-study/
17 Franco Berrino. Bevete più latte… Drink more milk…Epidemiol Prev 2013; 37 (4-5): 340-34
18 La Stampa, sez. TuttoScienze “Quanti equivoci su latte e formaggi. L’abuso aumenta il rischio-tumore” 19/02/2016
19 Harvard School of Pubblic Health, The Nutrition Source. Calcium and Milk: What’s Best for Your Bones and Health? https://www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/calcium-full-story/ Accesso Luglio 2016.
20 U.S. Food and Drug Administration. Guidance for Industry: Guidelines for Determining Metric Equivalents of Household Measures. Oct 1993
21 Linee Guida Per Una Sana Alimentazione Italiana. Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), 2003.
22 Franco Berrino: “Tutti i danni del latte animale…” LUNEDÌ 3 OTTOBRE 2011 http://retedellereti.blogspot.it/2011/10/franco-berrino-tutti-i-danni-del-latte.html
23 Bere latte alimenta e provoca il Cancro! F.Berrino, T Colin Campbell, L Acerra. http://www.aloedipadrezago.it/berelatte-alimenta-e-provoca-il-cancro/
24 Szilagyi A. Redefining lactose as a conditional prebiotic. Can J Gastroenterol. 2004 Mar;18(3):163-7.
25 Szilagyi A. Redefining lactose as a conditional prebiotic. Can J Gastroenterol. 2004 Mar;18(3):163-7.
26 Williams PGet al.Cereal grains, legumes, and weight management: a comprehensive review of the scientific evidence. Nutr Rev. 2008 Apr;66(4):171-82.
27 Rolls BJ et al.Provision of foods differing in energy density affects long-term weight loss. Obes Res. 2005 Jun;13(6):1052-60.
28 Bel-Serrat S et al. Is dairy consumption associated with low cardiovascular disease risk in European adolescents? Results from the HELENA Study. Pediatr Obes. 2014 Oct;9(5):401-10. doi
29 Moreno LA et al. Dairy products, yogurt consumption, and cardiometabolic risk in children and adolescents.Nutr Rev. 2015 Aug;73 Suppl 1:8-14.
30 European Food Safety Authority (EFSA). Scientific Opinion on lactose thresholds in lactose intolerance and galactosaemia. EFSA Journal 2010;8(9):1777
31 Briet F Improved clinical tolerance to chronic lactose ingestion in subjects with lactose intolerance: a placebo effect? Gut. 1997 Nov;41(5):632-5.
32 Hertzler SR Colonic adaptation to daily lactose feeding in lactose maldigesters reduces lactose intolerance.Am J Clin Nutr. 1996 Aug;64(2):232-6.
33 Lummela N et al.Effects of a fibre-enriched milk drink on insulin and glucose levels in healthy subjects. Nutr J. 2009 Oct 1;8:45; Augustin LS et al. Glycemic index, glycemic load and glycemic response: An International Scientific Consensus Summit from the International Carbohydrate Quality Consortium (ICQC Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2015 Sep;25(9):795-815
34 Drewnowski A et al.Concept of a nutritious food: toward a nutrient density score. Am J Clin Nutr. 2005 Oct;82(4):721-32
35 Rizzoli R1. Dairy products, yogurts, and bone health. Am J Clin Nutr. 2014 May;99(5 Suppl):1256S-62S.
36 Manios Y Changes in biochemical indexes of bone metabolism and bone mineral density after a 12-mo dietary intervention program: the Postmenopausal Health Study. Am J Clin Nutr. 2007 Sep;86(3):781-9.
37 Moschonis G1The effects of a 30-month dietary intervention on bone mineral density: the Postmenopausal Health Study. Br J Nutr. 2010 Jul;104(1):100-7
38 Serge Rozenberg et al. Effects of Dairy Products Consumption on Health: Benefits and Beliefs—A Commentary from the Belgian Bone Club and the European Society for Clinical and Economic Aspects of Osteoporosis, Osteoarthritis and Musculoskeletal Diseases Calcif Tissue Int. 2016; 98: 1–17 3
9 Shivani Sahni et al. Effect of dairy intake on bone mineral density (BMD) is only beneficial with higher vitamin D (VitD) intakes: the Framingham Original Cohort. The FASEB Journal.vol. 27 no. 1 Supplement 106.5 April 2013
40 Br Du X et al. School-milk intervention trial enhances growth and bone mineral accretion in Chinese girls aged 10-12 years in Beijing. J Nutr. 2004 Jul;92(1):159-68.
41 Cadogan J Milk intake and bone mineral acquisition in adolescent girls: randomised, controlled intervention trial. BMJ. 1997 Nov 15;315(7118):1255-60.
42 E. H. van den Hooven et al. Infant dietary patterns and bone mass in childhood: the Generation R Study Osteoporos Int. 2015; 26(5): 1595–1604.
43 Shin S A fruit, milk and whole grain dietary pattern is positively associated with bone mineral density in Korean healthy adults. Eur J Clin Nutr. 2015 Apr;69(4):442-8.
44 DeBoer MD et al.Milk intake, height and body mass index in preschool children. Arch Dis Child. 2015 May;100(5):460-5
45 Sato Y et al. Greater milk intake is associated with lower bone turnover, higher bone density, and higher bone microarchitecture index in a population of elderly Japanese men with relatively low dietary calcium intake: Fujiwarakyo Osteoporosis Risk in Men (FORMEN) Study. Osteoporos Int. 2015 May;26(5):1585-94.
46 Scientific Opinion on the substantiation of health claims related to calcium and maintenance of bones and teeth (ID 224, 230, 231, 354, 3099), muscle function and neurotransmission (ID 226, 227, 230, 235), blood coagulation (ID 230, 236), energy-yielding metabolism (ID 234), function of digestive enzymes (ID 355), and maintenance of normal blood pressure (ID 225, 385, 1419) pursuant to Article 13(1) of Regulation (EC) No 1924/20061. EFSA Journal 2009; 7(9):1210.
47 Società Italiana di Nutrizione Umana-SINU, 2014 LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana: MINERALI. Fabbisogno medio (AR): valori su base giornaliera
48 Institute of Medicine (IOM). Dietary Reference Intakes for Vitamin D and Calcium (2011)
49 Scientific Opinion on Dietary Reference Values for calcium. Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA). European Food Safety Authority (EFSA), Parma, Italy. EFSA Journal 2015;13(5):4101
50 Harvard School of Pubblic Health, The Nutrition Source. Calcium and Milk: What’s Best for Your Bones and Health? https://www.hsph.harvard.edu/nutritionsource/calcium-full-story/ Accesso Luglio 2016.
51 Feskanich D et al. Milk, dietary calcium, and bone fractures in women: a 12-year prospective study. Am J Public Health. 1997 Jun;87(6):992-7.
52 Tai V Calcium intake and bone mineral density: systematic review and meta-analysis. BMJ. 2015 Sep 29;351:h4183.
53 [48] Bolland MJ1 et al.Calcium intake and risk of fracture: systematic review. BMJ. 2015 Sep 29;351:h4580.
54 Dong Wang et al.Calcium intake and hip fracture risk: a meta-analysis of prospective cohort studies. Int J Clin Exp Med. 2015; 8(8): 14424–14431.
55 Schüz J et al.European Code against Cancer 4th Edition: 12 ways to reduce your cancer risk. Cancer Epidemiol. 2015 Dec;39 Suppl 1:S1-10
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
per il sig. luigi
purtroppo il latte bio non mi ha risolto molto , e riuscire ad eliminare il latte è difficile, insomma quando sei invitato da amici o vai a mangiare fuori devi sempre far presente che …e ti senti un pò un emarginato o siccome oggi appunto esistono motli esami bufala per cui ci sono molti falsi intolleranti , rischi sempre di passare per quella fissata ..invece i veri intolleranti stanno veramente male e a volte pesa essere invitato a mangiare e dover pure rompere le scatole con le tue intolleranze.. o dover mangiare diverso dagli altri
insomma per il quieto vivere ho reintrodotto il latte , anche perchè ci sono dei piatti che lo prevedono e che mi piacciono molto e usare quello di soia o altro non è proprio la stessa cosa