Gentile Redazione in materia di pubblicità spazzatura anche La Stampa non scherza, provate a guardare le foto che vi ho inviato. Sono immagini tratte dal sito di oggi nelle pagine dedicate alla cronaca di Torino. Oltre al quotidiano la Repubblica – come avete segnalato qualche settimana fa – anche questo importante quotidiano potrebbe fare qualcosa…
Paolo G. Torino
Anche noi ci domandiamo come può un quotidiano on line come lastampa.it ospitare banner pubblicitari che promettono di “perdere 6 chili in 7 giorni “ o “14 kg in un mese“? Questi messaggi una volta venivano pubblicati soprattutto sui settimanali popolari, che ormai da anni hanno rinunciato a certe forme di pubblicità spazzatura. Per lastampa.it dovrebbe essere facile capire che si tratta di messaggi di dubbia credibilità. Basta digitare il link posizionato in fondo all’annuncio per trovarsi in un’improbabile pagina che descrive come ottenere il miracoloso risultato. Il testo focalizza l’attenzione su un concentrato di mirtilli denominato Acai Power venduto al modico prezzo di 47 euro per un mese di cura.
I giornali vivono di pubblicità e anche Il Fatto Alimentare non si sottrae a questo meccanismo. Però gli inserzionisti si possono scegliere. Le norme deontologiche del mestiere dicono che il direttore ha l’obbligo di controllare sia gli articoli sia i messaggi pubblicitari del giornale. Purtroppo come dice il nostro lettore di Torino non si tratta di un caso isolato.
È difficile pensare che ogni giorno il direttore de La Stampa Mario Calabresi legga i testi delle pubblicità, ma le persone addette alla raccolta dei banner dovrebbero fare questo lavoro prima di accettare un annuncio. L’ultima cosa da sapere è che il rischio di sanzioni o di provvedimenti censori è una possibilità abbastanza remota, per questo motivo nella stragrande maggioranza dei casi le campagne arrivano a fine della programmazione prevista senza grossi problemi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Un giornale di qualità seleziona anche pubblicità di qualità e tantopiù ,se non altro per deontologia non dovendo far danno ai lettori, scartare pubblicità fuorviante e rimandarla al mittente. Se i giornali tutti insieme, ed esiste la federazione nazionale della stampa, cominciassero a fare tale selezione, aiutati anche dall’Autority, gli inserzionisti in via preliminare comincerebbero a guardarsi bene dal proporre inserzioni tali da vedersele respinte. Ma qui ci vuole professionalità, e temo sia quello che scarseggia. Ci vuole anche controllo da parte dei direttori. Qualità vuol dire anche delega associata a controllo, altrimenti si cade nel baratro che viene qui evidenziato.