Larva tenuta con le bacchette; sullo sfondo piatto rettangolare con altre larve e erbe

Nel mondo ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari finiscono in discarica, o vanno comunque sprecati. Ma almeno il 40% di quel cibo potrebbe essere riciclato, anzi up-ciclato, se solo si utilizzassero dei formidabili animaletti che ne sono ghiotti: le larve di mosca. Facendo digerire alle larve il cibo, e poi trasformando queste ultime in farine dai molteplici utilizzi, il ciclo si chiuderebbe con un netto guadagno, senza emissioni di metano e senza costi di smaltimento.

Dal momento che, come ha appena ricordato una review su Nature Sustainable Agricolture, il consumo di insetti da parte degli occidentali, anche a causa dei molti vincoli burocratici, e di una forte resistenza culturale, stenta a decollare, è forse giunto il momento di pensare a un altro modo di sfruttare gli insetti: quello di considerali biodigestori naturali.

Per illustrare le potenzialità di questo approccio, la BBC ha dedicato un lungo articolo ad alcune realtà che lo stanno già applicando, e ai numerosi progetti ai nastri di partenza in paesi anche molto diversi.

Le larve in versione baltica

Uno dei paesi più avanti è la Lituania, dove Energesman, l’azienda di gestione dei rifiuti, ha arruolato le larve di mosca per trattare 2.700 tonnellate di scarti alimentari prodotte ogni anno dai 607.000 abitanti della capitale Vilnius e di alcuni comuni limitrofi. Il servizio è gratuito, e permette di risparmiare circa due milioni di euro all’anno. Entro il 2026, le tonnellate fatte digerire alle larve dovrebbero diventare 12.000, e per aiutare la cittadinanza a differenziare (azione obbligatoria già dall’anno scorso), oltre al coinvolgimento di influencer locali, sono già in distribuzione sacchetti arancioni dedicati.

larve mosche solato nere Singapore National University
Le larve una volta trasformate in farine, possono essere utilizzate nei mangimi per animali e per acquacolture

La Energesman ospita oggi sei milioni di mosche, che si accoppiano ogni sei ore circa. La femmina, nei suoi 21 giorni di vita, depone circa 500 uova. Le larve generate sono circa tre milioni ogni mese, e possono digerire 11 tonnellate di scarti alimentari. Appena nate, infatti, sono fameliche: un piccolo sciame può divorare una pizza da 40 centimetri di diametro in sole due ore, diventando così una sorta di concentrato di proteine. Per questo vanno lavorate prima che diventino mosche, anche se i regolamenti europei al momento vietano di usare queste larve, che si nutrono di scarti, per il consumo umano, per il timore di contaminazioni.

Per fortuna, però, sono possibili numerosi altri impieghi. Una volta trasformate in farine, possono essere utilizzate nei mangimi per animali e per acquacolture, ma anche per scopi meno scontati quali alcuni tipi di vernici o colle prive di derivati del petrolio, mentre i loro escrementi possono diventare un ottimo fertilizzante. Energesman, inoltre, collabora con l’università locale, cui fornisce larve e farine per alimentare i batteri e per vari scopi di ricerca.

Le innovazioni

Il caso lituano è unico, perché coinvolge direttamente, e su larga scala, l’azienda pubblica incaricata dello smaltimento dei rifiuti. In altri paesi per il momento ci sono più che altro contratti limitati tra privati, per esempio tra ristoranti o condomini e aziende di insetti. In Australia, per esempio, l’azienda Goterra sta realizzando un progetto pilota a Sidney e in altre realtà, e ha già lavorato dieci tonnellate di rifiuti. Numeri di certo molto inferiori a quelli lituani, ma che rappresentano comunque un inizio.

Anche nel Regno Unito le cose si stanno muovendo, per riutilizzare i 6,4 milioni di tonnellate di rifiuti organici prodotti ogni anno. L’azienda Flybox, per esempio, fondatrice dell’associazione di categoria Insect Bioconversion Association (INBIA), che già collabora con produttori e supermercati, prevede un grande sviluppo, visto che la raccolta differenziata dei rifiuti organici sarà obbligatoria dal 2026, ma 148 delle 317 municipalità del paese non hanno ancora approntato nulla. Al momento ci sono seri ostacoli normativi che, però, potrebbero essere facilmente superati, anche attraverso revisioni attualmente in corso

Poi c’è una terza via, rappresentata dal progetto Mila del Kenya, un’impresa sociale che ha lo scopo di valorizzare l’enorme quantità di sprechi alimentari prodotti da Mombasa e da altre grandi città, trasformandoli in fertilizzanti.

Le larve di mosca possono quindi contribuire in diversi modi a rendere le filiere alimentari più sostenibili, e anche se non diventassero mai alimenti per gli esseri umani potrebbero comunque essere di grande aiuto in uno degli aspetti più critici, quello dello spreco alimentare e della gestione dei rifiuti organici.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com, Singapore National University

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Domenico
Domenico
2 Luglio 2025 15:37

Dove sono finiti i microorganismi che dovevano far scomparire la plastica dai mari??? Se il capo non vuole non si muove nulla. Auguri.

Maurizio Paleologo
7 Luglio 2025 15:40

Le norme europee vietano di nutrire le larve destinate ai mangimi con scarti costituiti da carne o pesce crudo derivanti dalle cucine, vanno usati materiali di scarto di tipo vegetale.

L’economia circolare è una gran cosa ma quanto avvenuto 20 anni fa con la BSE, per fortuna, ci ha insegnato ad essere prudenti.

Circa il consumo umano di farine di questa specie di insetti, non c’è un divieto esplicito, ma, trattandosi di un Novel Food, deve prima esserci il via libera di EFSA e della Commissione.

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