“Mosche, topi vivi, tracce di uccelli selvatici, ammassi di escrementi di pollo alti da 1 a 2,5 metri ….” sono questi i problemi evidenziati dalla Food and drug administration americana il 30 agosto, dopo la visita alle aziende  avicole che hanno dovuto ritirare 500 milioni di uova contaminate da Salmonella enteridis. La presenza nei capannoni di roditori e uccelli,  l’uso di acqua contaminata per lavare le uova e la scarsa igiene sono ritenute le principali cause dell’incidente. Le due società coinvolte nella vicenda (la Wright County Egg e la Hillandale Farms) si trovano nello stato dello Iowa e rappresentano realtà molto importanti, con milioni di galline in attività e una rete distributiva presente in 14 Stati. L’elevato numero di uova ritirate è collegato al processo di concentrazione degli allevamenti e alle gigantesche dimensioni che hanno assunto le strutture. La scelta di ridurre gli impianti è iniziata negli anni ottanta e ha provocato una drastica diminuzione delle aziende agricole, passate da 2.500 a 200. Il risultato è che adesso negli Stati Uniti operano una dozzina di allevamenti di galline ovaiole con oltre 5 milioni di animali, situati nello Iowa, nell’Ohio nella Pennsylvania e in California.

 Secondo il Centers for Disease Control and Prevention sono stati almeno 1500 i consumatori colpiti da disturbi gastrointestinali, in seguito  all’ingestione delle uova. Il problema è stato evidenziato dalle autorità sanitarie che dal mese di maggio hanno riscontrato un incremento anomalo dei casi di salmonellosi. Negli Usa le critiche sulle modalità di intervento e sulla capacità di azione dell’Fda non sono mancate. Jaydee Hanson, analista politica per il Washington Center for Food Safety, sostiene che le autorità sanitarie, prima di questa vicenda, non hanno mai effettuato visite in una delle due aziende nonostante le grandi dimensioni degli allevamenti.

Eric Schlosser, autore del famoso  libro  Fast food nation, in un’intervista ha ricordato che sino a 20 anni fa la salmonella non era un problema serio negli allevamenti, anche perché nei capannoni non si ammassavano 150 mila galline in gabbia.

Per cercare di arginare il malcontento la Fda ha annunciato  in questi giorni l’avvio di controlli a tappeto presso tutte le aziende con più di 50 mila galline ovaiole.

La vicenda ha destato molto scalpore anche nel mondo politico, per questo motivo il Senato americano sta discutendo un progetto di legge per permettere alla Fda di effettuare più controlli sul territorio e di intervenire direttamente sul mercato ritirando i prodotti  contaminati, senza delegare  l’intervento ai  produttori come accade ora.

Ma come si contaminano le uova? «Secondo la maggior parte dei ricercatori le uova deposte da galline sane hanno un contenuto sterile – spiega Maria Luisa Cortesi docente presso la Facoltà di veterinaria del Dipartimento di scienze zootecniche ed ispezione degli alimenti di Napoli. La modalità più frequente di contaminazione delle uova si registra dopo la deposizione,  ed è provocata da batteri che si insidiano tra i pori del guscio (anche se la penetrazione non è facile e si può minimizzare questo rischio attraverso un accurato controllo in fase di  produzione). L’altro sistema di  contaminazione è meno frequente e si riscontra quando alcuni microrganismi patogeni, come le salmonelle, si localizzano nell’ovaio o nell’ovidutto delle galline e contaminano l’uovo in via di formazione. In questi casi l’animale non presenta sintomi di malattia, la produzione continua regolarmente e solo alcune uova risultano contaminate all’interno. Per limitare la crescita di patogeni come Salmonella typhimurium Salmonella enteritidis le uova vengono tenute a temperature uguali o inferiori a +7 °C – prosegue  Cortesi – anche se questo accorgimento non riduce la contaminazione all’interno delle uova. Gli effetti positivi della refrigerazione sono considerati validi soprattutto quando l’uovo viene tenuto in celle frigorifero dopo la deposizione fino al momento del confezionamento».

Le regole per il consumatore sono chiare, occorre acquistare uova pulite, conservarle in un luogo asciutto e tenerle ad una temperatura costante leggendo le indicazioni sull’etichetta. Il termine minimo di conservazione,  previsto  dal legislatore dopo  21 giorni dalla deposizione, non è stato stabilito in modo casuale. I ricercatori ritengono che se  dopo l’acquisto le uova vengono tenute in frigorifero  le eventuali salmonelle presenti sul guscio  non possono moltiplicarsi  fino a livelli tali  da diventare pericolose”

Uova lavate ! No grazie

La Fda nel suo rapporto ha rilevato in uno degli stabilimenti l’uso di acqua per lavare le uova contaminata da salmonellaIn Italia e in Europa il lavaggio delle uova è ammesso, ma bisogna indicarlo in etichetta. Nella realtà  le aziende che fanno questa scelta sono pochissime ( nessuna in Italia) perché il lavaggio asporta  il film sottilissimo di mucina che protegge l’uovo dagli agenti microbici esterni.In Europa il il legislatore  vieta la commercializzazione di uova sporche, per cui la scelta di non lavare il guscio presuppone una buon livello di  igiene negli allevamenti. Attualmente le  uova sporche non finiscono sugli scaffali dei supermercati ma sono lavate, sgusciate,  pastorizzate e trasformate in  ovoprodotti industriali.

Roberto La Pira

6 settembre 2010