A young beautiful Woman relaxing on a sofa having potato Chips

Breaking Diet. Chubby girl sitting at kitchen table with pizza eating chips close-upI dolci, le patatine e tutti gli altri prodotti che rientrano nella grande famiglia del junk food sono irresistibili. E anche se le persone sanno che non fanno bene alla salute e non andrebbero comprati, la tentazione dalle innumerevoli proposte presenti nei supermercati supera le resistenze più razionali e spinge i clienti all’acquisto. 

Ricade quindi sui produttori e sui distributori la responsabilità del consumo eccessivo di alimenti poco salutari, secondo un sondaggio condotto dalla piattaforma Vypr, e illustrato su FoodNavigator. Nel corso dello studio sono stati infatti intervistati 5mila cittadini britannici (su un campione appositamente selezionato per indagini sul cibo di oltre 65mila soggetti), e l’89% di essi ha ammesso di comprare junk food anche quando non sono in promozione. Ma, al tempo stesso, il 71% ha affermato che apprezzerebbe molto un’offerta diversa, incentrata su alimenti più sani e ugualmente sfiziosi. 

Giovane donna con cestino sotto braccio sceglie chips dagli scaffali degli snack del supermercato
L’indagine ha rivelato che nove consumatori su dieci comprano junk food anche in assenza di offerte e promozioni

Un deterrente (o, a seconda di casi, stimolo) all’acquisto di cibo migliore è poi il prezzo, più che il gusto: il 44% del campione ha sottolineato che a orientare di meno verso cibi e bevande sani è il prezzo in media più elevato rispetto al junk food, mentre il gusto meno appetitoso è stato un motivo di rinuncia solo per il 17% degli intervistati. Da questo punto di vista – commentano gli autori dell’indagine – i governi non dovrebbero esitare a introdurre sugar e salt tax, che farebbero aumentare i prezzi dei prodotti meno sani, scoraggerebbero almeno una parte dei clienti ad acquistarli, e aiuterebbero a scegliere meglio, a parità di spesa.

D’altro canto, le aziende dovrebbero cogliere il momento e soprattutto  assecondare la consapevolezza dei consumatori: l’83% dei consumatori intervistati nel corso di un’altra indagine ritiene che le aziende dovrebbero riformulare molti dei loro prodotti e il 71% pensa che l’attuale sugar tax andrebbe estesa anche ai dolci, ai biscotti e agli alimenti zuccherati in generale. Per questo, se le imprese proponessero prodotti più sani, la reputazione ne beneficerebbe, e si metterebbero anche al riparo da tassazioni e altri provvedimenti che, nel Regno Unito, saranno introdotti nell’ambito della strategia nazionale contro l’obesità. 

Girl works at a computer and eats fast food. Unhealthy food: chips, crackers, candy, waffles, cola. Junk food, concept.
Gli esperti raccomandano di estendere la sugar tax ad altri prodotti dolci oltre alle bevande e istituire una salt tax su quelli salati

Il pubblico, dal canto suo, è sempre più attento, anche se non sempre è ben informato: il 73% dei partecipanti al sondaggio ha detto di leggere regolarmente le etichette, anche se solo il 15% ha dimostrato di conoscere in modo soddisfacente le restrizioni sul junk food che saranno introdotte a partire dal prossimo mese di ottobre (con provvedimenti successivi che entreranno in vigore entro il gennaio 2024).

Come spesso accade, il pubblico è più avanti del marketing, che non di rado segue gli orientamenti dell’opinione pubblica con una certa lentezza. In questo momento nel Regno Unito la situazione è molto particolare: a fronte di un tasso di obesità in continua crescita, nei prossimi mesi sono in arrivo provvedimenti piuttosto drastici. I produttori e i distributori, anziché subire il cambiamento, possono esserne interpreti, se fanno le scelte opportune. 

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Depositphotos

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