Il 25 novembre Italia e Francia hanno siglato un trattato per avviare una cooperazione bilaterale rafforzata, ma sull’etichetta a semaforo Nutri-Score scoppia la rissa. L’accordo spazia su temi come gli affari esteri ed europei, la sicurezza, le politiche migratorie, la cooperazione economica industriale e digitale, e lo sviluppo sociale sostenibile e inclusivo, la cultura lo spazio e l’istruzione.
Molti hanno visto con simpatia questo patto bilaterale anche se c’è un punto molto delicato che non viene preso in esame: l’informazione dei consumatori e, più precisamente, la nuova etichetta a semaforo che in Francia è ormai legge dello stato mentre in Italia è osteggiata da tutti. La lista comincia con il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, seguono a ruota Coldiretti, il presidente del Consiglio, diversi partiti politici, associazioni di categorie e di grandi aziende alimentari e persino alcune associazioni di consumatori. Possiamo dire con una certa sicurezza che l’Italia è schierata in modo netto contro il modello di etichetta a semaforo francese Nutri-Score. Negli ultimi giorni si sono poi intensificate le critiche e le accuse verso l’etichetta a semaforo che secondo alcuni penalizza i prodotti del Made in Italy (prosciutto, salumi, formaggio…) mentre favorisce i prodotti processati come le bibite analcoliche dietetiche, i prodotti delle grandi industrie, ecc.. L’Italia è arrivata addirittura a proporre un modello alternativo di etichetta a batteria che definire complicata è poco. Tanto è vero che solo pochi hanno il coraggio di mostrarla e ancora meno riescono a decodificarla. Qualcuno, come Coldiretti, è arrivato a sostenere che l’etichetta a semaforo è contro la dieta mediterranea, dimenticando che il prosciutto, alcuni formaggi e altri cibi tipici della gastronomia italiana non rientrano certo nel menu della Dieta mediterranea.
Nonostante ciò in alcuni flash di agenzia e anche nei comunicati stampa si dice che nel vertice Italia Francia si è parlato di etichetta nutrizionale e del Nutri-Score, lasciando intendere che anche i francesi si sono resi conto delle criticità del sistema e potrebbero portare alcune modifiche. A noi non risulta nulla di tutto ciò. L’etichetta Nutri-Score fa parte di una legge che viene applicata in modo volontario da centinaia di aziende alimentari. Prova ne è che nel trattato Italia-Francia nel capitolo sul tema legato“allo sviluppo sociale sostenibile e inclusivo”, non si trova alcun riferimento alla nuova etichetta a semaforo.
“Le Parti – precisa il testo – agiscono di concerto a livello europeo per favorire la resilienza, la sostenibilità e la transizione del sistema agricolo e agroalimentare, garantendo al contempo la sovranità alimentare dell’Unione Europea. In proposito, esse sostengono misure a favore della lotta contro gli sprechi alimentari e della gestione del rischio, nonché i progetti di sviluppo sostenibile nell’ambito delle filiere agro-alimentari e dell’agricoltura biologica, con l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia della fertilità e della biodiversità del suolo. Le Parti s’impegnano altresì a sostenere progetti di lotta alla deforestazione, in particolare in seno al Partenariato delle dichiarazioni di Amsterdam. Le Parti s‘impegnano a sostenere, proteggere e promuovere, sia nell’Unione Europea che nei Paesi terzi, a livello bilaterale, plurilaterale e multilaterale, le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche registrate nell’Unione Europea”.
In questo ambito ci risulta molto difficile, come lascia intendere Coldiretti, che ci sia stato un confronto sull’etichetta a semaforo e che la Francia abbia manifestato interesse ad apportare modifiche. Coldiretti dimentica che in Francia sono ormai 500 le aziende alimentari che volontariamente utilizzano il Nutri-Score e che molte nazioni (Belgio, Portogallo, Spagna, Germania, Lussemburgo…) l’hanno già adottata o hanno annunciato l’intenzione di farlo. L’altra cosa da non dimenticare è che entro la fine del 2022 si dovrà scegliere a livello europeo quale tipo di ‘semaforo’ stampare sulle etichette. C’è da chiedersi come mai due Paesi come l’Italia e la Francia con un assortimento alimentare simile, un numero elevato di prodotti Dop e Igp e abitudini gastronomiche somiglianti possano dissentire totalmente su un problema così importante come l’informazione del consumatore.
Fermo restando il nostro appoggio all’etichetta a semaforo, la questione ha ormai assunto rilevanza politica relegando in un angolo il ruolo che potrebbe avere il semaforo nella qualità della nutrizione degli italiani e il parere dei nutrizionisti. Se si volesse realmente affrontare la questione soggetti come il Crea oppure gruppi politici e anche le lobby contrarie al Nutri Score ma favorevoli al sistema Battery, dovrebbero fare una ricerca di mercato seria, come è stata fatta in Francia, chiedendo agli italiani cosa ne pensano? Seguire questo percorso è però molto rischioso, perché il modello a batteria proposto dall’Italia verrebbe probabilmente bocciato. I portatori di interesse preferiscono affidarsi alle lobby anziché ascoltare cosa ne pensano i cittadini e i nutrizionisti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Questa alzata di toni mi sembra indicativa ……..è ancora possibile criticare questa cosa oppure si risolve con la censura?
Da una parte vi fanno presente da più parti grosse incongruenze, quindi l’anatra nasce storpia e con difetti alle ali ma saremo obbligati ad applaudirla mentre tenterà a stento di volare perchè così vuole la maggioranza seria e qualcun altro nascosto.
DISCUTETE NEL MERITO DELLE CRITICHE INVECE DI CENSURARE PERCHÈ COSÌ FANNO TUTTI………………qui non si tratta di rischiare querele, ci sono grossolane motivazioni da spiegare, mi pare, a voi no?
Se la stragrande maggioranza dei commenti letti qui a proposito della etichetta a semaforo è negativa, e qui mi sembra ci sia una platea di persone non direttamente legate a lobby e/o propri interessi commerciali, qualcosa vorrà dire…
Il Fatto Alimentare ha sposato e difende a spada tratta questa etichettatura, modestamente credo che sia molto poco indicativa per i motivi che molti di noi hanno già evidenziato in passati commenti.
Però pare che “l’anatra storpia” dovrà comunque spiccare il volo ma c’è il rischio che cada e si faccia male…
Per farsi un’idea indipendente si può consultare questo link
https://www.cepitalia.eu/fileadmin/user_upload/cep.eu/cepInput_-_Eu_FoP_nutritional_Label_IT_DEF.pdf
Il sistema Nutriscore ha avuto già un utilizzo pratico e quindi può dimostrare (forse) qualche lato positivo rispetto al nutriform ma quello che mi ha colpito nel documento sono tre righe finali sulla tabella di confronto tra i due sistemi, comune ad entrambi:
Impatto indefinito rispetto a consumo e produzione
Impatto sconosciuto sui risultati e sui costi nel campo della salute
Impatto sconosciuto sul commercio interno ed esterno all’UE vedremo in seguito.
In ogni caso il problema nutriscore si/no esiste ma non è dirimente perchè sarà/sarebbe solo un segmento del percorso organico di istruzione necessaria a persone del ventunesimo secolo, le scorciatoie saranno sempre divisive e probabilmente poco efficaci.
Dopo di che credere a qualcuno non è facile perchè le notizie sono contradditorie non solo in Italia……….
https://www.ruminantia.it/coldiretti-ue-lo-stop-dalla-spagna-al-nutri-score-salva-la-dieta-mediterranea/
https://www.efanews.eu/it/item/17731-nutri-score-il-governo-spagnolo-si-spacca.html
https://www.uipa.it/nutri-score-i-produttori-francesi-contrari-fanno-pressione-sul-governo/
https://www.ilsole24ore.com/art/anche-francia-dubbi-sull-efficacia-nutriscore-AE42qmr
https://www.ilsole24ore.com/art/etichette-semaforo-agricoltori-europei-appoggiano-l-italia-contro-nutriscore-ADRP5Rm
Se nell’arco di un anno l’Anses è passato dal “no al glyphosate” all’affermazione che non fa male in fondo…tutto può succedere, la dea Contraddizione regna sovrana con buona pace delle nostre chiacchiere e delle nostre domande.
Per aumentare la consapevolezza sull’argomento…….
https://nutriscore.blog/2019/04/21/misunderstandings-and-fake-news-about-nutri-score-how-to-try-to-destabilize-a-disturbing-public-health-tool/
——–Finally, with regard to additives and pesticides, where there is a sufficient body of evidence for a health risk, the answer from a public health point of view is not the information of the consumer through a logo, but the removal of the element in question from the food chain, according to a health risk management principle. This is the case today for the controversial additive E171, for which a withdrawal has been announced very recently by the French authorities.
However complex this issue may be, this does not preclude, as part of an effective public health nutrition policy, to recommend, as it is done in the food-based dietary guidelines available for the general population to choose foods with the best Nutri-Score, without or with the shortest list of additives (in the list of ingredients) and to prefer unprocessed foods and, if possible, organic (with a certifying logo).———————-
A parte la lunghissima lista di additivi su cui gravano ombre minacciose ma di cui si sa poco o praticamente nulla e per questo accettati, ecco quando si dice un esempio azzeccato ” il biossido di titanio ” entrato nell’occhio del ciclone e il sito internet si pronuncia correttamente ma dato che è utile all’industria farmaceutica EU ha espresso recentemente uno forte rallentamento al decreto di espulsione ( https://www.altroconsumo.it/alimentazione/sicurezza-alimentare/news/biossido-titanio-additivo-e171 ), ulteriori evidenze sono necessarie…che dire non so……scienziati contro scienziati a proposito di contraddizioni, un pò come le deroghe su alcuni pesticidi come in un caso recentemente pubblicato.
Il mio contributo in questo argomento si esaurisce qui, buon proseguimento.
Ma lo dite voi che le carni e i salumi non fanno parte della Dieta Mediterranea perché non conoscete la Piramide alimentare italiana.
Sarebbe ora di finirla una volta per tutte con le discriminazioni volute o intentate e sarebbe ora che vi ripassaste i fondamentali perché la Dieta mediterranea non esclude nessun alimento.
Il fatto che le carni siano al vertice della piramide non vuol dire che non debbano essere consumate ma che il consumo moderato è sufficiente per assumere i nutrienti che le carni apportano, soprattutto nel sostegno per la crescita e i tipi di alimentazione particolari
Noi diciamo che le carne e i salumi occupano uno spazio relativo nella Dieta mediterranea che non sono gli alimenti fondamentali