Nel presentare in parlamento la legge di Bilancio per il 2018, il ministro delle Finanze irlandese, Paschal Donohoe, ha annunciato l’entrata in vigore, per il prossimo anno, di una tassa sulle bevande zuccherate, che varierà a seconda del contenuto di zucchero: 30 centesimi al litro per le bevande con più di 8 grammi per 100 millilitri, 20 centesimi per quelle che ne contengono tra 5 e 8 grammi. Una tassa coerente con quella che dovrebbe entrare in vigore il prossimo aprile nel Regno Unito, ha detto il ministro irlandese, a meno che il governo di Theresa May non ci ripensi, come alcuni temono.
La tassa dovrebbe portare nelle casse dello Stato irlandese 30 milioni di euro nel 2018 e 40 milioni su base annuale. Tuttavia, il governo motiva la scelta della soda tax non con l’obiettivo di far cassa, ma di ridurre il consumo di bevande zuccherate e incoraggiare l’industria a riformulare i propri prodotti.
Secondo la fondazione Irish Heart si tratta probabilmente dell’azione più importante che il governo può adottare per contrastare la crisi di obesità in Irlanda, riconosciuta, in questo modo, come forse la maggiore minaccia alla salute del Paese. Infatti, la soda tax viene ritenuta efficace sia nel ridurre i consumi di bevande ipercaloriche, sia nello spingere l’industria a diminuire il contenuto di zucchero.
Secondo l’Irish Beverage Council, invece, non ci sono prove sull’efficacia di una tassa sulle bevande zuccherate, per di più non su tutte, e la decisione del governo non avrà alcuna efficacia sulla salute della popolazione. Anzi, sostengono i produttori di bevande, dove sono state introdotte tasse simili, l’obesità è aumentata.
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