Una donna prende una capsula di un farmaco o un integratore con un bicchiere d'acqua; concept: depressione, umore, farmaci, integratori, antibiotici, probiotici, farmaci antivirali

Il business degli integratori non conosce crisi: basta andare nei grandi supermercati per constatare la continua espansione degli spazi dedicati. Tra gli ultimi arrivati ci sono quelli che, in teoria, aiutano a tenere alto il tono dell’umore, e cioè a combattere la depressione. Il fatto non stupisce, vista la crescita dell’incidenza delle varie forme di depressione, esplose dopo la pandemia in tutte le fasce d’età. Ma funzionano davvero? Che cosa c’è di dimostrato e che cosa, invece, è basato solo su claim privi di fondamento scientifico? Per rispondere almeno in parte alla domanda, un team di ricercatori dell’Università di Liverpool, nel Regno Unito, ha effettuato un’analisi della letteratura, e pubblicato quanto osservato su Frontiers in Pharmacology.

Poche certezze, tanti punti di domanda

Partendo da un pool iniziale di quasi 24mila ricerche effettuate in tutto il mondo, gli autori ne hanno selezionate 209, condotte fino al 2022 su persone che avevano tra i 18 e i 60 anni. Hanno escluso, invece, gli anziani over 60 perché rappresentano una popolazione con caratteristiche specifiche, rispetto alla depressione. Gli studi hanno riguardato ben 64 prodotti da banco (integratori alimentari e fitoterapici), e per 41 di essi si è trattato di una sola sperimentazione. I principi attivi sono stati testati rispetto a un placebo da soli o in aggiunta alle terapie con antidepressivi per più di una settimana, in dosaggi singoli o multipli, su persone che avevano sintomi da lievi a medio-gravi e che in alcuni casi avevano anche altre patologie. 

Per cercare di districarsi in una situazione che riflette il caos che regna nel settore, i ricercatori hanno suddiviso i risultati in tre tipologie, in base al numero di studi clinici condotti: prove sostanziali (derivanti da più di dieci studi); prove emergenti (tra due e nove studi) e prove singole (da un unico studio).

I risultati

Tra i prodotti con il maggior numero di prove sostanziali vi sono gli omega-3 (sostenuti da 39 trial), l’erba di San Giovanni o iperico (Hypericum perforatum), con 38 studi, alcuni probiotici (18), lo zafferano (18 studi, particolarmente utilizzato in Asia e Medio Oriente) e la vitamina D (14). In generale, tra gli studi che avevano come oggetto gli omega-3, quelli che hanno dimostrato un’efficacia superiore al placebo erano meno numerosi di quelli che non hanno fatto emergere alcun beneficio. Al contrario, sia lo zafferano che l’iperico si sono dimostrati più spesso efficaci del placebo, in alcuni casi paragonabili agli antidepressivi farmacologici, e le prove sembrano quindi un po’ più solide. Anche i probiotici e la vitamina D hanno avuto effetti superiori a quelli del placebo.

Capsule molli di integratori alimentari di omega 3 a base di olio di pesce
Tra gli integratori con il maggior numero di studi disponibili ci sono gli omega-3

Per quanto riguarda le 18 sostanze supportate da pochi studi (emergenti), le più promettenti sono apparse essere la lavanda, la melissa (Melissa officinalis), lo zinco, l’acido folico, il triptofano e la rodiola (Rhodiola rosea). L’arancia amara, la lavanda persiana e la camomilla hanno mostrato una qualche efficacia, ma ciascuno solo in due sperimentazioni.

Non ci sono invece prove chiare su un’azione antidepressiva per integratori molto popolari e in ascesa quali la melatonina, il magnesio, la curcuma, la cannella, la vitamina C, la miscela di calcio e vitamina D o l’erba viperina (Echium vulgare). Le sperimentazioni effettuate hanno dato risultati contraddittori, di segno opposto, e non è quindi possibile esprimersi.

Sono stati poi chiaramente negativi (nel senso di mancanza di prove di efficacia) i test su diversi prebiotici (sostanze assunte allo scopo di sostenere il microbiota) e l’integratore chiamato SAM-e (da S-adenosil-l-metionina).

Integratori, farmaci per la depressione e terapia

In totale, inoltre, 89 ricerche hanno riguardato l’integratore in combinazione con gli antidepressivi, ma pochissimi hanno valutato l’effetto in supporto a una psicoterapia: secondo gli autori, è uno degli ambiti più interessanti, ma anche meno conosciuti, dal punto di vista scientifico, e sarebbe opportuno approfondire. 

In un caso, uno studio ha analizzato anche l’impatto dell’acido folico dal punto di vista economico, ma la sua assunzione non ha mostrato di avere alcuna ricaduta positiva per ciò che riguarda le spese sostenute per curare la depressione.

tè, tisana in bicchiere di vetro con erbe officinali intorno
Tra i rimedi più popolari c’è anche la camomilla, ma non ci sono studi convincenti

Infine, i prodotti più amati sono risultati essere la camomilla, la lavanda, la melissa e l’erba viperina, tutti ‘emergenti’, mentre per altri, altrettanto popolari, come il ginseng, il ginkgo biloba, i fiori di tiglio, i fiori d’arancio e la menta piperita, non ci sono studi al momento.

La buona notizia è che, negli oltre duecento trial analizzati, solo 145 (pari al 69%) hanno riportato qualche effetto collaterale, e che non sono emerse particolari criticità in merito alla sicurezza. Tuttavia, gli autori sottolineano che è sempre indispensabile consultare il proprio medico in caso si assumano altri medicinali, perché c’è sempre il rischio di interazioni che possono diventare pericolose o comunque influire sulle terapie stesse. 

In definitiva, il settore è pieno di prodotti per i quali non ci sono dati sufficienti o, quando ci sono, non consentono di giungere a conclusioni che confermino le affermazioni presenti sulle confezioni. Come spesso accade in questo ambito, sarebbe utile imporre più limiti ai claim e, nel frattempo, finanziare ulteriori ricerche, che aiutino fugare i dubbi.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock

Giallone 03.07.2025 dona ora

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giova
giova
8 Settembre 2025 17:55

Contributo estremamente originale e interessante. La conclusione meriterebbe una raccolta di firme. Perché se da un lato gli abusi pubblicitari e le notizie acritiche circolanti nel web spingono a illudersi su terapie per problemi di salute seri come la depressione, altrettanto vero che il finanziamento per la ricerca sulle erbe e sull’interazione erbe/psicoterapia sarebbe utilissimo. Visti anche gli effetti collaterali degli psicofarmaci (tra i quali sovrappeso/obesità).

Azul98
9 Settembre 2025 14:28

Vuoi stare bene? Sport e muoversi, dialogare ,leggere un libro, ascoltare musica, che è il più antico strumento che l’uomo ha inventato per distensione o ridurre lo stato di stess,aiutare a ritrovare se stessi camminando in prato, all’aria aperta, che ci sia caldo o fresco che importa, l’importanza è distogliere la tensione accumulata durante il giorno ,il medicinale sia come integratori o antidepressivi si assumono se non in caso di patologie previo consiglio medico o come cure per un paziente, non perché vengono consigliati da industrie farmaceutiche che non sanno più cosa immettere in commercio.