Si intensificano gli studi sugli insetti come possibili fonti alimentari. Negli ultimi giorni Entec Nutrition, un’azienda fondata da due ricercatori dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, ha annunciato di aver ricevuto un finanziamento da 250 mila sterline dall’agenzia governativa Innovate UK per studiare a fondo i metodi di allevamento di insetti che possano servire poi come base per mangimi per gli allevamenti, soprattutto di polli e di pesci.
Visto l’elevato impatto sulle emissioni e in generale l’impronta ambientale associata ad allevamenti e acquacolture destinati ad alimentarne altri considerati di maggior valore, il Regno Unito investe proprio in quel settore, per rispondere alla crescente domanda di fonti proteiche da destinare agli animali. Solo così, hanno commentato alcuni dei responsabili dei progetti specifici, ci si potrà realmente avvicinare all’obbiettivo che il paese si è dato, e cioè quello di diventare uno stato a zero emissioni di carbonio entro il 2050. In particolare saranno sperimentati metodi innovativi di allevamento degli insetti a bassi consumi e basati sull’utilizzo di scarti alimentari, già impiegati con successo in diverse parti del mondo.
Negli stessi giorni, poi, è stato pubblicato, sul Journal of Insects as Food and Feed, una rivista scientifica nata su iniziativa dell’Università olandese di Wageningen proprio per dare spazio a questo tipo di studi, un’indagine di tutt’altra natura, ma che testimonia il grande interesse sul tema e il fermento in atto: i ricercatori dell’Università dell’Indiana di Indianapolis hanno decodificato per la prima volta tutto il genoma delle tarme della farina (Tenebrio molitor), un tempo vera e propria piaga delle scorte alimentari, oggi possibile fonte di proteine a elevato valore nutrizionale. Il risultato ha confermato che questi insetti, allo stadio di larve, possono costituire un’eccellente base per mangimi per animali (degli allevamenti, ma anche domestici) e acquacolture, che potenzialmente possono costituire una fonte proteica alternativa anche per gli esseri umani, e che i resti della lavorazione possono diventare un ottimo fertilizzante.
Conoscere le sequenze dei diversi geni è inoltre molto importante per capirne meglio la biologia, per identificare eventuali proteine o per modificare le sequenze per ottenere caratteristiche ulteriormente positive.
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Giornalista scientifica
Ma io mi domando: sarebbe troppo pretendere che le mucche mangino il fieno come un tempo? Cosa tra l’altro per cui il loro tratto digerente è programmato
Se mangiano solo fieno la resa in latte diminuisce
Non solo , ma per conseguire lo stesso risultato nutrizionale il volume del foraggio aumenterebbe molto con conseguente impatto sul trasporto/stoccaggio . Sono i ‘piccoli’ inconvenienti dovuti all enorme richiesta , purtroppo