insalata spaziale università di Adelaide

Uno degli ostacoli principali alla permanenza per periodi prolungati nello spazio è la possibilità di avere a disposizione vegetali freschi, di cui l’organismo umano necessita, per mantenersi in salute. Al di là dei supplementi e delle conserve di vario tipo, infatti, sono indispensabili anche verdure (e possibilmente frutti) freschi che, però, è difficile coltivare in condizioni di assenza di gravità o di microgravità, soprattutto per la quantità di risorse che le coltivazioni spaziali richiedono, molto elevata, nell’economia dei veicoli. Sul tema lavorano centri specializzati di diversi Paesi fino dalla fine della seconda guerra mondiale e, tra essi, anche quello dell’Università di Adelaide, in Australia, che ora ha voluto compiere un passo ulteriore, rispetto agli studi effettuati finora.

Coltivazione nello spazio

Come illustrato su ACS Food Science & Technology, i ricercatori australiani hanno unito in un’unica analisi sia le valutazioni relative alla salute degli astronauti, per il momento di sesso maschile, sia quelle associate agli impatti della coltivazione quali, per esempio, la necessità di fertilizzanti, quella di acqua e di luce, la possibilità di riciclare le parti non edibili e gli scarti, e i tempi necessari alla crescita della pianta.

insalata spaziale ACS Food Sci. Technol. 2024, 4, 1, 104–117 Publication Date:December 13, 2023 https://doi.org/10.1021/acsfoodscitech.3c00396 Copyright © 2023 American Chemical Society images_large_fs3c00396_0012
L’insalata spaziale comprende patate dolci, orzo, cavolo, semi di soia, semi di papavero, arachidi e semi di girasole

Quindi hanno esteso questo genere di valutazione a ben 102 piante commestibili, e a 36 nutrienti, inserendoli poi in dieci possibili pietanze, quattro delle quali studiate per astronauti vegetariani, sei per onnivori. La formulazione migliore da tutti i punti di vista è risultata essere un’insalata nella quale compaiono patate dolci, orzo, cavolo, semi di soia, semi di papavero, arachidi e semi di girasole, che forniscono quasi tutto ciò di cui un astronauta può avere bisogno, e che provengono dalla coltivazione di piante che richiedono un utilizzo molto efficiente delle risorse. Nel caso, è possibile completare la dieta con qualche supplemento, ma in condizioni di buona salute l’insalata spaziale con semi dovrebbe essere sufficiente.

L’insalata spaziale alla prova del gusto

Alla teorica ricetta mancava comunque un riscontro importante, perché nessun piatto, per quanto perfetto dal punto di vista nutrizionale, può evitare la prova del gusto: se non è gradito, sarà consumato solo marginalmente. Per questo motivo, gli autori hanno sottoposto l’insalata alla valutazione di quattro volontari, che l’hanno promossa a pieni voti, giudicandola gustosa, e adatta a essere consumata anche più volte alla settimana.

Al momento, i ricercatori stanno ottimizzando formulazioni diverse, adatte alle donne, che hanno esigenze nutrizionali in parte specifiche e, contemporaneamente, lavorano per proporre nuovi assortimenti vegetali, altrettanto gustosi e sostenibili, ottenuti rigorosamente con verdure coltivate in quota.

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